Pasolini, Pierpaolo - La religione del mio tempo

elisa

Motherator
Membro dello Staff
La vita di Pasolini è stata complessa sin dalla sua infanzia ed il suo pensiero si è sviluppato attraverso le esperienze che in primis ha vissuto in Friuli o nei quartieri romani. In questa raccolta di poesie del 1961 dedicate ad Elsa Morante, si sente tutta la complessità e il desiderio del poeta di comunicare tutto di se stesso, la sua vita passata e presente, i suoi ideali, le sue giornate, i suoi pensieri che sono profondi e disarmanti per argomento e sincerità. Tra capitalismo e comunismo mancato. Pasolini è sempre se stesso all'interno di ogni pezzo della sua espressione artistica, la poesia è forse quella più intima ed autobiografica. Vario ed imprevedibile, sempre diretto.

Alla mia nazione
Non popolo arabo, non popolo balcanico, non popolo antico
ma nazione vivente, ma nazione europea:
e cosa sei? Terra di infanti, affamati, corrotti,
governanti impiegati di agrari, prefetti codini,
avvocatucci unti di brillantina e i piedi sporchi,
funzionari liberali carogne come gli zii bigotti,
una caserma, un seminario, una spiaggia libera, un casino!
Milioni di piccoli borghesi come milioni di porci
pascolano sospingendosi sotto gli illesi palazzotti,
tra case coloniali scrostate ormai come chiese.
Proprio perché tu sei esistita, ora non esisti,
proprio perché fosti cosciente, sei incosciente.
E solo perché sei cattolica, non puoi pensare
che il tuo male è tutto male: colpa di ogni male.
Sprofonda in questo tuo bel mare, libera il mondo.
 

Zeebo

New member
Ritengo che il pensiero di Pasolini sia totalmente inattuale.
Lo scrittore è vittima di un mondo ancora diviso in tribù ideologiche. Difronte al pensiero post-moderno appare come un dinosauro.
 

Zingaro di Macondo

The black sheep member
Io credo che Zeebo abbia ragione da una parte e torto dall'altra.

P
asolini va letto e, cosa ben più importante, va capito cercando di mettersi dalla parte dell'autore. Scrive questa raccolta in un periodo di forte crisi identitaria, una crisi che riversa sulla tradizione, sull’idea di bucolico e di “verginità” campestre. Pasolini, in questa raccolta, non lascia sullo sfondo il proprio credo politico che, in questo sono d’accordo con Zeebo, alla luce della nostra esperienza storica è oggi carica di una contrapposizione ideologica che sta andando rapidamente scomparendo. Religioni e ideologie sono destinate a svanire, per il bene dell’umanità, è la storia che lo dimostra.

Ma Pasolini stava proprio attraversando un periodo di forte crisi, come dicevo, che partiva proprio dalla consapevolezza che non tutto ciò che era idealmente giusto (dal punto di vista "proletario"), lo era poi pe forza dal punto di vista fattuale.
Insomma, il Pasolini intellettuale, intriso di cultura borghese, ma fortemente ancorato a tradizioni proletarie si perde in sé stesso, sale su un autobus e non sa più cose gli stia attorno, così come si era perso nel vedere poliziotti proletari manganellare con costumi borghesi su veri borghesi con costumi proletari.

Pasolini si trovava bene con la somma del sapere, con la' "apice", si riconosceva in chi stava sui gradini più alti della conoscenza, vi scorgeva una verità “nuda”, “essenziale”, del tutto simile a quella che riscontrava presso le borgate romane o presso i popoli “negri”, presso le tradizioni della “negritude” vuote di qualsiasi pre concetto e di qualsiasi valore calato dall’alto.

La grande massa, coloro che all’epoca venivano definiti appunto i “proletari”, erano coloro che lui di certo difendeva, almeno a livello ideale, ma erano gli stessi per i quali aveva quasi un sentimento di paura, perchè non li conosceva, non riusciva a capirli
.

Il dilemma pasoliniano, svuotato di quei termini che oggi non hanno più senso (proletari\borghesi) sono gli stessi dilemmi che l’uomo contemporaneo si ritrova a dover sciogliere, basta cambiare le parole.
Questo è un grande libro che personalmente non ho ancora capito del tutto.

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