Lungu, Dan - Il paradiso delle galline

Lollina

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Primo romanzo di Dan Longu, tradotto in Italia con il patrocinio dell’Istituto Rumeno di Cultura, Il paradiso delle galline è tutt’altro che un libro d’apparato finalizzato a presentare al meglio la (misconosciuta) letteratura rumena al pubblico europeo. Si è rivelato invece una lettura arguta e piacevole, un ritratto disincantato, tragicomico e al tempo stesso affettuoso della Romania post-Ceaucescu.
Ambientato nel perimetro limitato di via delle Acacie, una stradina di periferia di una cittadina di periferia in un paese alla periferia dell’Europa, il romanzo è costruito come una sequenza di quadretti d’ambiente e di costume che assumono la struttura della novella classica, alla Boccaccio per intenderci, preceduta da un breve sommario in cui si anticipano le piccole tragedie, i risibili misteri o i ricordi, deformati – spesso – da un uso disinvolto dell’acquavite, degli abitanti della strada, i cui nomi ricorrono e fanno da collante da un capitolo all’altro.
Divisi tra nostalgie per l’Impiombato (così chiamano Ceaucescu), i miseri privilegi, le poche certezze e le mille astuzie che consentivano di sbarcare il lunario ai tempi della Cortina di Ferro, e vaghe speranze circa l’avvento di una modernità che li lascia sempre più spietatamente ai margini, gli abitanti della viuzza costituiscono una comunità con le sue regole, tra le quali quella dominante sembra il pettegolezzo, la chiacchiera da osteria, nonché una severa divisione di ruoli tra donne, massaie brontolone e disfatte, circondate da monelli laceri e scalmanati il cui parco giochi è la vicina discarica, e mariti perlopiù nullafacenti, vanagloriosi e soprattutto propensi alla sbronza nelle lunghe sedute al “Trattore stazzonato”, osteria e insieme confessionale.
Un equilibrio che un nonnulla può turbare, come un tentativo di bonifica della discarica, interpretato come presagio di un prossimo trasferimento coatto dalle baracche di via delle Acacie ai moderni e sinistri nuovi condominii in cui la gente vive una sopra l’altra; o come la costruzione di un pretenzioso palazzo proprietà di un colonnello a riposo, ammanicato con il vecchio regime, che chissà perché. viola per la prima volta la rassicurante uguaglianza nella miseria della stradina.
Attorno a questi piccoli eventi si svolge la vita dei personaggi, ottusi e ostinati come galline che ogni mattina escono a cercare il becchime e finiscono per beccarsi a vicenda. Una metafora che, a dire il vero, si adatta bene non solo alla Romania degli anni Ottanta, ma anche all’umanità di sempre.
 

alessandra

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Mi sembra il mio genere, l'ho aggiunto in wishlist :)
 
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