Szabó, Magda - La porta

amalianda77

New member

Un intenso romanzo che racconta la relazione tra due donne “ Magda, la scrittrice, ed Emerenc, la sua donna di servizio “ sullo sfondo dell'Ungheria degli anni '60 e '70 del Novecento.


Un romanzo scoperto quasi per caso e rivelatosi uno dei più belli mai letti. Storia toccante, scritta egregiamente. Impossibile dimenticare il personaggio di Emerenc, ancora oggi mi soffermo a pensarci con un pizzico di nostalgia. Consigliatissimo

Qualcuno tra voi l'ha letto ? :D
 
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Amalia6

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ieri ho iniziato a leggere questo libro consigliato da un'amica che lavora in biblioteca... è scritto benissimo ed accattivante... continuo la lettura!!:D
 

elena

aunt member
Un romanzo duro, inquietante, decisamente amaro ma in grado di esprimere, nello stesso tempo, la profondità di un rapporto conflittuale che cela un amore puro fra due donne, espresso secondo logiche e comportamenti lontani dal comune agire. Ma d’altra parte nella figura dell’indiscussa protagonista, Emerenc Szeredas (una granitica e infaticabile anziana “governante”), nulla può essere definito “normale”, in termini sociali e convenzionali: pur essendo disponibile con tutti, non ammette che alcuno possa varcare la porta della sua abitazione (così come quella della sua anima), non accetta doni, consigli o indottrinamenti (religiosi o politici), non ammette repliche alle sue posizioni o alle sue idee, che impone in modo quasi dittatoriali. La sua persona è ammantata da un alone di mistero, per il suo presente e per il suo passato…..mistero che la co-protagonista, un’affermata scrittrice, svelerà a sprazzi nel corso della vicenda, rendendo comprensibili e corerenti anche i comportamenti più strani o crudeli di Emerenc : emerge infatti la storia drammatica non solo di una donna ma dell’intera nazione ungherese nel corso del XX secolo.
Coinvolgente, interessante, un libro che lascia il segno……..è il primo che leggo di questa autrice ungherese e devo dire che ha rappresentato una vera e propria “rivelazione”,
 

Biblio50

New member
Di questa autrice ho letto pochi giorni fa "La ballata di Iza".
Mi è molto piaciuto per cui credo che leggerò anche questo.
Conoscete altri suoi romanzi?
Grazie
 

kikko

free member
Libro bellissimo, ben scritto e emozionante. Emerenc instancabile lavoratrice e dedita al lavoro in maniera encomiabile mi hanno ricordato una persona a me cara, sarà anche per questo che mi ha particolarmente coinvolto. Cosigliato davvero a tutti
 

elisa

Motherator
Membro dello Staff
In un periodo di titoli suggestivi già il titolo di questo romanzo esce dal coro, asciutto e simbolico, come lo sarà poi tutta la lettura del libro, vagamente misteriosa ma profondamente suggestiva. Dalla protagonista Emerenc ti aspetti di tutto, ma sarà proprio la scrittrice invece a sbalordire con delle scelte non convenzionali, come non convenzionale è tutto il romanzo. Romanzo della memoria caro al genere proustiano ma anche romanzo metaforico di chi mastica di più il genere caro a Kafka e la Szabo riesce ad avere quasi sempre questo equilibrio durante tutta la scrittura, che ti si apre un po' alla volta e che puoi considerare su tanti livelli. Io ne ho seguito uno, quello maggiormente simbolico e a me congeniale, confrontando tutto il romanzo, che è anche autobiografico, con la vita della scrittrice che ha dovuto restare in silenzio per tanti anni a causa del regime comunista e che anche con questo romanzo ha potuto aprire quella porta rimasta per così tanto tempo sbarrata. Romanzo consigliatissimo.
 

isola74

Lonely member
Romanzo molto coinvolgente e a tratti duro su un tema, l'amizia tra donne, così delicato e pieno di sfaccettature diverse, come lo è l'animo femminile. A tratti ci si chiede..." ma si vogliono davvero bene queste due?".... per poi trovare la risposta nella pagina o nel capitolo seguenti..
Emerenc è un personaggio che ti resta nel cuore, che sa coccolare e ferire duamente come solo l'amore può fare. Ma io ho avuto grande simpatia anche per la scrittrice, che ama come sa fare, pensando di fare bene e dovendo districarsi tra la quotidianità fatta di impegni e scelte dolorose e le questioni di principio ideologiche e pure.
Come ha detto Elisa, è un romanzo su più piani...c'è anche lo sfondo storico, non di poco conto, e lo sfondo autobiografico di una scrittrice che opera in un regime comunista, e proprio per queste sue molteplicità, può piacere a molti.
Consilgiato.
 

elesupertramp

Active member
E' vero, prosa impeccabile e la mitologica figura di Emerenc rimane fortemente impressa, pero' ...pero' non mi ha convinto del tutto.. Mi e' sembrata una storia inverosimile e forzata.
 

darida

Well-known member
molto bello, e quasi altrettanto improbabile, anche per una lettura metaforica. questo non toglie fascino alla storia ma in qualche occasione non mi ha convinto e anch'io ho sentito qualche forzatura di troppo :)

comunque consigliato :D
 

Jessamine

Well-known member
“Ai tempi dell'università detestavo Schopenhauer, nel corso della vita, invece, mi sono resa conto che ha ragione quando sostiene che ogni legame sentimentale rappresenta una potenziale aggressione, da quante più persone ci lasciamo avvicinare tanto più numerosi sono i canali attraverso cui il pericolo può colpirci”.
Credo che tutto questo romanzo possa racchiudersi qui, in questa frase. Si tratta di un nocciolo di verità che la Szabò sembra estrarre a fatica, con un dolore quasi fisico, perché verità simili si possono esternare solo scavando nella propria carne. E “La porta” è un romanzo fatto di scavi e dolorose scoperte, di porte chiuse e vite che, lentamente, si avvicinano e si aprono l'una all'altra, svelando segreti che forse tanto segreti non sono, svelando sentimenti, aprendo ferite.
Questo è un romanzo sull'incredibile difficoltà di comunicare, difficoltà che si acuisce forse di più nel momento in cui due persone si amano di un amore così potente e irrazionale, puro e immotivato, quando ogni gesto di avvicinamento è in realtà un obbligare l'altro ad esporsi ed aprirsi, a schiudere porte (fisiche e spirituali) che creano fessure attraverso cui l'esterno potrebbe contaminare e distruggere l'intimità così gelosamente custodita.
Emerenc è un personaggio straordinario, dotato di una forza incredibile e di una capacità di ammaliare e respingere al contempo, una donna che raramente si trova in letteratura. E' un personaggio surreale, certo, ma mai, nemmeno per un istante, ho pensato che alla Szabò interessasse costruire una storia realistica e verosimile. Non credo sia mai esistita una Emerenc, con la sua lealtà così contorta, con i suoi rituali e il suo codice di comportamento e comunicazione a senso unico,una dea manipolatrice che tiene le fila di un intero quartiere, che esprime il suo affetto e la sua partecipazione con modi dittatoriali che non ammettono repliche né mediazioni, ma non credo nemmeno che questo importi. E' difficilissimo amare Emerenc, è un personaggio a cui difficilmente ci si può affezionare, almeno non in maniera razionale: la sua capacità di comprendere perfettamente persone e animali, il cinismo con cui piega questa capacità per fare in modo che tutti agiscano come lei desidera e si aspetta, perché non esiste nemmeno la più remota possibilità che Emerenc si sbagli o scenda a patti con qualcuno, tutto il suo comportamento suscitano rabbia e disgusto, ma anche una immensa tenerezza - ingiustificata, forse, fuori luogo, ma sconvolgente.
Fin dalle prime pagine Magda ci racconta quello che sarà l'epilogo della storia, ma non importa nemmeno questo, perché non sono i fatti a contare in questo romanzo. Quelli sono solo un pretesto per mostrare lo straordinario evolversi di un rapporto conflittuale, dove due caratteri sembrano incompatibili, dove un punto d'incontro sembra impossibile, eppure esiste, forse su un piano completamente diverso. Emerenc è dura e impossibile da smuovere, conosce a fondo l'animo della scrittrice, e proprio per questo sa ferirla là dove fa più male. Ma lo fa con consapevolezza, lo fa per amore, ferisce perché secondo lei è l'unica cosa giusta da fare, l'unico modo di amare davvero qualcuno. La scrittrice, invece, ama in maniera semplice, capisce solo dopo, è accecata dall'orgoglio e da passioni momentanee, e alla fine, per amore, si trova a non avere il coraggio di ferire chi ama, finendo per fare forse più male. “Ogni legame sentimentale rappresenta una potenziale aggressione, da quante più persone ci lasciamo avvicinare, tanto più numerosi sono i canali attraverso cui il pericolo può colpirci”. Quanto dolore può esserci nella consapevolezza che il nostro amore ci ha reso ciechi e incapaci di comprendere quale sia la vera salvezza per le persone che amiamo?

Magda Szabò è un'autrice straordinaria, meriterebbe molta più attenzione di quella che le viene tributata.
 

Denni

New member
Sono quasi al termine della lettura, oggi sta diventando seriamente difficile staccarmi dal libro. Credo che il mio parere arriverà a breve!
 

Denni

New member
Codice:
Finito.
Veramente un bel libro.
Consigliatissimo!!
Vorrei poter scrivere qualcosa di più, ma ho finito il libro da pochi minuti e non sono ancora emersa dalla trama. So solo che il tradimento mi ha infastidito e la figura di emenerc mi ha profondamente colpito.
 
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bonadext

Ananke
Alla fine sono rimasto sulla soglia della fatidica "porta", ho dato una sbirciatina e me ne sono andato, perchè per me è stata una delusione vera e propria!... su questo libro avevo delle aspettative altissime e ancora non riesco a capacitarmi delle moltitudini di feedback entusiastici che si leggono ovunque!
La storia è banale e inverosimile come poche, noiosa, prevedibile dall'inizio alla fine. Mentre le due protagoniste Emerenc e Magda sono insopportabili, la prima è una zitella odiosa e piena di problemi, la seconda è un'inutile e di una tristezza che si fatica a provare anche solo compassione... gli altri personaggi sono inesistenti.
L'unica cosa positiva che ho trovato è che il libro è scritto bene, la prosa è fluida e si legge facilmente. Per il resto non mi ha detto niente.

Voto: 2
 

Minerva6

Monkey *MOD*
Membro dello Staff
Invece io, a differenza di bonadext, ho gradito molto questo romanzo semi-autobiografico. L'ho trovato molto intenso, appassionante e struggente. Emerenc mi resterà sempre nel cuore con i suoi pregi ma anche con i suoi difetti. E di certo leggerò altro di questa autrice che ancora non conoscevo.
Consiglio questo libro a chiunque voglia immergersi in profondità nei meandri della psiche umana, ma solo a quelli che non hanno il timore di restarne completamente coinvolti.
L'abbiamo letto qui
http://www.forumlibri.com/forum/showthread.php?t=21835
 
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alessandra

Lunatic Mod
Membro dello Staff
Dal GdL

Sono molto colpita dalla Szabò, come ho già scritto nella sezione Autori, per la crudezza, pur nascosta sotto uno stile candido e scorrevole, del suo modo di raccontare. Ne La porta questa caratteristica è meno evidente rispetto a L'altra Eszter ma, in ogni caso, vengono sviscerati dolorosamente tutti i sentimenti umani, anche quelli più scomodi come il senso di colpa e addirittura il pensiero di aver potuto contribuire alla morte di un altro essere umano, pensiero spiattellato così, pane al pane e vino al vino, chiamando ogni cosa con il suo nome.
A me questo libro è piaciuto molto proprio per questo motivo, perché scava nel profondo dell'animo umano, in questo caso soprattutto di quello della protagonista scrittrice, la quale ci racconta la storia della sua donna di servizio /amica Emerenc e del suo rapporto con lei. Emerenc è una donna severa, tagliente, senza peli sulla lingua, ma capace di sentimenti di amore e generosità che vanno oltre i soliti confini. Emerenc non ama tutti, sceglie e sa scegliere, in base ad un istinto viscerale che difficilmente sbaglia. Non so se avrei gradito la compagnia di Emerenc nella realtà perché si tratta di una persona che mette gli altri davanti ad uno specchio e non fa molto piacere quando lo specchio fa notare le magagne. Però, essendo il personaggio di un romanzo, posso dire che dalla mia comoda posizione di estranea (anche se molto coinvolta) spettatrice l'ho amata. E ho amato, pian piano, anche la scrittrice, la cui personalità si svela episodio per episodio, ed è Emerenc, volontariamente o meno, a farla emergere nei suoi aspetti più veri e anticonvenzionali. E' un libro, per me, molto bello, ben scritto e attento anche alle giuste parole nel descrivere i sentimenti (cosa non semplice), emotivamente coinvolgente, diverso dai soliti, sia per l'argomento che tratta che per come lo tratta. Assolutamente consigliato, anche se non a chi cerca romanzi prevalentemente di trama.
 

Trillo

Active member
Ieri ho finito di leggere questo libro, lo commento facendo presente che ciò che scrivo contiene spoiler.

E’ strano come una figura così imponente come quella di Emerenc, che si imprime forte nella mente di chi legge, emerga attraverso una ricostruzione frammentaria e non lineare della storia, il cui baricentro sembra non risiedere né in Emerenc né nella narratrice, ma in un punto oscillante fra i due poli opposti incarnati dalle due donne. Probabilmente è proprio questo scorrere del tempo indefinito e vago, questo ricordare episodi così come affiorano alla mente e questa completa diversità delle due donne che riescono per contrasto a far risplendere in modo ancora più chiaro la figura forte e pura di una donna “anarchicamente buona” come quella di Emerenc.

Ho trovato simbolica la chiusura del romanzo con un capitolo dallo stesso titolo ma soprattutto dalle stesse parole del primo di apertura. In un certo punto del romanzo si dice che “Emerenc non aveva studiato Eraclito, ma conosceva la sua filosofia meglio di me”. Ed è così che quando alla fine ci troviamo a ripercorrere le stesse parole dell’inizio, le leggiamo con una consapevolezza diversa. Questa volta conosciamo l’origine degli incubi e cosa significa quella porta che nel sogno non vuole aprirsi e che è lì a ricordarle ogni notte il tradimento compiuto verso Emerenc. Tornano quindi in mente le parole di Emerenc che nell’istante in cui le aveva consentito di varcare la soglia del suo mondo privato, totalmente oscuro agli occhi di chiunque altro, l’aveva messa in guardia dicendo: “Mi ascolti bene. Se lei mi tradisce, io la maledico, e tutti quelli che ho maledetto hanno fatto una brutta fine.”

La riproposizione finale mostra quindi prepotentemente la maledizione senza fine che Magda deve patire per il tradimento di Emerenc. Perché se da una parte Emerenc era una donna generosa, caritatevole, buona, dall’altra “era come Jahvè: puniva fino alla settima generazione”.

Eppure si può davvero considerare un tradimento quello che Magda compie per salvare Emerenc? Secondo Emerenc bisogna saper uccidere anche per amore, per quanto sia difficile da capire. D’altra parte, però, anche abbandonare Emerenc al suo destino lasciandola morire in casa senza prestarle alcuna cura sarebbe stato ugualmente difficile da accettare, causando rimorsi a cui sarebbe stato impossibile sfuggire. Ed è stata davvero anche sbagliata la decisione di partire per Atene quando Emerenc combatteva fra la vita e la morte? L’assenza della scrittrice ad Atene avrebbe potuto causare delle spiacevoli tensioni nei rapporti fra gli Stati. Questi conflitti interiori che vive la narratrice, tormentata dal senso di colpa, coinvolgono il lettore, rendendolo partecipe dei sentimenti e dei tormenti da lei vissuti.

Ho trovato particolare come il sentimento di amore che Emerenc prova verso Magda, unito al senso di vergogna che le avrebbe suscitato la conoscenza degli eventi successivi all’irruzione in casa sua, offuscano la sua normale abilità nel capire le persone, non riuscendo a intravedere l’ombra della menzogna della versione dei fatti che Magda le racconta in ospedale.

Trovo inoltre che la figura di Magda si possa accostare a quella di Eva, la bambina, ormai donna, salvata da Emerenc.
Proprio come Eva aveva rappresentato una figlia per Emerenc (“la mia piccola Eva”), tale era diventata per lei anche Magda (“mia cara piccola Magda”), come le avevano rivelato le persone del quartiere anni dopo la morte di Emerenc.
Inoltre, così come Eva per motivi di affari non aveva potuto presentarsi da Emerenc dopo aver accettato il suo invito, così Magda per motivi lavorativi non era potuta stare vicino ad Emerenc successivamente all’irruzione in casa e quando era in ospedale nella lotta per la vita. In questi momenti non aveva potuto “tenerle la mano”, gesto tanto caro e significativo per Emerenc, che le aveva confidato quanto fosse importante essere vicino agli altri nell’ora fatale. L’aveva quindi tradita una seconda volta.
E così come Emerenc anche dall’aldilà sembrava non accettare la visita di Eva alla sua tomba, opponendosi quasi miracolosamente alla visita lanciando folate di vento gelide, spegnendo le candele e facendo cadere gocce di pioggia, allo stesso modo sembrava maledire Magda tormentandola con gli incubi notturni.

Magda stessa sembra inconsciamente immedesimarsi in Eva quando afferma che se Eva ed Emerenc fossero riuscite ad incontrarsi, forse Emerenc avrebbe accettato che lei “non voleva affatto maltrattarla né offenderla” quando aveva mancato la sua vita e che cercava solo “di conciliare impegni di lavoro e vita privata” avendo sempre presente la natura dei sentimenti che la legavano ad Emerenc.

E’ così che, finita la lettura, cerco di mettere insieme questi elementi sparsi nel romanzo per convincermi che, come Magda pensa che “da madre” Emerenc avrebbe probabilmente compreso Eva, così la stessa “madre”, proprio per il suo sentimento materno incondizionato verso Magda, avrebbe alla fine compreso e perdonato anche lei. Perché Emerenc credeva nel tempo, e se questo era il periodo in cui il “mugnaio” stava dosando gli eventi scandendo le notti di Magda con il ritmo affannato del senso di colpa, sarebbe venuto anche il tempo del perdono. Sì, perché “Emerenc era generosa, caritatevole, buona e onorava Dio con le sue azioni pur negandone l’esistenza”.

Sono stato piacevolmente colpito dallo stile di scrittura della Szabo’, elegante, accorato e coinvolgente.

Molto bella la figura di Emerenc che emerge dal romanzo e che, al di là del carattere schietto, a volte scorbutico, e della sua particolare mentalità forse un po’ ristretta, mi piace ricordarla con queste belle parole di Magda, che esprimono meravigliosamente tutto ciò che rappresenta:

“Era la regina della neve, la sicurezza, la prima ciliegia dell’estate, il tonfo delle castagne che cadevano dai rami d’autunno, la zucca alla brace d’inverno, la prima gemma nella siepe d’estate: Emerenc era pura, invulnerabile, lei era ciò che tutti noi, i migliori di noi, avremmo voluto essere”.
 
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