Ventinovesimo Artisticforum - Le nostre opere d'arte preferite

alessandra

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Buonasera, siete pronti per lucidarvi gli occhi con le opere che proporrete, o proporremo, nel corso di questo ventinovesimo Artisticforum?

Vi aspetto TUNZZZ

Come sempre: una proposta a testa e poi i commenti :mrgreen:
 

alessandra

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Persone nella vettura di un tram II - Peter Weiss
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alessandra

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Iniziamo a commentare .. si accettano ritardatari

Persone nella vettura di un tram II - Peter Weiss

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ariano geta

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Personalmente non ci trovo niente che mi trasmetta del feeling.
Mi piace il cromatismo ma lo trovo poco espressivo, colori molto uniformi e solidi, privi di spessore.
Non riesco a trovare espressività neppure nei personaggi ritratti, onestamente mi lascia un po' freddo.
 

shvets olga

Member
È chiaro che immagine della donna è un'immagine iconografica, ma stavo pensando perché la donna in giallo? Cosa simboleggia il colore giallo? E siccome la donna è triste ho trovato il simbolismo negativo del giallo:
“…cattiva fama del giallo risale al Medioevo, quando la concorrenza sleale dell'oro, simbolo della luce, della gioia, della potenza, aveva relegato il giallo (che non risplende e brilla quanto l'oro) a una posizione "subalterna": divenne il colore delle foglie morte, della tristezza, della malattia.
Si trasformò per questo nel colore simbolo dell'invidia, del tradimento, dell'inganno e della menzogna: gli abiti di Giuda sono gialli nei quadri di quel periodo, così come quelli di tutti i personaggi spregevoli, codardi, traditori rappresentati nella pittura…” (Il significato simbolico dei colori)

“…gli abiti di Giuda sono gialli nei quadri…” e anche l’abito di donna è giallo. Lei ha tradito? E perché gli uomini e la donna sono seduti vicini vicini, ma il ragazzo siede a parte? Secondo me, perche la donna possa tradire l’uomo, ma donna non tradirà mai il suo bambino.

P.S. Ora so che quadro ha un significato molto diverso.
:)
 

Volgere Altrove

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A me non dispiace questo quadro di Weiss, forse proprio per le sue citazioni espressioniste.
Ne intravvedo solo una fragilità-che spezza proprio quell'afflato espressionista che vedevo: lo sguardo del ragazzo.Che doveva farci con sto quadro, Weiss, venderlo? che ci ha messo quello sguardo?Non son daccordo, è fragile, fuori tema, fuori tutto, no.
V.A.
 

Monica

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E' un quadro che incute tristezza .Persone emarginate perse nei loro Pensieri?Insieme ma ognuno alle prese con la propria solitudine.Molto belli i colori che mettono in risalto le figure.
 

alessandra

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Non so perché ho scelto questo quadro, in realtà non lo trovo così bello, ma qualcosa evidentemente mi ha colpito. Forse l'incomunicabilità tra le persone, come ha detto Monica.
O forse ho cercato di fantasticare un po' su queste quattro vite e sui pensieri di queste persone. Apparentemente non hanno niente in comune, ma non possono saperlo, si vedono solo per il tempo di una salita o una discesa in ascensore e non parlano tra loro.
Non so perché ma il biondo con gli occhiali mi fa pensare a David Bowie in Miriam si sveglia a mezzanotte, che sta pensando a come restare in vita il più possibile; certo oggi ricordare il suo ruolo in quel film, che ho visto di recente, mi fa impressione.
Il ragazzo è lontano mille miglia, non sorride con la bocca ma con gli occhi. Forse sta scappando da qualcosa e pensa soddisfatto che ha fregato tutti, magari ha marinato la scuola.
La donna forse è un'attrice, ma penso così solo perché ho appena letto L'altra Eszter della Szabò e ho ancora in mente la protagonista, un'attrice appunto. L'abito giallo è particolarmente appariscente, sta andando a un cocktail dove conoscerà persone importanti, che potranno aiutarla ad ottenere un incarico importante. L'uomo col cappello è un uomo stanco, vissuto, che va avanti per puro spirito di sopravvivenza.
 

shvets olga

Member
Siccome abbiamo e utilizziamo i motori di ricerca per trovare quello di cui abbiamo bisogno
dobbiamo sapere la verità :)
Citazione dal articolo "Metafore del trauma nell’iconografia di Peter Weiss" di Anna Cappellotto
"WEISS: Si: […] nel ’33 ho anche iniziato a dipingere i primi quadri, immagini nere, scure, un po’ rozze e goffe. Questa fase durò fino al 1934, fu uno stato di transizione, e nel 1934, l’anno dell’emigrazione, arrivò l’esperienza cruciale per me…
ROOS:…l’emigrazione!
WEISS: No! Il rivolgimento decisivo nella mia vita non fu l’emigrazione, ma la morte di mia sorella. […] La sua morte innescò in me l’intero processo di produttività, questa esperienza di morte! (Spielmann 1982: 18-19) (sorella Margit, morta investita da un’automobile nel 1934)

Non è l’emigrazione a segnare profondamente la vita di Weiss, poiché il continuo spostamento rappresenta per lui soltanto la conferma di una non appartenenza, di cui aveva fatto esperienza fin dall’infanzia. Quell’anno è cruciale in primo luogo a causa del lutto familiare e, conseguentemente, perché dà avvio all’attività pittorica (cfr. Weiss 1970a: 57s.): "ci trovavamo nel 1934 nel mezzo della catastrofe della morte di mia sorella e, come reazione, ho dipinto i miei primi quadri, Persone nella vettura di un tram I e II" [Fig. 12 e Fig. 13] (Spielmann 1982: 19).

Il dittico è caratterizzato da un "precoce taglio psicologico" comune a tutte le prime opere dell’autore, tanto che secondo Böttcher e Mittenzwei si può parlare di una vera e propria "autobiografia per immagini" (Beise 2002: 26). La pittura nasce dalla reazione ad un trauma e si fa testimone di una perdita cercando di diventare via di salvezza, medicina, vano tentativo di riprendersi dal dolore: "cercavo di riconoscermi in quei quadri, con quei quadri cercavo di guarirmi, ed essi erano carichi del peso plumbeo del mio isolamento e della vampa esplosiva della mia disperazione repressa. Ma evocare queste visioni non servì a darmi la liberazione […]" (Weiss 1970a: 97). Margit rimane per molti anni il soggetto prediletto di Weiss, che la ritrae spesso nei panni di una creatura angelica idealizzata.

Ho pianto la morte di mia sorella se non per tutto il periodo dell’emigrazione, diciamo almeno per un decennio. Fu un trauma. Un trauma che ho superato scrivendo e dipingendo. L’immagine dell’amore e queste figure simili a madonne sono tutte idealizzazioni di mia sorella, ovunque si trova l’immagine di mia sorella.Sono naturalmente processi inconsci. Era la necessità e la possibilità di occuparsi di questo e in qualche modo di liberarsene. (Spielmann 1982: 21)

Il processo di idealizzazione che Weiss opera si serve di un preciso vocabolario metaforico, che pertiene di nuovo all’ambito dell’iconografia religiosa. Margit assume la forma, nei quadri, di "madonnenhafte Figuren" ovvero di “immagini simili a madonne” (cfr. Meyer zu Eissen 1983): si prenda in considerazione ad esempio Menschen in der Straßenbahn I e II (Persone in tram I e II) [Fig. 12 e Fig. 13]. Le due opere ritraggono in maniera frontale rispettivamente quattro persone all’interno di un tram. Nel secondo dipinto [Fig. 13], l’individuo all’estrema sinistra è un ragazzo, nel quale si può riconoscere l’autore; di seguito un uomo con un bastone, una fanciulla, e per finire un anziano signore. Ciò che colpisce di questo dipinto, che dal titolo sembra proporre un soggetto realista, è che solo il giovane ha lo sguardo rivolto verso l’esterno: gli occhi del primo uomo sono infatti dietro un paio di occhiali che, insieme al bastone, fanno pensare sia cieco; il secondo uomo ha il volto in parte oscurato da un cappello e gli occhi chiusi mentre la ragazza, con il capo lievemente chino, tiene lo sguardo basso. Quest’ultima porta un vestito giallo e un cappello a larghe tese dello stesso colore, ma a ben guardare sembra trattarsi, anche grazie al giallo che lo rimanda così esplicitamente, dell’aureola che circonda il capo dei santi secondo l’iconografia tradizionale. Per giunta, lo sfondo quasi completamente azzurro ricorda l’aldilà più che l’interno di un luogo tipicamente metropolitano. È questa la prima idealizzazione di Margit, cui ne seguiranno molte altre dello stesso genere (Beise 2002: 25): figure angeliche, volti reclinati nella maniera in cui è rappresentata la Vergine nelle effigi sacre…"
 

Nerst

enjoy member
Anche io, lo trovo inquietante.
Gli occhi della donna a sinistra sono segnati e tristi. Quelli dell' uomo accanto a lei sono coperti da occhiali e forse è meglio così, mi aspetto di trovare quelli di un cieco, forse perché tiene in mano un bastone. La donna vestita di giallo non ha sfumature e mi sembra per questo finta e l'uomo ultimo è assopito coperto da un capello, il suo volto è buio.
Insomma sono persone che a parer mio sono malinconiche e tristi. Tutte a ritrovarsi in un unico luogo, senza accorgersi neppure di stare insieme lì.
 

Volgere Altrove

New member
Torniam dunque agli impressionisti. Nulla di male, ma............ ci risiamo.
Bellissimo quadro, per carità.,ma........
Niente, Delenda Carthago a tutti loro da parte mia.
Gli han fatto persino i musei apposta. mah!
 

ariano geta

New member
Scusate la latitanza di questi ultimi giorni ma ho avuto e ho tuttora questioni offline abbastanza impegnative.
Riguardo Degas, che dire, non sono la persona più indicata per giudicarlo poiché ha uno stile che non mi piace "a pelle", tralasciando anche il discorso tecnico. Mi lascia l'impressione di uno schizzo di prova più che di un quadro terminato, ma è un limite percettivo mio, non un giudizio.
 

alessandra

Lunatic Mod
Membro dello Staff
Bellissima la grazia delle ballerine, i loro corpi sembrano muoversi, sembrano vive. Non si vede il volto, non so se sia una scelta precisa del pittore affinché chi guarda si concentri sul resto della figura.
 

Nerst

enjoy member
si, tema romantico quello della ballerina, come sempre,
il tratto del pittore mi piace e lo trovo quasi schizzo a matita. La luce colpisce i corpi rosa e i tutù candidi, ma i volti sono sempre imprecisi e poco segnati, forse a voler concentrare l' attenzione sul corpo anziché sul viso. E' quest' ultimo a voler parlare, non il viso.
 
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