Kore-Eda , Hirokazu - Little sister

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Little Sister (2015) di Hirokazu Kore-Eda


Mi chiedo prchè uno debba rivolgersi al Giappone per vedere un film di questa delicatezza. All'uscita gli occhi di tutto il pubblico erano commossi. I maschi in difficoltà , le donne tutte a ravvivarsi i capelli, a sfiorarsi le frangie e cosi' via. Vabbè.

La trama non è niente di che. La vita quotidiana di alcune giovani sorelle in un Giappone di provincia di oggi, occidentalizzato ma senza esagerare. La normalità insomma. Con alcuni problemi, quelli che, piu' o meno, son parte della vita di tutti. Le scelte, il guardarsi dentro, il trarre dadi ogni tanto, il dolersi degli affanni, il lavorare per vivere, la simpatia per il sesso opposto e i problemi che questo comporta ecc.

Manco un sparo che sia uno, una esplosione, un scontro feroce, e trattandosi di donne, manco una cougar, toy boy, giochi di potere giocati attorno alla presenza o meno degli uomini, esagerazioni emotive atteggiate, sguaiatezze, corna e scambi di coppia. Niente! E che sarà?

E' un lavoro delicato questo, fatto di visi, di sfumature, di emozioni tenute a bada, di dolente gentilezza per nulla forzata, di trovare il modo di condividere un percorso (che poi si chiama vita, vivere) tenendosi in qualche modo saldi.

Sembra cinema di un altro mondo.
Ma che bel lavoro!

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La recensione di BadTaste

Parte come un Ozu moderno questo film di Hirokazu Koreeda, con un equilibrio familiare ma molto lontano dal classico nucleo e più vicino alle famiglie spezzate contemporanee.
Ci sono tre sorelle tra i 20 e i 30 anni che vivono insieme nella casa di provincia in cui le ha lasciate la madre che ormai non sta più con loro. Hanno dei caratteri che non sono riconducibili a nessuno stereotipo tranne la maggiore, che fa un po’ da madre alle altre due, le quali conseguentemente sono meno in grado di prendersi cura di sè. Il giorno del funerale del padre (anch’egli ormai lontano da anni ma perché risposatosi) conoscono la loro sorellastra, figlia unica del secondo matrimonio, ha 17 anni e la invitano a vivere con loro.

Questa decisione scatena un film che più meno racconta un anno o poco più nella vita di questo nuovo nucleo, con l’obiettivo di rivoltare la situazione iniziale, cioè di mostrare come dietro quelle che sono scelte logiche per ogni personaggio ci sia sempre qualcos’altro.

È cinema domestico, di piccole scenette anche slegate fra loro, tutto salotto, partite di calcio femminile, cucina e ristorante di un’amica, un film di lievi drammi e qualche gioia, di fidanzati ridicoli e ubriacature comiche, uno dotato di un senso di permeante umanità che tuttavia non viene da nessun personaggio in particolare, nessuna scena madre o nessun momento. Non c’è niente in Little sister che sembra lasciar uscire ciò che il film ci mette molto a costruire, nemmeno la scena più clamorosa dei fuochi d’artificio domestici, è come se trasudasse lentamente lungo tutta la storia.

Il passare del tempo è un’arma fondamentale per Little sister, ciò che serve allo spettatore per entrare in contatto con i personaggi con la necessaria intimità e la delicatezza indispensabile ad abbassare le difese.

La sorella di mezzo (forse la più interessante tra tutte) apre il film con una scena di grande sensualità, con il proprio corpo in mostra, con una frivolezza così naturale da essere quasi imbarazzante, mentre la piccola (delle tre iniziali) è un esserino particolare, inconsueto e fuori da ogni standard o canone di bellezza, la più sistemata e anche la meno ambiziosa. Dall’altra parte la maggiore sembra nascondere i propri sentimenti al pari della sorellastra imbarazzata e inibita. Nonostante abbiano caratteri non sempre concilianti e siano tutte diverse tra loro, la prossimità che Hirokazu Koreeda crea lungo tutto il film fa il miracolo e stabilisce un legame potentissimo che poi viene usato per la chiusa.

Come tutti i film che si prefiggono (e raggiungono) l’obiettivo incredibile di mettere in scena la vita delle persone per come si svolge, senza intrecci particolari o trame appassionanti, anche Little sister è un vero gioiello di ritmo e penetrazione nell’animo umano. Un quadro da ammirare potenzialmente all’infinito che svolge il suo compito senza farlo pesare allo spettatore.
 

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La recensione di CubeMagazine

Little Sister: l’incantevole film di Hirokazu Kore-eda



È arrivato nelle sale cinematografiche Little Sister (o Umimachi Diary, titolo internazionale), l’ultimo film del regista giapponese Hirokazu Kore-eda che racconta un legame familiare speciale e fuori dall’ordinario. La storia è tratta dal romanzo grafico Umimachi Diary di Akimi Yoshida e viene trasformata dal regista in un film pieno di grazia e sensibilità, di fronte al quale è difficile non commuoversi.

Little Sister, Trama del film

Sachi, Yoshino e Chika sono tre sorelle che vivono nella città di Kamakura in una grande casa tutte insieme. Abbandonate in tenera età dal padre hanno imparato a sopravvivere nella maltenuta abitazione senza l’appoggio della madre, donna impaurita e menefreghista che non ha saputo gestire la situazione dell’abbandono del marito e della responsabilità della crescita delle bambine. Le tre ragazze ricevono la notizia della morte del padre assente dalle loro vite da oltre 15 anni e decidono di mettersi in viaggio per presenziare al funerale.

Lì incontrano Suzu la quarta figlia che l’uomo ha avuto dalla relazione con un’altra donna. Tra le quattro ragazze nasce comunque un’intesa che le porterà a vivere insieme. Le quattro ragazze quasi subito imparano a convivere come se fosse sempre stato così, anche se ogni ragazza ha la sua storia privata, le proprie vicende dolorose personali e i ricordi di quello che fu (o non fu) la famiglia:

Sachi lavora in ospedale in continuo contatto con la malattia e la morte e forse per questo non riesce a trovare un uomo che la sostenga,
Yoshino è impiegata in banca ed ha una relazione probabilmente non affidabile,
Chika è una appassionata di sport e pare la più spensierata delle tre,
Suzu la 4° sorellastra si ambienta rapidamente nella nuova città ed entra a far parte di una squadra di calcio dove potrebbe aver trovato un fidanzatino.


Le attrici protagoniste sono il vero punto forte della storia, in particolare la 17enne Suzu Hirose ma anche Haruka Ayase, Masami Nagasawa e Kaho risultano molto convincenti. Il regista Kore-eda racconta la quotidianità molto bene, teneramente, “senza disturbare”. Si concentra sui piccoli dettagli, su momenti di normalità e questo rallenta il film rendendo rilevabile e percepibile la lunghezza della proiezione (due ore) fino a che nel finale riprende spazio la parte più emotiva e vivace del film. Ma questo è lo stile di Kore-eda ed aspettarsi da lui qualcosa di diverso, che non sia leggerezza ed intimità, sarebbe un errore. Little sister, film vincitore del Premio del pubblico di San Sebastian 2015 e delle pellicole selezionate per Festival di Cannes 2015, è un’opera molto interessante, intima e delicata che trascina lo spettatore in un mondo di delicata grazia, arricchito da una colonna sonora dalla quale sarà impossibile non farsi coinvolgere.
 

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Ad un passo dalla apertura di Cannes-ed avendolo colpevolmente ignorato l'anno scorso.....
ritengo sia il piu' bel film-e regge la distanza-da me visto nella passata stagione.
Peccato non averlo colto immediatamente.
 

brenin

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Ad un passo dalla apertura di Cannes-ed avendolo colpevolmente ignorato l'anno scorso.....
ritengo sia il piu' bel film-e regge la distanza-da me visto nella passata stagione.
Peccato non averlo colto immediatamente.

Dello stesso regista il film " Father and son " , altra stupenda perla nipponica.... mentre nei prossimi giorni uscirà il suo ultimo lavoro, " Ritratto di famiglia con tempesta " ; regista che seguo con estremo piacere ed attenzione ( confesso il mio smisurato amore per il Giappone ! ).
 
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