Lermontov, Michail Jur'evič - Il demone

Minerva6

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E' un poema di Lermontov scritto nel 1838 durante il suo esilio nel Caucaso, ma pubblicato solo 2 anni dopo.

Successivamente fu rappresentato in teatro in tre atti secondo l'opera lirica di Rubinstein.

Spoiler trama da Wikipedia:
Un demone, che risiede sulla Terra, orgoglioso per la sua potenza, ma triste per non poter amare, scorge la principessa Tamara che attende l'arrivo del promesso sposo per convolare a nozze. Il demone si innamora di Tamara e fa sì che il fidanzato venga ucciso. Tamara si chiude per il dolore in un monastero. Il demone seduce la ragazza con la sua eloquenza; poi la uccide con un suo bacio di morte. Gli angeli accolgono l'anima di Tamara, mentre il demone rimane come prima: solo, orgoglioso e senza amore.

Non è di immediata lettura e comprensione per lo stile in cui è stato scritto (con Cechov è stato diverso), bisogna impegnarsi un po' per seguirne la trama, ma è molto poetico.
Per la sua brevità comunque non è stato un grande sforzo leggerlo (L. mi era uscito per Adotta un autore e avevo già letto Un eroe)

Dovrei aver segnato anche qualche frase sul lettore ebook :??, ma ora non è con me... ripasserò.
 

Minerva6

Monkey *MOD*
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Ecco il passo sottolineato

Ma non a te, mia cara amica, è dato
dalla sorte d'appassire silenziosa
come schiava di rozza gelosia,
e soffocare come in chiuso carcere,
fra gente pusillanime e fredda,
tra finti amici e fra nemici veri,
tra paure e sterili speranze,
tra inutili e gravose fatiche!
Senza passioni, non appassirai,
con la tristezza, dietro l'alto muro,
tra le preghiere, lontana ugualmente
dalla divinità e dalla gente.
O no, mia bellissima creatura,
ad altra sorte sei predestinata,
un'altra sofferenza ora t'attende,
nuove, diverse estasi profonde;
lascia dunque i tuoi vecchi desideri,
ed il misero mondo al suo destino:
l'abisso dell'ardita conoscenza
in cambio a te Io vorrò rivelare.
 

ayuthaya

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Non ho molta dimestichezza col genere lirico, e Il demone essendo un poema lo è, ma ho conosciuto e ammirato Lermontov col suo capolavoro in prosa e non potevo non completare la conoscenza con questa che è la sua seconda più famosa opera.
Pur non avendo questa dimistichezza, quello che ho capito è che un’opera del genere va assaporata verso per verso, e così è stato. Al di là del disegno complessivo, al di là della storia di seduzione e dannazione (per l’orgoglioso e insensibile demone, non certo per la fanciulla caduta nel suo bacio di morte), molti passaggi sono sublimi per se stessi, nella loro soavità e musicalità: il pianto della principessa Tamara sulla morte del promesso sposo mai conosciuto, la misteriosa voce che la ammonisce a non versare più lacrime per la sorte di chi non appartiene già più alla terra, il turbamento che accompagna il sonno della sua prima notte, testimonianza di una vita che ancora palpita... É nella breccia aperta da questo desiderio d’amore non vissuto che si insinua il Demone tentatore: il suo discorso è qualcosa di superbo, in cui è difficile distinguere l’inganno, tanto sembra bruciare di vera passione e, sebbene la conclusione sembri inevitabile, c’è un momento in cui non si può fare a meno di chiedersi quale sia la vera natura di questo Demone e il suo ruolo nell’equilibrio universale. Ma sulla bellezza di tutto questo domina un aspetto che non credevo sarei riuscita ad apprezzare (io che solitamente fatico a “visualizzare” in letteratura) e che invece in questo poema unisce e contribuisce alla tensione narrativa: la comunione con e del paesaggio, i brulli e selvaggi monti del Caucaso, in Georgia. É quasi impossibile immaginare lo svolgimento di questo dramma in un luogo diverso da questo, che “vive” e “condivide” il tormento della principessa Tamara e la dannazione eterna del Demone.
 
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