Inarritu, Alejandro Gonzales - Revenant-Redivivo

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Revenant - Redivivo (The Revenant) di Alejandro González Iñárritu.

In altri tempi si sarebbe potuto definire un colossal, definizione che come si sa non è piu' di moda.
Il cinema era pieno in ogni ordine di posti per questo western fine ottocento tra ghiacci e pellicce, incentrato sulle tecniche di sopravvivenza di uno scout che si scontra con l'aspetto deteriore delle cose, degli esseri umani, della natura ostile.
Bella fotografia di stile paesaggistico.
Brutto film, pesante e violento, violentissimo, di sangue, morte, squartamenti, violenze di ogni genere e gratuite, ripetute stragi e quanto di peggio.

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Zingaro di Macondo

The black sheep member
Revenant - Redivivo (The Revenant) di Alejandro González Iñárritu.

In altri tempi si sarebbe potuto definire un colossal, definizione che come si sa non è piu' di moda.
Il cinema era pieno in ogni ordine di posti per questo western fine ottocento tra ghiacci e pellicce, incentrato sulle tecniche di sopravvivenza di uno scout che si scontra con l'aspetto deteriore delle cose, degli esseri umani, della natura ostile.
Bella fotografia di stile paesaggistico.
Brutto film, pesante e violento, violentissimo, di sangue, morte, squartamenti, violenze di ogni genere e gratuite, ripetute stragi e quanto di peggio.

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L ho visto anche io e per stasera avevo in programma di scrivere una piccola rece da pubblicare domani.

Condivido la tua opinione in larga parte.
 

Zingaro di Macondo

The black sheep member
La colpa è interamente mia, in quanto ero partito con aspettative forse troppo alte (adoro Innaritu e adoro Di Caprio), ma devo dire che questo film ha deluso anche me.

Ne consiglio comunque la visione, perché è godibile e avventuroso, ma non aspettatevi riflessioni dell'altro mondo e nemmeno riflessioni su questo mondo.

Stereotipato in ogni ambito, anche nella fotografia che è comunque di grande qualità, il film avanza in modo troppo lineare, ogni minuto è dannatamente scontato e gli episodi in cui il protagonista viene rambizzato sono stucchevoli e ridicole. La violenza è fine a sè stessa e non racconta per metafora quella tra uomo e natura e\o quella tra uomo e uomo, benchè attori e regista si siano dati un gran daffare a dire il contrario.

Rimane la buona interpretazione di Di Caprio che però non è all’altezza di altri film, anche se credo che finalmente vincerà l’Oscar, più per i rumors degli ultimi tempi che per questa interpretazione.

Il film si fa guardare, ma non è niente di più che un discreto "movie" di avventura e paesaggi che va a ingrossare la già stipata categoria dei film americani di quel genere.
 

MadLuke

New member
Monumento alla forza dell'animo umano

Un altro magnifico film del mio regista e sceneggiatore preferito, con due dei miei attori preferiti. Spero questo non per questo di avere maturato troppi pregiudizi (positivi), ma mi pare si tratti di un autentico capolavoro cinematografico (che è il meno) e soprattutto di un’altra preziosa lezione di vita da parte di Alejandro Gonzales.
Il titolo del film fin dalla prima volta che l’ho letto mi ha ricordato il celebre “The crow” con Brandon Lee, e forse qualche analogia la si potrebbe anche riscontrare, nonostante quello fosse un fantasy gotico mentre questo un film estremamente realistico immerso nella natura più selvaggia e incontaminata (non a caso ha vinto anche l’oscar per migliore fotografia). Inoltre entrambi i personaggi protagonisti dei due film si muovono mossi dal desiderio di vendetta. Niente altro però.
La differenza fondamentale è che il vero primo motivo che spinge il personaggio di Leonardo Di Caprio all’azione è in realtà il puro e insopprimibile spirito di sopravvivenza. Non la vendetta. Le parole della moglie defunta che echeggiano nella testa dello scout fin dal primo minuto del film sono estremamente chiare: “finché riesci a respirare, combatti. Respira... Continua a respirare”.
Non ci sono ragioni, nobili ideale, motivazioni eroiche o altro. C’è solo un comandamento, e come tale non necessita di giustificazioni: bisogna lottare per sopravvivere, e quando le cose vanno male, lottare ancora, se peggiorano ancora bisogna lottare per sopravvivere, e quando proprio la vita supera i limiti di qualunque umana sopportazione, continua a lottare.
Nessun uomo o donna del ventunesimo secolo può doversi trovare ad affrontare le difficoltà che si trova ad affrontare ognuno dei personaggi del film: il freddo più impietoso in primis, la fame, gli animali predatori più pericolosi, le tribù indiane più crudeli, le cui indicibili sofferenze sono magnificamente rese dall’interpretazione di Di Caprio, ma proprio per questo, in qualunque situazione difficile, faticosa o assurda chiunque possa trovarsi, non può non riconoscere che un sottile filo rosso collega il dolore e le sofferenze di tutti gli uomini e donne di ogni tempo e di ogni luogo, e memori di questo legame che trascende tutto, una volta di più trovare la forza di volontà necessaria a rialzarsi e combattere, una volta di più, per nessun ideale che non sia “perché così deve essere”.
Questa lotta per la sopravvivenza, scevra da qualunque ideale nobile o meno che sia, io trovo costituisca la seconda differenza col film del Corvo. Il personaggio di Eric Draven era una creatura sovrannaturale, una sorta di angelo della morte, chiamato a compiere una missione di vendetta divina. In Revenant invece è detto molto chiaramente “la vendetta appartiene a dio”. Niente di quanto facciamo o non facciamo può realmente riscattare la nostra condizione di mortali, o ripagarci del dolore o delle perdite subite. Non c’è alcuna offerta di senso per quello che viviamo, se non una che è l’obbedienza, indefinita e inspiegabile a una forza più grande di noi, che costituisce poi il grande mistero della vita nella sua accezione più ampia.

Voto: 10/10
 

elisa

Motherator
Membro dello Staff
Revenant è un film costruito per far man bassa di Oscar e di premi tout court. Lo è in senso positivo, non esclusivamente hollywodiano, anche se dentro ci sono tutti i temi dell'America come ideologia, gli enormi spazi, l'uomo che con la sua tenacia riesce a raggiungere l'obiettivo, lo spirito di frontiere, ma questa volta visti con gli occhi di un altro americano, che non è per forza del Nord, il regista Inarritu. Tutto si colora di passione, di emozione, di spiritualità, anche grazie alla meravigliosa fotografia che da sola riesce a comunicare la profondità dei sentimenti, nobili ed ignobili. Amore e morte, la loro inestinguibile lotta, questo è il grande regalo del regista messicano che fa di questo film qualcosa di ibrido e per questo molto interessante. Di Caprio conciato con barba e cicatrici riesce finalmente ad uscire dal suo ruolo solito e viene premiato proprio perché irriconoscibile. I premi li merita tutti e anche la visione in più riprese o ripetuta a distanza di tempo per cogliere tutto che c'è da cogliere in un film complesso come questo.
 

Spilla

Well-known member
La colpa è interamente mia, in quanto ero partito con aspettative forse troppo alte (adoro Innaritu e adoro Di Caprio), ma devo dire che questo film ha deluso anche me.

Ne consiglio comunque la visione, perché è godibile e avventuroso, ma non aspettatevi riflessioni dell'altro mondo e nemmeno riflessioni su questo mondo.

Stereotipato in ogni ambito, anche nella fotografia che è comunque di grande qualità, il film avanza in modo troppo lineare, ogni minuto è dannatamente scontato e gli episodi in cui il protagonista viene rambizzato sono stucchevoli e ridicole. La violenza è fine a sè stessa e non racconta per metafora quella tra uomo e natura e\o quella tra uomo e uomo, benchè attori e regista si siano dati un gran daffare a dire il contrario.

Rimane la buona interpretazione di Di Caprio che però non è all’altezza di altri film, anche se credo che finalmente vincerà l’Oscar, più per i rumors degli ultimi tempi che per questa interpretazione.

Il film si fa guardare, ma non è niente di più che un discreto "movie" di avventura e paesaggi che va a ingrossare la già stipata categoria dei film americani di quel genere.

Io sposo piuttosto questa recensione (e quella di Volgere). Con una modifica rispetto al "si fa guardare": personalmente, ho passato almeno 20 minuti con gli occhi chiusi, canticchiando tra me la canzone "Passerà" :W. Ero al cinema :??

Ma apprezzo il commento positivo di Elisa, evidentemente ha visto cose che a me sono totalmente sfuggite :wink:
 
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