Silei, Fabrizio - Fuorigioco

Jessamine

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TRAMA:
Primavera del 1938. La Germania nazista annette l'Austria. Per "festeggiare la riunificazione dei due popoli germanici" niente di meglio, e di più popolare, che una partita di calcio tra le due nazionali. A rovinare la festa uno dei più grandi calciatori di tutti i tempi: Matthias Sindelar. Prima con un gol straordinario, poi con un clamoroso rifiuto. Età di lettura: da 9 anni.



COMMENTO:
Non è facile parlare di certe cose. Non è facile scrivere di come un uomo abbia trascinato l'umanità in anni di follia collettiva, convincendo tante, tantissime persone che fosse giusto letteralmente cancellare dalla faccia della terra un'intera popolazione. Ed è ancora più difficile raccontarlo ai bambini.
Ci sono tanti bei libri sull'argomento, per lettori grandi e per lettori piccoli. E non è facile commentarli, ché cadere nel patetismo e nella retorica è troppo facile, e parlando di certi orrori la retorica non dovrebbe avere spazio (ed è paraddosale, perché forse ne sto facendo anche io adesso, ed è proprio per questo che non amo spendere troppe parole su determinati argomenti).
È per tutti questi motivi che accanto ai vari bei libri per bambini sulla Shoah ("La storia di Erika", "Il bambino stella", "Il volo di Sara", solo per citare alcuni di quelli che più mi sono rimasti impressi sfogliandoli in questi giorni) alla fine oggi ho scelto di leggere "Fuorigioco" ai bambini della quinta elementare. Perché parla di Shoah, ma un attimo prima. Perché è la storia di un bambino che ama il calcio, di un padre coraggioso e di un eroe che, un po' me ne vergogno, ma è così, non conoscevo minimamente. Perché è un libro che insegna che ogni scelta, anche la più piccola, è importante, e che a volte non è necessario snaturarsi per affermare un'idea, ma che basta la fermezza di un gesto per ribadire e sottolineare concetti coraggiosissimi.
Matthias Sindelar viene presentato come un eroe dal piccolo Marcus, un ragazzino di nove anni che vede il suo giocatore preferito come eroe solo perché è un bravo giocatore. Eppure l'autore, lentamente, ci spinge a capire che Sindelar (e Karl Sesta) è stato davvero un campione, lo è stato durante la "Partita della riunificazione", lo è stato per quel braccio tenuto saldamente abbassato durante il saluto alle autorità tedesche.
Le lacrime del padre di Marcus sono qualcosa che non possono lasciare indifferenti, e la riga che chiude il libro, pur nella sua semplicità, continua a riecheggiarmi nella testa.
Una bellissima, dolorosa storia, che non cerca mai di ferire il lettore più di quanto sia la Storia a fare, e che nell'orrore lascia brillare una piccolissima luce.
 
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