Piccolo, Francesco - Il desiderio di essere come tutti

malafi

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I funerali di Berlinguer e la scoperta del piacere di perdere, il rapimento Moro e il tradimento del padre, il coraggio intellettuale di Parise e il primo amore che muore il giorno di San Valentino, il discorso con cui Bertinotti cancellò il governo Prodi e la resa definitiva al gene della superficialità, la vita quotidiana durante i vent'anni di Berlusconi al potere, una frase di Craxi e un racconto di Carver... Se è vero che ci mettiamo una vita intera a diventare noi stessi, quando guardiamo all'indietro la strada è ben segnalata, una scia di intuizioni, attimi, folgorazioni e sbagli: il filo dei nostri giorni. Francesco Piccolo ha scritto un libro che è insieme il romanzo della sinistra italiana e un racconto di formazione individuale e collettiva: sarà impossibile non rispecchiarsi in queste pagine (per affinità o per opposizione), rileggendo parole e cose, rivelazioni e scacchi della nostra storia personale, e ricordando a ogni pagina che tutto ci riguarda. "Un'epoca quella in cui si vive - non si respinge, si può soltanto accoglierla".

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Né di qua e né di là insomma. Tentato dal desiderio di essere come tutti, come tutti quelli che sono corsi in Piazza San Giovanni a salutare il feretro del segretario del Pci, Enrico Berlinguer, ma anche intimamente, geneticamente, propenso alla superficialità. Piccolo rifugge la tragedia, si tira indietro di fronte alla catastrofe rivoluzionaria, intuisce prima degli altri, quando il partito è ancora ammantato di moralismo e gravità, che la felicità individuale può e deve convivere con l’impegno politico, che non può essere la discriminante per stabilire l’appartenenza a qualcosa.
Quella che emerge alla fine è un’ideologia giocosa, mediterranea e godereccia, che mal si sposa con l’atmosfera cupa, elitaria e dispregiativa che per anni ha contraddistinto il partito comunista e anche quello che è diventato negli anni successivi. Trovare la chiave di lettura di questo libro, un po’ romanzo e un po’ saggio, non è semplice, forse non c’è. Non c’è un messaggio fondante né una lezione, non c’è una strada né un monito, forse c’è solo la voglia di rivendicare, in un momento in cui tutto sembra grave e imminente, il diritto ad essere felici come tutti.


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Ma io credevo che il Premio Strega fosse aggiudicato ad un romanzo ….
Io credevo di leggere un romanzo ………..
Per quello sono rimasto male e non mi è piaciuto. Non è un romanzo. Non è un romanzo autobiografico. E’ proprio una biografia, per lunghi tratti un saggio. Ecco, come saggio mi è piaciuto. Una retrospezione molto lucida ed arguta del suo essere ‘comunista’ negli anni post Berlinguer e di Craxi e nel ventennio di Berlusconi.
Insomma, un giudizio contrastato (2/5 come romanzo, 4/5 come saggio).
Piccolo è un grande sceneggiatore e un buon scrittore. Un po’ noioso a tratti, perché riporta fatti e pensieri politici da opinionista e giornalista, solo a volte ancorati ad un vissuto personale.
Una lettura che posso anche consigliare, sapendo però che cosa si leggerà. Non un romanzo.
 

estersable88

dreamer member
Membro dello Staff
No... non mi è piaciuto. Anch'io credevo di leggere un romanzo, ma questo è un saggio, un'analisi introspettiva mista a riferimenti storici, culturali e politici.
Ho fatto molta molta fatica a leggerlo, l'ho trovato noioso e farraginoso. Non lo consiglio, mi dispiace.
 
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