Denevi, Marco - Assassini dei giorni di festa

velmez

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"Anni sono trascorsi dopo di allora e continuiamo ancora a vivere qui nella casa di calle Arenales, continuiamo ancora a conservare la collezione di anticaglie e una santa nella segreta cella. Ma qualcosa non andò come l'avevamo architettata". "Assassini dei giorni di festa" (che significa, per ragioni che si scopriranno, non coloro i quali uccidono nei giorni di festa, ma che uccidono i giorni di festa) è una storia grottesca, ironica, nera opaca, con punte di vera necrofilia, e che si muove in un crescendo di tutti i suoi toni.


I personaggi sono sei fratelli di ambo i sessi la cui naturale tendenza al "nero" prescritto dalla scuola di Buenos Aires si esplica nell'abitudine (pare che siano tutti emeriti fannulloni) di frequentare le veglie funebri della buona società bairese.
Il libro è raccontato in prima persona ma non si sa chi dei fratelli parli in realtà... e questa cosa mi ha un po' infastidito e un po' mi è piaciuta, come tutto il libro del resto...
Il senso di questo libro sembra concentrarsi in questa citazione (finta a quanto pare) riportata nel finale: "I cuori privi d'amore diventano crudeli, avidi e feroci come soldati stranieri in una città vinta. Si abbandonano al saccheggio e al massacro degli altri cuori, e trasformano i giorni di festa in notti di lutto" (di qui il titolo, in cui i giorni di festa sono un genitivo oggettivo e non un complemento di tempo).
direi che alla fine lo consiglio, ma mi piacerebbe un confronto perché mi ha lasciato un po' perplessa :??
 
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