Hooper, Tom - The Danish Girl

Denni

New member
The Danish Girl racconta la storia della prima persona ad essersi sottoposta ad un intervento chirurgico per cambiamento di sesso. Einar Wegener, famoso pittore danese, decide di aiutare la moglie Gerda, anche lei pittrice, posando per lei vestito da donna. I due decidono per scherzo di continuare il travestimento anche in pubblico, ad una serata, dove Einar si presenterà completamente vestito e truccato da donna, fingendosi la cugina in visita di se stesso. E' così che ha inizio la storia.


Sono uscita dal cinema, così come sono entrata. Non ero colma, emozionata o scossa, come solitamente accade dopo la visione di un film che mi ha particolarmente colpito. Non ho provato nulla.
Non era necessariamente la commozione che cercavo, ma qualsiasi altro forte sentimento. Da un tema di questa portata mi aspettavo un film più coraggioso, invece l'ho trovato solo melodrammatico.
Se tutto il film avesse avuto la forza della scena di Einar davanti allo specchio, forse lo avrei trovato più azzeccato. Solo davanti a quella scena si è provata una vera emozione, e soprattutto imbarazzo, penso che quasi tutti gli spettatori siano rimasti un pò turbati, ed è questo secondo me quello che il film doveva fare. Far storcere il naso, provocare imbarazzo, provocare domande, perchè è questo che la transessualità fa, non fa solo piangere. E' qualcosa di troppo vasto, troppo complesso, per ridurlo in un film drammatico ordinario. Credo che abbia banalmente commosso, che abbia assunto le classiche tinte di un classico film drammatico senza lasciare impronte.
Facendo eccezione per la scena che ho già nominato, non ricordo quasi più nulla, non mi è rimasto impresso qualcosa in particolare, nessun sentimento. A mio parere è un film facilmente dimenticabile.
Inoltre non ho ben capito il motivo delle inquadrature, che non erano semplici ma incasinavano un pò le dimensioni. Boh, un particolare tecnico buttato un pò lì a caso.


Qualcuno lo ha visto?
 

Grantenca

Well-known member
Ho appena visto questo film. Tema seducente, buona ricostruzione dell'ambiente del periodo storico, ottimi attori, tutto molto bene, ma, forse perché non aveva un gran ritmo, alla fine questo film non mi ha trasmesso le emozioni che il fatto in se "doveva" provocarmi. Forse è mancato qualcosa, che non so definire, probabilmente la scintilla del grande artista.
 

Zingaro di Macondo

The black sheep member
Molto belli i due post qui sopra.

A me questo film è piaciuto molto, ma capisco (e in parte condivido) i difetti che Denni e Gran hanno riscontrato.

Anzitutto a me è piaciuta l'interpretazione di Eddie Redmayne che, opinione mia, quest'anno meritava l'oscar ben più di Di Caprio.

Non solo il personaggio è molto seducente, ma l'intera storia la è.

Questo pittore fu il primo transessuale della storia, la prima persona ad affrontare un'operazione chirurgica per cambiare sesso. Le modalità di approcio, il modo di scoprire la sua sessualità sono molto sane, ingenue, decisamente profonde. Sconvolgente la distanza tra la mancanza di sensibilità del mondo in cui si svolge la storia, un mondo in cui l'omosessualità era ritenuta una malattia a tutti gli effetti, e l'animo dolce e terribilmente introspettivo dei due protagonisti, marito e moglie. L'amore della seconda per il primo, la spingerà ad accettare Lilli, che era lo pseudonimo adottato dal pittore quando "diventava" donna travestendosi.

La moglie era pure lei pittrice, ma molto meno conosciuta del marito. La classica artista che viveva all'ombra del suo uomo, ombra che man mano svanirà, così come a poco a poco cadrà il velo identitario dell'artista in una proporzionalità inversa tra arte e amore, tra sentimento e sessualità. Più Einar Wegner diventava Lilli, più la moglie cresceva come artista, più lui diventava donna più il loro amore diventava in un certo senso vero, profondo.

Un film non propriamente veloce, è vero, ma se riuscirete a reggerne la lentezza, potrete godere di un'eleganza e di una raffinatezza molto elevate.
 

alessandra

Lunatic Mod
Membro dello Staff
Dal Cineforum - Possibili spoiler

Questo film mi ha lasciato addosso sensazioni molteplici e molto diverse tra loro. Tralascio la lentezza di cui ho già parlato, vedo che non sono la sola a pensarla così :mrgreen:
Da un lato apprezzo molto il fatto che sia stato girato un film su questo argomento e che siano state sottolineate le assurdità e i pregiudizi come il comportamento e le diagnosi dei medici. Pregiudizi da cui, a tutt'oggi, non si è del tutto guariti. Dall'altro, "sento" che quest'occasione si sarebbe potuta sfruttare meglio, ovviamente "sento", non "so", non essendo un regista né un esperto in materia.
La cosa più bella e più reale, secondo me, è la rappresentazione del rapporto tra Einar/Lili e Gerda: Lui è già diventato, in cuor suo, Lei, perciò non può più essere il marito che é stato fino a quel momento; però non può fare a meno di sua moglie, vive con lei anche dopo l'intervento, la vuole, la cerca sempre, soprattutto nei momenti peggiori, in un crescente egoismo ed egocentrismo (senz'altro legato alle difficoltà della sua situazione ma per me, comunque, fastidioso) che non gli permette di preoccuparsi dello stato d'animo altrui e che lo porta continuamente a ripeterle, senza il minimo scrupolo e con crudezza, che "Einar è morto".
Lei soffre come una dannata, ma capisce; è ammirevole, devota come mai, credo, nessun'altra, non negli anni '20 ma neanche negli anni '10 del Duemila, potrebbe essere. Veramente un bel personaggio.
Al contrario, non ho trovato molto credibile il punto centrale del film: la storia di Einar/Lili, della scoperta della sua vera identità, avvenuta così velocemente e senza che gli/le venisse mai più il minimo dubbio, la minima insicurezza, senza che la sua mente oscillasse e si confondesse nemmeno per un attimo. Mi è sembrato tutto molto semplificato.
Ho avuto la sensazione di una regia un po' pretenziosa, troppo attenta all'estetica e alla forma.
Un bel film a modo suo, ma non mi ha davvero soddisfatto o colpito, considerando l'argomento.
 

elisa

Motherator
Membro dello Staff
alessandra anche io l'ho trovato troppo costruito, troppo insistito, il protagonista alla fine troppo impostato, e tutto scivola via, senza approfondire i molteplici aspetti che una storia incredibile come questa poteva affrontare: sembra che tutto avvenga dal nulla, indossando un paio di calze e una paio di scarpe per pochi minuti, qualche flashback dell'infanzia, un'immagine di lui da ragazzino o del padre, qualcosa insomma che dia una cornice alla vicenda, se no rischia di rimanere una storia senza profondità. Esageratamente lungo e ripetitivo, al limite dello sfiancamento. I paesaggi, le scenografie, la fotografia e le luci sono stupende, come pure la colonna sonora.
 
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estersable88

dreamer member
Membro dello Staff
L'avevo visto quando uscì e ne conservo una buona impressione. Ricordo che mi piacque molto e mi indusse a riflettere... bella la colonna sonora e bravissimi entrambi i protagonisti.
 
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