Yehoshua, Abraham B. - La comparsa

Jessamine

Well-known member
TRAMA
Noga è una musicista, le sue dita sapienti e affusolate sono abituate a sfiorare le corde dell'arpa e a farne melodia. Ma adesso è lontana dal suo amato strumento, è lontana dalla musica, è lontana dalla vita che si è costruita in Olanda: è dovuta tornare a Gerusalemme, dopo molti anni che l'aveva lasciata, per prendersi cura dell'appartamento dove è cresciuta. L'anziana madre, infatti, sta trascorrendo alcuni «giorni di prova» in una casa di riposo a Tel Aviv: per delle oscure clausole contrattuali l'appartamento non può restare disabitato, nemmeno per un breve periodo. Molte cose sono cambiate da quando Noga era giovane. Il quartiere «si sta tingendo di nero»: i vecchi abitanti hanno lasciato il posto a una sempre più nutrita comunità di ebrei ultraortodossi con le loro tradizionali vesti nere. A cominciare da due bambini che continuano a intrufolarsi in casa della madre per guardare la televisione (attività proibita dalle loro famiglie). Ma anche Noga è cambiata. Ad esempio non è più sposata dopo che il marito l'ha abbandonata perché lei si rifiutava di avere un figlio. Per passare il tempo e guadagnare un po' di soldi - tanto più che il soggiorno israeliano la costringe a saltare molti concerti - Noga inizia a fare la comparsa nei film e negli sceneggiati che si girano in città. Ma quella inattività «forzata» fa nascere in lei un dubbio fastidioso e dolente: che Noga sia ormai una comparsa nella sua stessa vita. Il tormento di Noga, il conflitto che vive tra ricerca della felicità e aspettative sociali, tra il proprio desiderio e quello altrui, ne fanno uno dei più potenti e sfaccettati ritratti di donna degli ultimi anni



COMMENTO

POSSIBILI SPOILER

L'arpa è uno strumento curioso, dal suono lieve, difficile da cogliere nell'insieme ben più imponente di un'orchestra. Sono pochi i brani classici che prevedano assoli di arpa, spesso nelle arie più suonate non è nemmeno prevista una parte, per questo ingombrante strumento. Sembrerebbe dunque che in alcuni momenti lo strumento suonato da Noga sia solo un accompagnamento, un riempitivo, l'angolo altrimenti vuoto di una scenografia dove l'attenzione principale è puntata su altro.
Noga ha quarant'anni, vive in Olanda e suona uno strumento aristocratico, uno strumento che non avesse troppa concorrenza, uno strumento appreso sulle corde tese di un piccolo ibrido musicale acquistato da un rigattiere per le vie di Gerusalemme. Nella vita di Noga ci sono un fratello invadente e maldestro e una madre ormai rimasta sola, che deve scegliere se trascorrere il resto dei suoi giorni in una bella e confortevole casa diposo a Tel Aviv, vicino al figlio, oppure restare nel suo vecchio e fatiscente appartamento in un quartiere ultraortodosso a Gerusalemme. C'è anche un ex marito, che l'ha lasciata in seguito al suo non volere un figlio.
Questo romanzo è una corda tesissima, è un gioco di equilibrio di tensioni, fra i sorrisi con le fossette di Noga e tutte le situazioni irrisolte della sua vita che sembrano volerla porre a margine. Ed è molto bello. Sarebbe stato sicuramente più bello se le tensioni fossero infine esplose, se si fosse raggiunto un climax più significafivo, esplicativo. Ma forse Yehoshua ha preferito intendere queste pagine come uno dei glissando delle dita agili e forti di Noga sulle corde della sua arpa, una melodia che, per quanto possa assumere tonalità intense, non avrà mai un timbro esplosivo.
Il ritorno di Noga a Gerusalemme ha un po' i tratti di un sogno, le cose accadono per caso ma vanno a comporre un disegno preciso, che pure non sono certa di aver colto appieno.
Forse sono stata fuorviata da qualche recensione più lungimirante, o forse sono stata fuorviata dalle mie aspettative, ma io credevo che sarei andata a leggere di un ritorno, di una donna che si ritrova a guardare la sua vita da un angolo, dalle conseguenze che questa consapevolezza possono portare. E invece, in mezzo ad un affascinantissimo caleidoscopio di mercati e antiche fruste di cuoio, opere liriche in mezzo alla sabbia xel deserto e eterne comparse inadatte ormai anche al ruolo del cadavere in un obitorio mi sono ritrovata a seguire le ostinazioni di una donna che avrebbe potuto essere un personaggio immenso, e invece ne è solo la controfigura. C'è un tema che dovrebbe essere centrale in questo romanzo, che in qualche modo lo è, eppure resta a margine. Quasi sia un tabù, quasi se ne possa parlare, ma non troppo apertamete. Noga non vuole figli, e nel romanzo lo ripete continuamente: lo ripete alla madre e al fratello, lo annuncia a sconosciuti, lo ribadisce a chiunque. Eppure, questo rifiuto non va oltre la frase "posso, ma non voglio". Ecco, se solo Yehoshua avesse fatto un piccolo passo in più, se solo si fosse addentrato un po' di più su questo sentiero, dando un corpo concreto a questa decisione, "La comparsa" si sarebbe trasformato in un romanzo dalla forza impetuosa. Per me, almeno. Non so nemmeno io quanto bisogno avrei avuto di una Noga più decisa, di una Noga con delle motivazioni incontestabili, di una Noga certa delle sue decisioni e della sacralità delle sue decisioni. Di una donna che è donna sempre, che è completa, che è intrinsecamente integra anche quando non è madre, avrei voluto un romanzo che davvero parlasse di volontà, e non di possibilità (e qui mi fermo, perché avrei tanto altro da dire, ma m'è bastato una volta sentirmi dire che non sarò mai veramente soddisfatta della mia vita se non avrò un figlio, e non ho la minima intenzione di sentirmelo dire di nuovo). Ma è evidente che i romanzi non vengono scritti da altri per soddisfare i nostri bisogni, e Yehoshua tratteggia una Noga ossessivamente aggrappata ad una frase, ma priva di sostanza: Noga che non si spiega mai, Noga che tiene ermeticamente per sé i suoi pensieri (non solo nei confronti degli altri personaggi, ma anche in quelli del lettore), Noga che inciampa su una meschinità che scredita totalmente tutta la fiducia che, forse ingenuamente, avevo riposto nel personaggio.
Le ultime cinquanta pagine si trascinano in maniera terribilmente stanca, si avverte nettissima la cesura fra Gerusalemme e l'Olanda: non c'è più nulla da dire, ma Yehoshua si affanna per trattenere ancora un poco a sé il lettore, e in quelle ultime cinquanta pagine mi è sembrato proprio di avvertite la stanchezza di un vecchio che si trascina nelle stanze che ormai conosce troppo bene, cercando invano qualcosa di nuovo.
Avrei preferito davvero che il romanzo terminasse in Israele, senza Olanda, senza Giappone, senza quell'ultimo paragrafo che voleva essere di speranza, ma che ha spazzato via tutte le mie aspettative.

Credo di non essermi espressa al meglio. Il libro mi è piaciuto, e parecchio anche, ma i miei buoni propositi di esprimere apprezzamento si sono tradotti in una recensione che pare infarcita solo di critiche. Non è così, è solo che quando un libro tocca tematiche così sensibili e personali mi è impossibile mantenere l'equilibrio.
 
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Minerva6

Monkey *MOD*
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Stupenda recensione, l'ho letta tutta anche se forse mi sono spoilerata in parte un romanzo che magari in futuro leggerò (sul discorso figli mi sento parecchio coinvolta, anche io ho 40 anni e non ho voluto averne e poi di questo autore ne ho letti già altri), ma non ho resistito, hai un modo di scrivere che cattura e sa appassionare perché si sente che la storia l'hai davvero "vissuta". Se decido di non leggerlo poi mi fai una recensione completa in mp :wink:.
 

Jessamine

Well-known member
Stupenda recensione, l'ho letta tutta anche se forse mi sono spoilerata in parte un romanzo che magari in futuro leggerò (sul discorso figli mi sento parecchio coinvolta, anche io ho 40 anni e non ho voluto averne e poi di questo autore ne ho letti già altri), ma non ho resistito, hai un modo di scrivere che cattura e sa appassionare perché si sente che la storia l'hai davvero "vissuta". Se decido di non leggerlo poi mi fai una recensione completa in mp :wink:.

Grazie, Minerva! Sono contenta di averti incuriosita, è un bel romanzo, e mi farebbe piacere leggere il parere anche di altri ;)
Non mi sembra di aver anticipato nulla sulla trama (non più di quanto non ci sia scritto anche sulla quarta di copertina, almeno :boh:) anche perché è effettivamente è un romanzo in cui non succedono tantissime cose, però forse è meglio se metto un avviso :boh: :wink:
 

Minerva6

Monkey *MOD*
Membro dello Staff
Nessuno spoiler, non ti preoccupare, ma io di solito evito di leggere le recensioni su un romanzo sconosciuto che mi interessa (a volte evito anche per uno più noto) per non farmi rivelare troppo dal lettore, e poi nel tuo caso siamo abbastanza simili in quello che ci colpisce, quindi per questo motivo ho pensato che mi sarei spoilerata :wink:.
 
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