Roth, Philip - Lamento di Portnoy

sun

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Romanzo pubblicato nel 1969
Trama: Alex Portnoy ha trentrè anni ed è commissario aggiunto della Commissione per lo sviluppo delle risorse umane del Comune di New York. Nel lavoro è abile, intransigente, stimato. Il libro riporta il monologo di Alex che, dall'analista ripercorre la sua vita per capire perchè è travolto dai desideri che ripugnano alla "mia coscienza e da una coscienza che ripugna ai miei desideri".

Travolto da desideri che ripugnano alla sua coscienza e da una coscienza che ripugna ai suoi desideri, Alex Portnoy ripercorre con l'analista, in un monologo-fiume, la propria vita. A partire dalla famiglia ebraica: il padre, un assicuratore sempre vissuto in funzione della propria stitichezza e la madre, "che radar, quella donna! Mi controllava le addizioni in cerca di errori; i calzini alla ricerca di buchi; le unghie, il collo, ogni piega o grinza del mio corpo alla ricerca di sporcizia". Quel che ad Alex però interessa piu di tutto è il sesso. E dopo un'adolescenza trascorsa chiuso a chiave nel bagno, "a spremersi il pisello nella tazza del gabinetto", Alex vive una storia dietro l' altra, sempre con ragazze non ebree, quasi che penetrando loro potesse anche penetrarne l'ambiente sociale: "come se scopando volessi scoprire l'America. Conquistare l'America". Fino alla storia di sesso travolgente e sfrenato con la "Scimmia" e all'epilogo, come ultima spiaggia, in Israele, dove Alex, totalmente incredulo, si accorge di come lì sia tutto ebraico.

Questo monologo mi ha conquistato, un CAPOLAVORO ... divertente, spinto, triste, irriverente, ironico, geniale, unico.
Libro adatto più ai maschietti che alle femminucce dove, anche se l'argomento sessuale traborda quasi fuori dalle pagine, c'è sempre quel fondo di humor che allegerisce il tutto.
Poche storie, un libro epocale, molto + bello e scritto decisamente meglio di tanti romanzi troppo pompati e catalogati come libri di una generazione.

Citazione del libro : " "Questa è la mia vita, la mia unica vita, e la sto vivendo da protagonista di una barzelletta ebraica".
 
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nunzio

New member
eh, in tanti mi parlano di questo libro...domani mi sa che lo compro!
 

elisa

Motherator
Membro dello Staff
Ho letto le prime 100 pagine e lo trovo molto divertente, ironico e dissacrante...certo che questo Alex ha delle fisse non da poco, soggetto perfetto per la psicanalisi freudiana, un compendio di tutte le sindromi e i complessi psicologici...da manuale
 

elisa

Motherator
Membro dello Staff
Finito di leggere il mitico Roth!
Mitico perchè ha la fissa del sesso e del senso di colpa e della MAMMA ebrea e dell'essere ebreo in genere e riesce anche ad essere divertente.
Me li vedo in coppia lui e Woody Allen a sparare "cazzate" sull'essere ebrei e sull'avere una mamma che controlla ogni minimo dettaglio della tua vita.
E' un libro di iniziazione adolescenziale passato a trastullarsi il gingillo da mane a sera e farsi le paranoie per ogni cibo contaminato al quale il protagonista potrebbe essersi anche solo avvicinato. Lo so che è un commento strano ma dopo aver letto il libro non posso che dire le cose che dico, Roth è simpatico ma è monotematico, il libro è bello ma un po' scontato. Mi son fatta quattro grasse risate ed ho immaginato questo giovanottino ebreo con tutte quelle fisime dove sarebbe arrivato. :OO
Pur riconoscendo a Roth il merito di ogni grande scrittore non riesco ancora a prenderlo sul serio.
 

Roberto53

Roberto53
mi è piaciuto molto il suo modo di scrivere e il suo stile incalzante...veramente mi è sembrato di assistere a una seduta di psicoanalisi....molto bello a mio parere...poi se uno lo contestualizza ...scritto oltre 40 anni fà...deve essere stato veramente dirompente
 

elena

aunt member
Decisamente preferisco il Roth dirompente e spregiudicato come è in questo libro rispetto alla versione Roth-depresso-invecchiato-perennamente arrabbiato per i limiti dell'età :sbav:!!!
Questo libro è veramente divertente (uno dei rari casi in cui leggendo mi sono concessa delle sonore risate :D!!!) e decisamente dissacrante.....non solo per il morboso rapporto con il sesso ma soprattutto per la critica a 360° sulla rigida figura del "perfetto ebreo" :mrgreen:!!!
Scritto in modo fluente nonostante i continui salti di memoria......ha ragione roberto......sembra proprio di partecipare ad una seduta di psicanalisi :wink:!!!
Veramente un ottimo romanzo....degno del Roth amato/odiato da tanti lettori....ma comunque sempre un grande autore :)!!!
 

lillo

Remember
Anch'io trovo il Roth di questo romanzo più divertente del Roth vechietto e pieno di acrimonia verso il prossimo del personaggio di everyman.
Ma povero ebreo, incapace di reagire ad un'educazione castrante da parte della famiglia, incapace di liberarsi del suo egoismo e del suo totem fallico. Altro che Freud, non basterebbe tutta la cultura psicoterapeutica dell'ultimo cinquantennio a liberarlo dalle sue manie maschiliste ed egocentriche.
Un libro che regalerei a qualche amico ancora legato al complesso edipico.
 

ayla

+Dreamer+ Member
Che dire?? Dopo aver letto "Pastorale americana" mi aspettavo un libro molto diverso, non per lo stile che è sempre eccezionale, ma il clima, l'aria che si respira è completamente diversa. La lettura è stata a tratti divertente e leggera specialmente nelle descrizioni della famiglia e soprattutto della mamma con tutte le sue strampalate raccomandazioni ma in generale è un libro che ho letto a rilento, troppo ridondante e ripetivo nelle situazioni e nei discorsi. Roth è sicuramente un grande scrittore e questo libro storicamente avrà una notevole importanza però non mi ha entusiasmata come ha fatto la Pastorale che secondo me è un vero capolavoro!!!
 

pigreco

Mathematician Member
Lettura interessante, molto più profonda di come lo stile dell'autore vorrebbe far credere. Le capacità di autoanalisi sono assai sofisticate e in qualche modo questo tipo di trattazione potrebbe essere considerata didattica. Una sorta di Proust contemporaneo, più moderno, dove al posto di biscotti inzuppati nel the o di risvegli in sconosciute stanze gli spunti di riflessioni partono da solitarie maratone sessuali fino ad arrivare a fantomatiche malattie veneree contratte durante rapporti a dir poco occasionali. Libro consigliato. Credo che non sarà l'ultimo di questo autore che leggerò.
 

pigreco

Mathematician Member
Philip Roth ha appena vinto il Man Booker Prize (Booker Prize a Roth: e la giurata (femminista) si ritira. Dal blog Parola all'autore di Alessandra Muglia. Corriere Della Sera)!

Ne sono felice perchè questo autore, pur avendone letto una sola opera, "Lamento di Portnoy", mi ispira grande simpatia. Nell mia libreria c'è già "Pastorale americana" (Pulitzer '97) prono per la lettura...

Ricordo solo che Severgnini in un articolo scritto sul Corriere della Sera ad inizio anno auspicava la vincita del Nobel alla letteratura proprio per il buon Roth...
 

elesupertramp

Active member
Sicuramente un libro di rottura e di forte impatto al tempo della sua pubblicazione, ma al giorno d’oggi c’è ben poco per cui sgranare gli occhi!
Infatti la curiosità e l’entusiasmo delle prime pagine hanno a mano a mano lasciato il posto alla noia e al calamento di palpebra per la monotematicità degli argomenti : la famiglia ebrea-tipo, la madre ebrea- tipo, sensi di colpa di ogni genere (uno su tutte, l’autodefinizione di se stesso come “il Raskolnikov delle pugnette, il che mi fa strappato indubbiamente una bella risata:mrgreen: ).
Lo stile comunque è impeccabile, ed è stato un piacere leggere alcune analisi e ragionamenti molto sofisticati .
voto: 3,5/5
Ps: Pastorale americana, che ho tentato di leggere molto tempo fa, lo trovai indigeribile.
Ma non è escluso che ritenterò.
 

alessandra

Lunatic Mod
Membro dello Staff
Un lamento di 220 pagine, sottile e divertente nella sua irriverenza, non volgare nonostante il turpiloquio e il linguaggio fortemente esplicito, a tratti esilarante, ma ... povero psicologo! Gli pagheranno lo straordinario?
Chiunque abbia o abbia avuto una famiglia soffocante e oppressiva :mrgreen:, anche se non ebrea, si immedesimerà facilmente in questo ragazzo che vive in mezzo a paranoie fantascientifiche, che non lo abbandoneranno nemmeno da adulto, pur con il filtro della ragione, e che condizioneranno tutta la sua vita; e vi assicurerà che accade davvero così (con le dovute differenze e proporzioni :mrgreen:) Portnoy attacca la sua famiglia, ma assume, in gran parte forse senza accorgersene, molti dei loro atteggiamenti e idee.
Senz'altro si ripete un po', ma non è riuscito ad annoiarmi, l'ho divorato in tre giorni, merito anche dello stile, a suo modo, raffinato e brillante. Bello, non entrerà nella mia cinquina del cuore perché in fondo è un libro più cerebrale che "di cuore", ma decisamente il mio primo Roth non mi ha deluso. Leggerò altro :)
 

Valuzza Baguette

New member
Mi è piaciuto,ironico,divertente,dissacrante ma al tempo stesso anche angosciante (per esempio quando la madre punta contro ad Alex il coltello da pane per farlo mangiare).questo romanzo nasconde anche un lato molto triste,si può chiaramente percepire il senso di inadeguatezza del personaggio,le sue paure e le sue paranoie.

Si può viaggiare in lungo e in largo per il mio corpo,su autostrade di pudore e inibizione e paura.


Sicuramente leggero altro di questo autore,il finale poi è geniale.
 

ayuthaya

Moderator
Membro dello Staff
Il poco più che trentenne Alex Portnoy, in quella che si intuisce essere una seduta psicoanalitica (di fatto un unico, lunghissimo monologo), racconta la sua infanzia di promettente ragazzo-modello, continuamente insidiata dal pericolo che la sua perfezione venga compromessa. In questa angoscia vivono i genitori di Alex, ebrei immigrati negli Stati Uniti e, in quanto tali, sembra dirci Roth – lui stesso figlio di immigrati galiziani di origine ebraica –, del tutto incapaci di assimilarsi al modello americano e, anzi, costantemente terrorizzati all’idea che i goym, i Gentili, possano “contaminarli” con tutto ciò che essi sono e rappresentano. Questa angoscia di perdere la propria “purezza” si trasforma in repressione psicologica nei confronti del figlio, che da una parte si sente sempre più attratto dalla libertà e dal “mito americano” (oltre che dal “gusto del proibito”), dall’altra senza volerlo finisce per interiorizzare le ansie dei genitori, al punto che neppure dopo essersi sottratto al gioco familiare, riesce a realizzare il suo sogno di indipendenza. Ne risulta un personaggio brillante e ridicolo insieme, ossessionato dal sesso (e come non aspettarselo, con Roth?) e del tutto incapace di costruirsi una vita serena e rispettabile, la tipica esistenza “goyische” a cui pure si illude di aspirare.

A differenza di altri, che con Lamento di Portnoy (il romanzo del successo, quello che ha portato Philip Roth alla ribalta alla fine degli anni 60) si sono approcciati a lui per la prima volta, io sapevo ciò a cui andavo incontro, e scrivo questo in modo scherzoso e affettuoso, quasi si trattasse di un vecchio amico di cui conosco già le malefatte... E quelle di Roth le conosce chiunque lo abbia incontrato anche in un solo suo romanzo: l’irriverenza, l’eccesso, al limite (mai oltrepassato) della volgarità, l’incontenibile umorismo che svela le debolezze dell’uomo e del mito americano in particolare. Bene, per il giovane scrittore che più di quarant’anni fa si affacciava nel panorama della letteratura internazionale, questo romanzo rappresenta allo stesso tempo un’anticipazione, un concentrato e una semplificazione dei capolavori che seguiranno: i temi ci sono tutti e la dirompenza dello stile pure, che anzi risulta più leggero (lo stile, non i contenuti) e per questo persino più gradevole. Tutto questo per dire che Lamento di Portnoy è stato per me più una conferma che una novità, mi ha divertito (molto, moltissimo) più che sorpreso, e per questa ragione ritengo che tuttora, dopo tante opere e tanti Nobel mancati, sia il libro sia perfetto per chi di Roth non abbia ancora letto nulla.
 
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velmez

Active member
Ho fatto un po' fatica a iniziare questo libro perché la tematica mi risulta ormai troppo pesante e scontata... poi però lo stile ha avuto la meglio e ho iniziato a divertirmi anch'io!
devo dire che la figura dell'ebreo cresciuto negli Stati Uniti assillato dal senso di colpa e dalla pressione materna lo trovo davvero pesantino, però Roth ha spinto talmente tanto su questo tasto che alla fine il risultato è dirompente, di certo è un tema davvero adatto alla psicanalisi!
 

bouvard

Well-known member
Era il mio primo Roth, Philip Roth e penso di non aver iniziato dal suo libro migliore. Per carità brutto non è, di scorrevole è scorrevole e le risate che scappano non sono poche. Però. Però dopo un po' mi è venuta la nausea di seghe, pugnette e affini! Ok lo so che ci sono significati che vanno al di là della letteralità delle parole, ma un po' ripetitivo lo resta lo stesso. Sicuramente leggerò altro di suo e sicuramente questo libro si può leggere come intermezzo tra cose più "di sostanza".
 
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