Mannu, Cristian - Maria di Isili

alessandra

Lunatic Mod
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Maria nasce in una famiglia benestante, in un piccolo paese della Sardegna chiamato Isili. Sin da piccola mostra la sua indole passionale e avventurosa, diversa da quella dei familiari e impara ad isolarsi dalla cupezza del suo ambiente - padre silenzioso e assente, madre preda di un intenso dolore di vivere, sorella affettuosa ma particolarmente composta, che sembra vivere solo per la preghiera e per il suo rosario - grazie al suo talento naturale: con il telaio di zia Borica, la levatrice di Isili che ha il compito di badare a lei e alla sorella, Maria sa creare immagini fantasiose, immagini che raccontano vere e proprie storie. La vita familiare procede apparentemente tranquilla, pur nel silenzio e nel dolore e seppure ogni abitante di quella grande casa covi segreti indicibili. Finché un giorno, a sconvolgere le vite altrui, arriva in paese un ramaio dai capelli ricci, dagli occhi di fuoco e dalla parlantina sciolta...

Raccontata così, in parte, potrebbe sembrare una favola un po' triste ma dal lieto fine, invece è tutt'altro.
E' un romanzo intenso e drammatico, a più voci, in cui ogni personaggio - non solo i componenti della famiglia - racconta la sua verità, quasi sempre tragica, e in cui, pian piano, si delineano le ombre e gli scheletri che ogni componente della famiglia Piga, ma non solo, custodisce nel proprio armadio; le ferite indelebili che ciascuno di loro, spesso nel contempo vittima e carnefice, ha subito o inflitto.
L'autore, premio Calvino 2015, si cala con grande sensibilità e con sguardo comprensivo, mai giudice (e ciò porta anche il lettore a non esprimere nessun giudizio morale), nell'animo di una serie di personaggi molto diversi tra loro e incredibilmente veri; di un padre retrogrado e inaridito dagli eventi come di una madre che ha smesso di parlare perché non può vivere senza amore, di Maria ribelle come della sorella ferita e rassegnata. Parla con le loro voci, con il loro linguaggio, con i loro diversi dialetti (non preoccupatevi, è tutto tradotto :)), guidato dai loro sentimenti: amore, odio, vendetta, perdono, orgoglio e gelosia, rassegnazione e coraggio...sentimenti e segreti di cui il lettore, volta per volta, confessione per confessione, diventa depositario.
Forse sono un po' "di parte" perché l'autore è sardo (e anche perché adoro i racconti a più voci :)) e racconta qualcosa che sento visceralmente mio, al di là dei fatti narrati e della trama. Qualcosa che sento dentro e che non so spiegare, e che forse non tocca tutte le persone allo stesso modo.
Però mi è piaciuto davvero tanto e lo consiglio a tutti.
 

qweedy

Well-known member
"Maria di Ísili (Giunti 2016), primo libro di Cristian Mannu, col quale ha vinto il Premio Calvino, è un libro scritto per e sulla Sardegna: vi si racconta attraverso la successione di dieci differenti voci la storia tormentata di Maria e della sua famiglia, distrutta da un unico gesto senza ritorno: la fuga della giovane, appena sedicenne, con il marito della sorella.

Maria, adolescente fantasiosa, colta, ardente, capace di tessere incredibili arazzi di rame e lana muovendo le dita sul telaio come un pianista sul pianoforte, muove il passo che cambierà tutta la sua vita per amore. E amore è quello che indusse sua madre a lasciare la Sicilia per la Sardegna inseguendo un uomo già sposato, e sempre amore – delle donne, dei loro corpi – quello che brucia in Antonio Lorrài, il ramaio gitano bello come un eroe, spingendolo a una vita di vagabondaggi ed errori.

Cristian Mannu dipinge un paesaggio naturale di selvaggia bellezza quando descrive le terre, i venti, e le campagne infuocate di papaveri viola, e al contrario ci fa scivolare nelle depressioni più nere quando si tratta di dare vita a scenari cittadini: i soldi che mancano, gli appartamenti ammuffiti, le vie labirintiche e opprimenti di una Cagliari periferica e sfasciata, grigia di persone sole e di stanze dove distruggersi, gli uomini di alcol, le donne di lavoro.
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Consigliatissimo, un ottimo libro scritto molto bene! Cristian Mannu fa parlare i diversi protagonisti della storia (ogni capitolo una voce narrante diversa) e ognuno racconta la propria versione dei fatti. Una storia intensa che si legge in un giorno, scritta divinamente.


“Già me lo ricordo il giorno ched’è nata. Ancora un po’ se la voleva tirare fuori da sola, la testa della figlia. E piangevano tutt’e due, mamma e figlia, attaccate. Ma lo dovevo immaginare dagli occhi che andava a finire male. Io l’avevo detto che occhi così azzurri non si capiva da dove erano usciti, che il babbo ce li aveva neri più del camino sporco di fuliggine e la mamma non lo sapevi proprio di che colore ce li aveva: un giorno erano lucidi come le foglie dei lecci e un altro sembravano castagne che bruciano al fuoco e un altro ancora invece erano gialli come pietre di Prenu Ollas. Io già l’avevo detto che doveva averci messo lo zampino un angelo e su dimoniu"



"Dalle mie parti c’è sempre stato vento. Vento possente e intrigante. Vento che fruga e che rende impazienti. Vento che sembra salire da un lontanissimo mare a levigare le pietre e spezzare famiglie e rami di alberi forti. Ma se la tua faccia non ha mai preso schiaffi sull’altopiano di Nurri, non puoi capirmi. E non puoi capire come si sente l’avena selvatica di Mandas a maggio, quando ondeggia alta e verde e irrequieta come oggi.”
 
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