bouvard
Well-known member
Sinclair Lewis, Premio Nobel 1930: "Per la sua arte descrittiva vigorosa e grafica e per la sua abilità nel creare, con arguzia e spirito, nuove tipologie di personaggi".
Qualche tempo fa decisi di iniziare a leggere quei Premi Nobel di cui ignoravo persino il nome, e nella lista inserii anche Sinclair Lewis. Questo non è il suo libro migliore, né il più famoso, ma a me è piaciuto molto lo stesso. Qualcuno probabilmente definirebbe Bethel arriva da Sladesbury un romanzo di formazione, io preferisco definirlo una “commedia brillante”. Non solo perché è ambientato nel mondo del teatro, quanto soprattutto per il suo tono, allegro senza essere sdolcinato o superficiale, ironico senza essere sarcastico, realista senza essere noioso.
Il titolo originale del libro è Bethel Merriday, ma come ebbe a dire una volta Umberto Eco gli editori italiani non amano i titoli con i nomi di persona, perciò hanno pensato di rendergli un servigio cambiandogli il titolo. Francamente se il titolo inglese non è stuzzicante, quello italiano mi sembra lo sia ancor meno.
Bethel è una giovane ragazza di provincia con una sola certezza: vuol fare l’attrice di teatro. Non importa quanto deve studiare, se deve rimanere sveglia, prendere freddo o saltare i pranzi, l’importante per lei è avere un palcoscenico su cui poter recitare. In effetti la sua è una lenta presa di coscienza dei suoi limiti, delle sue capacità, del fatto che il suo sogno è il sogno di tante altre che hanno le sue stesse capacità, qualcuna anche più brava, e la sua stessa caparbietà. A volte le va bene, a volte no. Il libro è una commedia brillante forse soprattutto per questo, per il tono leggermente canzonatorio con cui Sinclair Lewis tratta la sua eroina. Perché le illusioni, le scuse, che si inventa Bethel sono le stesse che ogni persona con un grande sogno nella testa racconta a se stessa.
Adesso sono curiosa di leggere i libri migliori di Sinclair Lewis.
Qualche tempo fa decisi di iniziare a leggere quei Premi Nobel di cui ignoravo persino il nome, e nella lista inserii anche Sinclair Lewis. Questo non è il suo libro migliore, né il più famoso, ma a me è piaciuto molto lo stesso. Qualcuno probabilmente definirebbe Bethel arriva da Sladesbury un romanzo di formazione, io preferisco definirlo una “commedia brillante”. Non solo perché è ambientato nel mondo del teatro, quanto soprattutto per il suo tono, allegro senza essere sdolcinato o superficiale, ironico senza essere sarcastico, realista senza essere noioso.
Il titolo originale del libro è Bethel Merriday, ma come ebbe a dire una volta Umberto Eco gli editori italiani non amano i titoli con i nomi di persona, perciò hanno pensato di rendergli un servigio cambiandogli il titolo. Francamente se il titolo inglese non è stuzzicante, quello italiano mi sembra lo sia ancor meno.
Bethel è una giovane ragazza di provincia con una sola certezza: vuol fare l’attrice di teatro. Non importa quanto deve studiare, se deve rimanere sveglia, prendere freddo o saltare i pranzi, l’importante per lei è avere un palcoscenico su cui poter recitare. In effetti la sua è una lenta presa di coscienza dei suoi limiti, delle sue capacità, del fatto che il suo sogno è il sogno di tante altre che hanno le sue stesse capacità, qualcuna anche più brava, e la sua stessa caparbietà. A volte le va bene, a volte no. Il libro è una commedia brillante forse soprattutto per questo, per il tono leggermente canzonatorio con cui Sinclair Lewis tratta la sua eroina. Perché le illusioni, le scuse, che si inventa Bethel sono le stesse che ogni persona con un grande sogno nella testa racconta a se stessa.
Adesso sono curiosa di leggere i libri migliori di Sinclair Lewis.
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