Gordimer, Nadine - Beethoven era per un sedicesimo nero

francesca

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Il mio commento al libro potrebbe riassumersi in una frase: va beh, non l'ho capito.
E' il primo libro che leggo della Gordimer. Si tratta di tredici racconti, apparsi in vari tempi su varie riviste, abbastanza eterogenei fra loro, tranne gli ultimi tre che sono legati da un filo conduttore ben definito: tre racconti per i tre sensi umani, vista, udito e olfatto, e per tre storie di tradimento coniugale scoperto attraverso questi sensi.
Sinceramente nessun racconto mi ha veramente colpito, mi ha entusiasmato o coinvolto, mi hanno lasciato tutti stupita per la mancanza di una qualsiasi risonanza nella mia anima.
Mi ha colpito moltissimo lo stile, molto particolare, ma anche molto faticoso, per me inutilmente faticoso, sì originale, non banale, ma perchè? Perchè questo stile così poco scorrevole? per aggiungere cosa alla narrazione?
Ho riconosciuto in tutti i racconti un'originalità particolare, sia nel contenuto che nello stile, ho avvertito il senso di estraniamento che proviene dall'essere di fronte ad una narrativa che nasce da un contesto e da una cultura che mi è estranea, quella sudafricana, che conosco poco, ma tutto mi ha lasciato un senso di incompletezza e di pochezza. Come un appuntamento tanto atteso con qualcuno che non vedi l'ora di conoscere e che poi si rivela deludente perchè insipidamente piacevole.
Non so se mi fermerò o tenterò con qualcos'altro dell'autrice, il primo incontro mi ha incuriosito ma solo perchè mi ha lasciato con la sensazione che no, non può essere tutto qui.

Francesca
 
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