Joyce, James - Dedalus

francesca

Well-known member
Premesso che ho tentato più volte di approcciarmi a Joyce e al suo Ulysse, ma sono stata respinta come qualcuno che armato di un solo coltellino cerchi di avanzare in una giungla intricata, rigogliosa, soffocante.
Ci ho provato a 20, a 30 anni, adesso a 45 mi sono ridimensionata e ho provato con qualcosa di apparentemente più semplice. E in effetti Dedalus per lo meno mi è risultato leggibile.
Ma comunque faticoso, troppo faticoso per il piacere che sono riuscita a trarne.
Joyce racconta la sua formazione dagli anni al prestigioso collegio Clongowes Wood College, passando per il Belvedere College in seguito al tracollo finanziario della famiglia fino agli anni del Trinity Colllege.
Il libro si chiude con la chiusura della valigia che ce lo presenta pronto a lasciare l’Irlanda e Dublino per trovare in un altrove un qualcos’altro che non sembra aver trovato per ora in nessun posto.
A me il libro è sembrato molto slegato, c’è la parte della sua infanzia a Clongowes Wood e i primi anni a Dublino al Belvedere, parte in cui spicca la figura del padre, il momento di degradazione morale, seguito da una fervente religiosità che rasenta il fanatismo. Infine la parte del Trinity in cui ritroviamo Stephen ateo e insofferente al suo ambiente, agli amici, che tratta quasi con snobbismo, senza capire bene da dove è passato per arrivare lì.
Unico filo conduttore l’infatuazione per l’amica di infanzia, a cui non ha mai il coraggio di dichiararsi e per la quale alterna tenerezze, poesie e disprezzo per l’incapacità di capirne la natura e i sentimenti.
La mia fatica nella lettura nasce dal flusso di coscienza che è lo stile preponderante del libro, è una lente di ingrandimento sui sentimenti e le idee di Joyce. In alcuni momenti si ha proprio la sensazione di essere nei suoi pensieri, che fluiscono senza interruzione e soprattutto senza nessuna spiegazione, è ovvio che l’autore non sta pensando a chi legge mentre scrive, ma solo a quello che ha da dire, non ci sono spiegazioni, non ci sono punti di riferimento dati a chi si trova improvvisamente catapultato nei suoi pensieri.
In questo senso veramente Dedalus è la preparazione all’Ulysse in cui il lettore viene letteralmente lasciato in balia delle parole.
Insomma io l’ho trovato un libro denso, difficile, intellettuale e cerebrale, privo di emotività.
Chissà comunque se adesso sarei pronta per l’Ulysse….


Francesca
 
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ayuthaya

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Quello che scrivi non mi sorprende affatto, soprattutto le considerazioni finali... Ora ho la conferma che fra gli intenti di Joyce non vi era certo quello di irretire il lettore o di emozionarlo... :boh:
 
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