Sottotitolo: falene per il commissario Ricciardi.
Stavolta il caro commissario, protagonista a cui è impossibile non affezionarsi, e il suo degno, divertentissimo socio, il brigadiere Maione, sono alle prese con un caso apparentemente già chiuso.
Un conte, in rovina per via del gioco d'azzardo, ha confessato l'omicidio di un uomo. Ma la moglie, bellissima e algida, chiede l'aiuto del commissario Ricciardi per trovare il vero colpevole e per capire perché suo marito mente. Perché lei è assolutamente certa che non sia lui l'assassino.
Parallelamente, con brevi salti spazio-temporali che, secondo me, costituiscono uno dei punti di forza della scrittura di De Giovanni - nel senso che ad intrecciarsi continuamente sono diverse storie che in realtà ne formano una unica, ma si passa velocemente da un contesto all'altro, cosicché si evita di annoiarsi senza che questi salti tolgano niente alla chiarezza del racconto - l'autore ci racconta le storie personali del commissario, di Maione, di Livia, cantante bella e ricca innamorata di Ricciardi, di Enrica, donna amata dal commissario ma da lui evitata per via di un segreto che sembra impedirgli di legarsi a qualcuno e che non svelerò per rispetto verso chi non conosce questa serie ... Tutto ciò si svolge in pieno regime fascista.
Stavolta il giallo è avvincente solo fino a un certo punto, l'assassino è intuibile, ho capito chi era poco oltre metà del libro.
Ma non importa, perché De Giovanni non è solo un (bravo) giallista, ma un autore che con uno stile semplice, ma con grande sensibilità sa far divertire e commuovere, sa scavare nel profondo dell'essere umano, raccontare i sentimenti, tratteggiare il contesto e rendere i personaggi vivi. Questo è l'ultimo della serie del commissario Ricciardi, come al solito ho letto in modo disordinato, recupererò i primi della serie. Consigliato, ma è meglio se li leggete in ordine :wink:
Stavolta il caro commissario, protagonista a cui è impossibile non affezionarsi, e il suo degno, divertentissimo socio, il brigadiere Maione, sono alle prese con un caso apparentemente già chiuso.
Un conte, in rovina per via del gioco d'azzardo, ha confessato l'omicidio di un uomo. Ma la moglie, bellissima e algida, chiede l'aiuto del commissario Ricciardi per trovare il vero colpevole e per capire perché suo marito mente. Perché lei è assolutamente certa che non sia lui l'assassino.
Parallelamente, con brevi salti spazio-temporali che, secondo me, costituiscono uno dei punti di forza della scrittura di De Giovanni - nel senso che ad intrecciarsi continuamente sono diverse storie che in realtà ne formano una unica, ma si passa velocemente da un contesto all'altro, cosicché si evita di annoiarsi senza che questi salti tolgano niente alla chiarezza del racconto - l'autore ci racconta le storie personali del commissario, di Maione, di Livia, cantante bella e ricca innamorata di Ricciardi, di Enrica, donna amata dal commissario ma da lui evitata per via di un segreto che sembra impedirgli di legarsi a qualcuno e che non svelerò per rispetto verso chi non conosce questa serie ... Tutto ciò si svolge in pieno regime fascista.
Stavolta il giallo è avvincente solo fino a un certo punto, l'assassino è intuibile, ho capito chi era poco oltre metà del libro.
Ma non importa, perché De Giovanni non è solo un (bravo) giallista, ma un autore che con uno stile semplice, ma con grande sensibilità sa far divertire e commuovere, sa scavare nel profondo dell'essere umano, raccontare i sentimenti, tratteggiare il contesto e rendere i personaggi vivi. Questo è l'ultimo della serie del commissario Ricciardi, come al solito ho letto in modo disordinato, recupererò i primi della serie. Consigliato, ma è meglio se li leggete in ordine :wink: