LIBRO DELL'ESODO - Dalla schiavitù di Israele al miracolo del mar rosso
Oggi ho scritto parecchio, mi risulta difficile ammettere che tutta questa cosa in realtà sono solo 35 pagine....
Piccola premessa: tutti questi miei interventi sono frutto di copia/incolla degli appunti che scrivo durante la lettura, scrivo ad una velocità incredibile e senza prestare molta attenzione (a dire il vero non alzo nemmeno la testa dal libro), poi cerco sempre di correggere il tiro prima di "pubblicare", ma qualche castroneria mi sfugge sempre.
I figli di Israele entrano in Egitto, inizialmente erano 70 ma ben presto crebbero di numero, allora arrivò un nuovo faraone, il quale costrinse gli ebrei alla schiavitù e visto che erano tanto numerosi, decise per ridurne il numero di far uccidere tutti i figli maschi dalle levatrici, incontrando la contrarietà di quest'ultime, poi di gettare nel Nilo tutti i figli maschi Ebrei.
In questa situazione un uomo ed una donna delle tribù di Levi ebbero un figlio, lo nascosero per tre mesi, ma non potendo continuare a tenerlo nascosto, la donna realizzo una cesta di papiro, la spalmo di bitume e di pece, ci pose il bambino e lo affidò alla acque del Nilo. La figlia del faraone che stava facendo il bagno presso il Nilo vide la cesta, mandò una schiava a prenderla e visto il bambino lo affidò alle cure di una nutrice ebrea, quando il piccolo fu svezzato fu portato nuovamente alla figlia del faraone, il quale lo chiamò Mosè.
Senza nulla descrivere dell'infanzia e della giovinezza di Mosè, si narra che questo uccise un egiziano che percuoteva un ebreo, la notizia si sparse ed il faraone lo mandò a cercare per condannarlo a morte, scappò quindi a Madian dove trovò moglie (Sippora) la quale gli diede un figlio (Ghersom).
Il faraone morì e successe il figlio, Dio allora si ricordò del suo popolo e della promessa con Abramo, Isacco e Giacobbe e se de diede pensiero. Mosè stava pascolando il gregge di suo suocero Ietro nei pressi del monte Oreb quando vide un roveto in fiamme che non si consumava, si avvicinò e Dio gli parlò, ordinandogli di togliere i sandali perchè camminava su terreno sacro. Dio ordiò a Mosè di far uscire il suo popolo dall'Egitto, riferendo ai suoi fratelli che era mandato da lui, alla domanda di Mosè relativamente al nome di Dio esso rispose: “Io sono colui che sono! Così dirai agli Israeliti: “Io-Sono mi ha mandato a voi” Il Signore Dio dei vostri padri, Dio di Abramo, Dio di Isacco, Dio di Giacobbe, mi ha mandato a voi. Questo è il mio nome e per sempre; questo è il titolo con cui sarò ricordato di generazione in generazione”.
A questo punto Dio promette una terra al suo popolo ed istruisce Mosè in merito a come comportarsi con il faraone, dapprima trasformare in serpente il suo bastone, poi far venire e scomparire la lebbra dalla propria mano ed infine trasformare in sangue l'acqua del Nilo che viene sparsa sulla terra.
Mosè non era un gran parlatore, Dio gli disse di prendere Aronne come suo interprete, che incontro nel deserto sulla via per l'Egitto, arrivati lì, Mosè ed Aronne diedero notizia al popolo israelita delle parole di Dio, mostrandone i segni e questi si prostrarono a Dio.
I due andarono dal faraone chiedendo la liberazione del popolo per andare a fare un sacrificio a Dio nel deserto, questo rispose ordinando agli schiavi di produrre mattoni andando a reperire la paglia autonomamente (prima la fornivano gli egiziani) senza però ridurre il numero di mattoni prodotti, condizione che non riuscirono a rispettare, prendendo quindi una bella dose di bastonate.
Allora Mosè trasformò il suo bastone in serpente davanti al faraono, i sapienti egiziani fecero lo stesso, ma il serpente di Mosè mangiò gli altri due, il faraone non si impressionò e quindi...inizia tutta la parte relativa alle piaghe d'Egitto...
PRIMA PIAGA: su ordine di Dio Aronne con il bastone di Mosè colpì le acque del Nilo che per sette giorni divennero sangue, i pesci morirono e nessuno riuscì a berle, gli stregoni replicarono il prodigio, il faraone quindi non si impressionò
SECONDA PIAGA: con un gesto del bastone fece uscire le rane dall'acqua che andarono da tutte le parti, gli stregoni replicarono il prodigio; per liberarsi delle rane il faraone promise di lasciar andare gli schiavi a fare il sacrificio, Dio allora fece morire le rane, ma il faraone non mantenne la promessa.
TERZA PIAGA: percuotendo la terra da questa ne uscirono zanzare, gli stregoni non riuscirono a fare lo stesso, ma il faraone rimase sulla sua posizione
QUARTA PIAGA: Dio scatenò sciami di tafani contro gli egiziani, risparmiando la regione dove si trovavano gli ebrei, il faraone allora promise di lasciar partire il popolo, appena i tafani sparirono si rimangiò la promessa
QUINTA PIAGA: Mosè annunciò al faraone che nel giorno successivo il bestiame degli egiziani sarebbe morto, cosa che avvenne lasciando completamente intatte le mandrie di Israele, ma il faraone non cambiò la propria opinione.
SESTA PIAGA: Mosè sparse in cielo della fuliggine che si trasformò in pulviscolo che generò ulcere pustolose in tutti gli egiziani, come al solito il faraone non di fece impressionare
SETTIMA PIAGA: Mosè annunciò una fortissima grandinata per il giorno dopo alla stessa ora, cosa che avvenne, grandine mista a fuoco, il faraone lasciò partire Israele, una volta usciti dalla città come da accordi Mosè con un gesto interruppe la grandinata, il faraone allora si rimangiò la promessa
OTTAVA PIAGA: Il faraone, su minaccia di Mosè di oscurare il cielo di cavallette, concede ai soli uomini e non ai bambini di andare nel deserto a rendere omaggio a Dio, il flagello si scatena e tutto ciò che rimane di verde nella terra d'Egitto viene divorato dalle cavallette, il faraone comunque non cede.
NONA PIAGA: Dio fa calare le tenebre sull'Egitto per tre giorni, o per meglio dire su gli egiziani in quanto nei posti abitati dagli israeliti viene concessa la luce, allora il faraone dice a Mosè di partire con le sue genti, lasciando però le sue mandrie, cosa che Mosè rifiuta, provocando l'ira del faraone che lo minaccia di morte.
DECIMA PIAGA:
E qui cito testualmente... Mosè annunciò: “Così dice il Signore: Verso la metà della notte io uscirò attraverso l'Egitto: morirà ogni primogenito nella terra d'Egitto, dal primogenito del faraone che siede sul trono al primogenito della schiava che sta dietro la mola, e ogni primogenito del bestiame. Un grande grido si alzerà in tutta la terra d'Egitto, quale non vi fu mai e quale non si ripeterà mai più. Ma contro gli Israeliti neppure un cane abbaierà, ne contro uomini, ne contro bestie, perchè sappiate che il Signore fa distinzione fra l'Egitto e Israele.
Seguono le istruzioni per la celebrazione della pasqua ebraica: uccidere un agnello maschio, segnare gli stipiti delle porte con il suo sangue, cuocerlo soltanto arrostito (vietato mangiarlo crudo o bollito ) e cuocerlo con la testa, le zampe e le viscere (che schifo), se una famiglia è povera deve chiedere ospitalità ad un altra, eventuali avanzi devono essere bruciati nel fuoco il mattino seguente, il cibo deve essere accompagnato da pani azzimi ed erbe amare, il tutto deve essere consumato con i fianchi cinti, con i sandali, il bastone in mano ed in fretta. Per sette giorni occorre poi mangiare azzimo, il lievito è bandito e chi ne consuma è escluso da Israele; nel primo e nel settimo giorno il popolo deve fare una riunione sacra ed astenersi dal lavoro.
Gli israeliani secondo l'ordine impartito immolarono gli agnelli e segnarono le porte, i primogeniti d'Egitto a mezzanotte morirono, il faraone liberò quindi i figli di Israele, i quali si premurarono di spogliare gli egiziani di oro ed argento secondo le disposizioni di Dio e partirono dell'Egitto; erano seicentomina uomini adulti senza contare i bambini (dato relativo alle donne non pervenuto), con mandrie molto grandi, ma di fatto senza provviste, solo pasta non lievitata, ne cossero degli azzimi.
Israele è rimasto nella terra d'Egitto per 430 anni.
Dio accompagnò in forma di nube di giorno e di fuoco di notte il suo popolo verso il mar rosso, Mosè aveva con se le ossa di Giuseppe. A questo punto il faraone ci ripensa e con 600 carri muove un esercito all'inseguimento del popolo di Israele; li raggiunsero presso il mare e questi visto l'esercito ebbero paura, Mosè su ordine di Dio fece marciare al popolo verso il mare, l'angelo di Dio in forma di nube rischiarò il cammino del suo popolo e oscurò gli Egizi, in modo da poter far avanzare Israele, Mosè allora distese la mano sul mare, un forte vento da oriente separò le acque.
Attraverso il mare gli ebrei raggiunsero l'altra riva, gli egiziani ai quali Dio aveva frenato le ruote dei carri cercarono di attraversare il mare per raggiungerli, Mosè con un cenno pose fine al vento, le acque si richiusero con l'esercito egiziano nel mezzo, non sopravvisse nessuno.
A questo punto, Mosè e gli Israeliti intonano un canto a Dio con tanto di danze e tamburelli (Esodo 15, 1-21); inizia quindi il viaggio nel deserto.