non mi trovo assolutamente d'accordo con quanto dichiarano in apertura:
"Riteniamo che la scrittura, prima di essere un’arte, sia un mestiere e che dunque come tale possa essere appresa, perfezionata nelle sue tecniche, coltivata con passione e dedizione fino a diventare un’arte."
coltivare la scrittura come mestiere a prescindere dall'arte come dotazione degli autori, origina secondo me tutta una serie di prodotti consumistici globalizzati che orientano e condizionano i lettori intesi come massa, dando poi loro in pasto ciò che di conseguenza sono convinti di voler leggere.
ecco allora le varie saghe fantasy, quelle a sfondo religioso/massonico, le svariate sfumature di diversi colori ...
il tutto corretto rivisto e spianato da specialisti di lingua/mercato, in grado eventualmente essi stessi di procedere alla stesura di un libro su ordinazione.
per intendersi, un po' ciò che accade nel mondo della musica, dove dopo l'exploit iniziale che esprime originalità e creatività, la maggioranza degli artisti finisce per fare più o meno le stesse cose, con sola differenza la qualità determinata da quanto investito per produrlo (session man, elettronica sofisticata, studi registrazione, pubblicità, etc).
ovvio che chi scrive un libro debba anche saperlo fare bene, ma distinguerei tra l'utilizzo conoscenza padronanza della lingua, e tutto ciò che é legato invece al business ed al prodotto di massa, inevitabilmente globalizzato e perciò paraocchi per fantasia e creatività.
concludo riassumendo il mio pensiero: se l'autore non é destinato a opere di tipo divulgativo, miglioriamo la sua capacità di esprimere la propria arte partendo proprio da quest'ultima.
credo sia l'unica vera strada per ottenere, parafrasando la pittura, un vero pittore artista in luogo di un ottimo imbianchino.
con buona pace di chi preferisce il secondo piuttosto di un artista scarso: ma pochi imbianchini finiscono al Louvre, inteso come esposti in gallerie (fatte dalla crema degli imbianchini...)