Un libro delicato, eppure molto intenso questo di Kyoichi Katayama. E’ la storia di due ragazzi, Sakutaro ed Aki, costretti ad affrontare un dolore più grande di loro: la malattia e la morte.
L’io narrante è proprio il diciassettenne Sakutaro che rievoca per noi i tutti i ricordi legati ad Aki, la ragazza che ha amato tanto e che amerà per sempre, nonostante la leucemia abbia stroncato la sua giovane vita. Sakutaro ed Aki si conoscono da quando avevano dodici anni: hanno frequentato la scuola insieme, la compagnia era la stessa, sono diventati molto amici e, col passare degli anni, si sono innamorati. Quello di Aki e Sakutaro è l’amore puro e fortissimo tra due adolescenti che credono di conoscersi, ma finiscono per scoprirsi attraverso l’altro; è quel sentimento indissolubile che farebbe compiere follie per compiacere l’altra metà della nostra anima. Ma ad unire queste due anime non è solo l’amore: l’ombra scura della malattia che colpisce Aki rafforza il loro legame al punto che dopo la sua morte Sakutaro, non riuscirà neppure a disfarsi delle ceneri della ragazza perché lei è lì, con lui, dovunque c’è lui.
Quella contenuta in questo libro è una storia forte e drammatica, raccontata con sorprendente lucidità e pacatezza da un ragazzo di diciassette anni che, a differenza di molti suoi coetanei, si trova ad affrontare la morte a cuore aperto ed a dover convivere con la perdita della persona amata. Tanti e profondi sono gli interrogativi che Sakutaro si pone nelle lunghe conversazioni con il saggio nonno, davanti ad un bicchiere di Bordeaux; tanto è il coraggio che dovrà trovare dentro di sé per lasciar andare la sua Aki e continuare a vivere.
Leggendo questo libro mi è venuto in mente “colpa delle stelle” di John Green, altro libro che affronta il tema dell’amore adolescenziale e della malattia. Impossibile non fare paragoni: beh… personalmente trovo che, sebbene anche “colpa delle stelle” sia un buon libro, questo di Katayama sia più bello perché ha un approccio meno forte, ma ugualmente intenso. Lettura consigliata, sebbene sia tutt’altro che allegra.