189° MG - Il crollo di Chinua Achebe

elisa

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Ayuthaya ed io lo abbiamo entrambe in lettura nella sfida delle culture diverse da quelle di tipo occidentale: Il crollo dello scrittore nigeriano Chinua Achebe. MEtto una breve sinossi per allettare anche qualcun altro alla lettura e comunque al piacere di leggerlo con noi. :HIPP


L'azione si svolge nell'est della Nigeria attuale, nel periodo in cui arrivarono i primi uomini bianchi, soldati e missionari. Il protagonista è un influente guerriero, incarnazione dei valori tradizionali, roccioso e inflessibile, che sarà trascinato da un'incalzante ondata di fatalità a una fine ignominiosa. Achebe racconta in questo romanzo l'annientamento dell'uomo e della società africana sotto i colpi della forza militare e dell'assalto culturale occidentale.
 

ayuthaya

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Non ho letto nulla della seconda parte perché sai che io stessa non conosco bene la trama? :paura: :mrgreen:
So solo (e l'ho scelto per questo) che si tratta del più importante e famoso libro di letteratura africana in lingua inglese, è stato tradotto in moltissimi paesi ed è considerato una pietra miliare. :ad:
Ho letto fin ora una quarantina di pagine (quasi un terzo, il libro è molto breve), lo stile è semplice e diretto, l'argomento interessante perché comunque è ambientato in un contesto completamente diverso dal nostro e l'autore ci viene incontro, spiegandoci riti e usanze. Peccato solo che i termini in lingua locale nella mia edizione non siano tradotti né spiegati.
Interessante il protagonista, dal carattere violento e autoritario che cela in realtà la sua paura della "debolezza" per la quale detestava suo padre...
Nel weekend credo che leggerò poco, per cui Elisa credo che mi raggiungerai facilmente..
 

elisa

Motherator
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primo capitolo

io ho letto il primo capitolo dove si evidenziano le differenze generazionali e caratteriali tra il padre e il figlio, che penso sarà il protagonista della storia, Okonkowo.
 

elisa

Motherator
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pagina 30

Siccome l'igname ha un ruolo centrale nella storia sono andata a cercare cos'è :)

L'Igname (Dioscorea), conosciuto anche come Yam, è un nome generico che si applica a diverse piante appartenenti ad una ventina di specie del genere 'Dioscorea', coltivate in tutte le regioni tropicali del globo a scopo alimentare, per via dei tuberi ricchi di amido. È conosciuta anche come “pianta del pane”.
Di origine africana, ha una radice che può pesare diversi chili, rappresenta un ingrediente base dell'alimentazione africana, caraibica e brasiliana. Come la patata viene cucinata in modi diversi: bollita, fritta, ridotta in purea o gratinata.
La parola igname deriverebbe dal portoghese inhame o dallo spagnolo ñame, entrambe derivate a loro volta dalla parola wolof nyam, che significa "campione" o "assaggiare". In alcune lingue africane può anche assumere il significato di "mangiare".
L'igname selvatico era già usato in antichità come antispasmodico ed antinfiammatorio. Alcune popolazione lo usavano come medicamento generale per il dolore ed in particolare le donne lo utilizzavano come rimedio rilassante per i dolori mestruali, e durante il travaglio del parto.
Presso alcune tribù africane la coltivazione dell'igname, sulla quale è basato il calendario, è ancora oggi rigorosamente riservata agli uomini. L'importante cerimonia, detta “abullu”, organizzata da un singolo individuo, prevede una partecipazione collettiva in cui si espongono gli ignami prodotti dal datore della festa, accatastati in ordine particolare e dipinti, in questa occasione vengono eseguiti particolari danze e canti, in quest'ultimi la melodia è obbligata, mentre le parole vengono improvvisate volta per volta, spesso sottolineando il legame tra la morte e la fertilità agraria. (http://www.taccuinistorici.it/ita/news/moderna/daromi---orto---frutti/IGNAME-grande-tubero.html)

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ayuthaya

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io ieri sono arrivata alla fine del quinto o sesto capitolo (non ricordo), ma oggi ho studiato e basta e non ho letto manco una pagina...
 

elisa

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sono a pagina 37, la lettura è scorrevole ma il tempo per leggere è poco. Si delinea sempre di più la figura del protagonista, Okonkwo, un uomo violento, ambizioso, tenace, orgoglioso, che non ammette che gli altri siano da meno. Faccio un po' di fatica a ricordarmi tutti i nomi, che sono particolari, un po' come quando si leggono gli autori russi, all'inizio ci si perde un po' con tutti quei patronimici...
 

elisa

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capitolo settimo

uomini e donne vivono in capanne separate, il marito ne ha una e ogni moglie ha la sua, ogni sera l'uomo mangia il pasto preparato da ognuna delle mogli, portatoalla capanna dalla figlia maggiore, tre piatti in totale :)
 

ayuthaya

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capitolo dodicesimo

Ho finito il dodicesimo capitolo, me ne manca solo uno per finire la prima parte. :)
Il racconto procede per un susseguirsi di scene che sembrano indipendenti l'una dell'altra: hanno lo scopo insieme di farci addentrare nella cultura degli ibo e nel carattere del protagonista. Molto interessante il modo in cui tanti usi e credenze ci vengono raccontati, tutt'altro che didascalico ma attraverso stralci di vita quotidiana. Sembra incredibile che tante superstizioni (certo, dal nostro punto di vista non sono altro che questo...) fossero (e probabilmente sono ancora, presso alcune tribù) in vita in un'epoca che crediamo votata alla sola ragione: bellissimo (in senso lato, si intende) il racconto delle successive morti dei figli di Ekwefi, per le quali si crede a una sorta di "maledizione" degli ogbanye, i "bambini malvagi", e il successivo disseppellimento dello iyi-uwa (il frutto di questa stregoneria? la mancata traduzione mi permette di fare solo supposizioni :boh:) dell'unica figlia sopravvissuta.
 
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elisa

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pagina 72 - spoiler

sono ancora sconvolta dall'uccisione del giovane Ikemefuna, a cui Okonkwo ha dato il colpo finale per non apparire debole agli occhi degli altri.

Anche io sono più o meno dove sei tu ayuthaya :)
 

ayuthaya

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Ho finito la seconda parte, se tutto va bene domani finisco il libro! Avrei alcune considerazioni da fare, spero di riuscirci domattina! Purtroppo ultimamente ho meno tempo per leggere e ancora meno per scrivere...
 

ayuthaya

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Fine seconda parte - spoiler

Da quando il protagonista è stato esiliato, il racconto si è movimentato un po'... D'altra parte bisogna dire che questo romanzo non è fatto di colpi di scena ma della capacità di materializzare davanti ai nostri occhi un mondo per noi del tutto estraneo e per certi versi incomprensibile. Così, quando giungono i primi missionari (sul loro "cavallo di ferro" che poi scopriamo essere una bicicletta :mrgreen:) a me sono sorte le prime inevitabili domande: chi ha ragione? Esiste poi una "ragione"?
La banalità di questa domanda non la rende più semplice: verrebbe da dire che i missionari sono "invasori" e che il loro atteggiamento è sbagliato (lo penserei anch'io per essendo credente), ma è pur vero che non era neanche facile accettare alcune credenze degli ibo, tra cui quella di lasciar morire nella "foresta malvagia" dei gemelli solo perché tali... D'altra parte non si può "difendere" la cultura originale di una tribù, facendo un distinguo fra ciò che ci sembra giusto e ciò che ci sembra sbagliato... Insomma, per quanto cerchiamo di essere "super partes" il nostro è sempre l'atteggiamento dell'europeo che si sente superiore e per questo in diritto di giudicare...
Forse mi sbaglio, ma credo che una buona parte dell'intento di Chenua fosse proprio di farci riflettere su questo aspetto...
Ad ogni buon conto, ancora un'ottima scelta per questa sfida, sono stata proprio brava!!! :mrgreen:
 
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ayuthaya

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Ho finito. Nella sua brevità e semplicità è davvero molto bello. Seguirà commento... Anche tu sei in dirittura d'arrivo elisa?
 

elisa

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spoiler

però continuerai a commentare, vero? io ti seguo...

PS ho messo il mio commento finale direttamente in PB!

sono arrivata al punto in cui il protagonista insieme alle sue famiglie viene esiliato, mi colpisce il concetto di "femminile" per un omicidio colposo, quasi che il femminile fosse un concetto che attenua la gravità assoluta di un reato, il modo è diviso in modo molto netto tra ciò che è femminile e ciò che è maschile, dalle coltivazioni agli omicidi
 

elisa

Motherator
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metto il commento finale così se abbiamo voglia di parlarne ancora...

Romanzo di impostazione classica, lineare, che racconta senza interferire troppo con giudizi autoriali, le vicende di una parte dell'Africa, quella a sud del fiume Niger, nel momento in cui l'uomo bianco "infesta" quella zona con la sua protervia e convinzione convertitrice. Il distinguo tra le due culture non è tanto la violenza, che esiste in tutte e due le culture in maniera abbastanza importante, ma è il rapporto con il territorio, con la tradizione, con la cultura di appartenenza. Per gli ibo, la terra e il clan sono valori fondanti che fanno leit motiv in tutte le scelte anche quelle che impone un dio. Per i bianchi diventa prioritaria l'organizzazione e il rispetto di leggi distanti senza alcun legame con il territorio, tutto ciò dettato da motivi egoistici quali la conversione alla fede cristiana o lo sfruttamento. E in questo romanzo non esistono punti di contatto tra le due culture, quella africana destinata a crollare quasi senza colpo ferire. Bel romanzo, scorrevole e sofferto in ogni sua parte.
 
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