Evoluzione o involuzione della lingua italiana?

elena

aunt member
Capita sempre più di frequente che nei testi, soprattuto nelle traduzioni di autori stranieri, si faccia un largo uso di termini quali "i ginocchi" o varianti popolari di parole ......come "scancellare", anche se utilizzate da personaggi che tutto vogliono raffigurare meno una figura popolana :? .
Altre volte succede di trovare parole di presumibile nuovo conio ...... come nel libro Occasione d'amore della Gordimer dove viene più volte ripetuto il termine "chenné" con il senso di "che non" :? .
Visto che il fenomeno delle parole non proprio corrette dal punto di vista grammaticale è dilagante, dobbiamo intenderlo come un inevitabile e necessario adattamento della lingua alla società del III millennio :roll: ? O è una semplice manifestazione di superficialità o non curanza di alcune "regole" che fanno parte del nostro patrimonio culturale :roll: ?
 

ROSEMARY

***Chef Member***
bel topic elena...
in effetti capita spesso di trovare "storpiamenti" di alcune parole nei libri... :evil:
però a volte potrebbero essere soltanto errori di traduzione... :wink:
 

lillo

Remember
Credo che non possano esistere regole fisse in una lingua, ma questa ha una continua evoluzione; tuttavia ci sono ancora termini che non sono accettabili, vedi i ginocchi, ma anche scrivere chiesa con la k (vedi compito di filosofia di mio figlio) imitando le modalità degli sms.
 

ROSEMARY

***Chef Member***
io penso che gli sms o le mail....o comunque scrivere qualcosa in "virtuale" sia una cosa...ma appena si tocca un foglio....compiti in classe, lettere o qualsiasi altra cosa..li bisogna adottare correttamente e al meglio la lingua italiana...
anche se a volte è difficile... :oops:

per gli errori, cosa posso dire?
errare è umano.......... :wink:
 

elisa

Motherator
Membro dello Staff
lillo ha scritto:
Credo che non possano esistere regole fisse in una lingua, ma questa ha una continua evoluzione; tuttavia ci sono ancora termini che non sono accettabili, vedi i ginocchi, ma anche scrivere chiesa con la k (vedi compito di filosofia di mio figlio) imitando le modalità degli sms.

anche noi scrivevamo Cossiga con la K e gli sms non c'erano ancora :wink:

forse qualche reminiscenza visto che la parola è chiesa...
 

lillo

Remember
elisa ha scritto:
lillo ha scritto:
Credo che non possano esistere regole fisse in una lingua, ma questa ha una continua evoluzione; tuttavia ci sono ancora termini che non sono accettabili, vedi i ginocchi, ma anche scrivere chiesa con la k (vedi compito di filosofia di mio figlio) imitando le modalità degli sms.

anche noi scrivevamo Cossiga con la K e gli sms non c'erano ancora :wink:

forse qualche reminiscenza visto che la parola è chiesa...
Non solo con la K ma anche con la SS delle shutz staffen (si scrive così??); tale padre tale figlio : :D :D :D
 

elydark

New member
Hoya ha scritto:
Errori che purtroppo sono sempre più frequenti... :roll:

Le parole che troviamo storpiate nei libri tradotti da un altra lingua secondo me sono sempre sviste del traduttore che spesso si affida a traduttori automatici e poi non rilegge nemmeno. Certo mi sembra strano che questi traduttori automatici si inventino le parole, se avessi tempo lo farei io un traduttore automatico quasi intelligente! ;)
 

Alfredo_Colitto

scrittore
A quanto ne so io, nessun traduttore di libri si affida ai traduttori automatici: poi ci vorrebbe un sacco di tempo a correggere e il lavoro finale sarebbe comunque scadente (per via dello stile). Ergo, le sviste sono colpa dei traduttori umani, che ormai hanno perso di vista la grammatica. Ogni tanto trovo errori gravi, ma forse mi preoccupano di più quelli meno gravi, perché sono tantissimi. Per esempio gli accenti e gli apostrofi. Non vi dico le volte che in libri pubblicati anche da editori seri trovo "qual'è" scritto con l'apostrofo, "dò" scritto con l'accento, "da" (voce del verbo dare) scritto senza accento, "sò" e "un pò" con l'accento, "si" (affermazione) scritto senza accento, eccetera. Per non dire le parole inglesi scritte con il plurale: links, fans, films (la grammatica italiana dice chiaramente che le parole straniere si scrivono sempre in forma singolare).
Non sono un purista, mi va benissimo che la lingua sia modificata dalla gente, e non dai grammatici. Per esempio, a differenza di Pietro Citati (che ha scritto di recente un bell'articolo in difesa del punto e virgola), io la sparizione del punto e virgola l'accetto senza rimpianti: la gente non lo usa più, è inutile cercare di riportarlo in vita.
Però quelle che ho citato sopra non sono modifiche d'uso ma modifiche casuali dettate dall'ignoranza, che non indicano nessuna tendenza, non vanno da nessuna parte se non da quella dell'impoverimento linguistico.
Be' mi sono sfogato. Grazie elena per avermene dato l'occasione! :cry: :mrgreen:
 

Alfredo_Colitto

scrittore
Ah, dimenticavo: tanti, quando hanno dei dubbi mentre scrivono, accettano i suggerimenti del correttore automatico di word. Che a volte sono sbagliati... :roll:
 

elydark

New member
Alfredo_Colitto ha scritto:
Ah, dimenticavo: tanti, quando hanno dei dubbi mentre scrivono, accettano i suggerimenti del correttore automatico di word. Che a volte sono sbagliati... :roll:

Lo zampino di qualcosa di automatico c'è comunque...
Però sul fatto del''utilizzo del traduttore automatico purtroppo è vero, conosco un traduttore(umano) che lo usa e ha tradotto libri abbastanza famosi e di sicuro non sarà l'unico :roll:
 

witch

New member
Anche a me dà molto fastidio vedere o sentire strapazzare la lingua italiana, anche se è diverso storpiare o modificare delle parole consapevolmente dal farlo per ignoranza o sciatteria.

Così come mi è capitato di trovare strafalcioni nei libri, non so se sia un errore davvero ma nel libro "L'eleganza del riccio" si parla di rosa ...non è magari un'errata traduzione della qualità di rosa Tea ?
 

Alfredo_Colitto

scrittore
nel libro "L'eleganza del riccio" si parla di rosa Tè...non è magari un'errata traduzione della qualità di rosa Tea ?
Quello mi sembra proprio un errore da automatic translator. :roll: La parola inglese Tea si traduce tè (e non "the", come spesso c'è scritto anche sulle scatole di tè). Ma Rosa Tea è il nome di un fiore, per cui in quel caso io non l'avrei tradotto.
 

elydark

New member
witch ha scritto:
:lol: Se anche Alfredo la pensa come me sono ancora più convinta!

Io purtroppo ne avevo già la certezza :(
Ogni volta che vedo errori del genere mi riprometto di comprare i libri in lingua originale(ovviamente solo quelli in inglese) ma poi per pigrizia finisco sempre per comprarli in italiano :roll:
 

elena

aunt member
approfitto della tua disponibilità alfredo......ma tu il termine "chenné" l'hai mai sentito usare o potrebbe anche questo essere frutto di qualche traduttore automatico ? (non è sicuramente un errore di battituta perché nel libro questa parola è ripetuta tantissime volte :wink: )
 
Errorrri ce ne sono ovunque, perchè siamo sempre più pressapochisti.. la qualità non è più fondamentale non credete? basta la quantità. Almeno in molti settori. Alfredo correggimi se invece per voi non è così.
 

elisa

Motherator
Membro dello Staff
Alfredo_Colitto ha scritto:
nel libro "L'eleganza del riccio" si parla di rosa Tè...non è magari un'errata traduzione della qualità di rosa Tea ?
Quello mi sembra proprio un errore da automatic translator. :roll: La parola inglese Tea si traduce tè (e non "the", come spesso c'è scritto anche sulle scatole di tè). Ma Rosa Tea è il nome di un fiore, per cui in quel caso io non l'avrei tradotto.

Credo che L'eleganza del riccio sia scritto in francese. Penso che rosa Tea sia l'unica traduzione possibile in quanto non esiste la rosa tè in italiano!
A meno che non ne inventino una nuova ad uso translator :D
 
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Vladimir

New member
Parlare di involuzione di una lingua e abbastanza inappropriato. Una lingua evolve sempre perché è costruita dai parlanti. Stabilire cosa è giusto e sbagliato è estremamente difficile nella lessicologia: infatti la grammatica può essere normativa (anche se dopo Chomsky l'approccio è prevalemtemente descrittivo), ma la lessicologia è coniata dai parlanti, quindi in base a cosa si decide ciò che è giusto o sbagliato? Se avessimo continuato a ragionare in termini di bene e male probabilmente saremmo ancora nel Medioevo: scriveremmo in latino e parleremmo in volgare. La lingua è un'espressione della società che la genera, quindi come si fa a decidere se è giusto o sbagliato un termine? A noi può suonare sbagliato perché non è nella tradizone letteraria a cui siamo abituati, forse fra 100 anni scancellare sarà corretto e accettato. Pensa che secondo le ultime norme dell'Accademia della Crusca (non il panettiere del vicolo accanto), "cielo" si può scrivere sia con la i che senza la i, in quanto non ha valore fonetico ma indica semplicemente una palatalizzazione della velare K. In italiano K ha palatalizzato si davantia alla I che alla E q quindi è inutile indicarlo ancora.
 
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