Pennac, Daniel - Diario di scuola

Mrs. Rog

New member
Questo libro affronta il grande tema della scuola dal punto di vista degli alunni. In verità dicendo "alunni" si dice qualcosa di troppo vago: qui è in gioco il punto di vista dei "somari", di quelli che vanno male a scuola.
Pennac, ex somaro lui stesso, studia questa figura popolare e ampiamente diffusa dando le nobiltà, restituendole anche il peso d'angoscia e di dolore che le appartiene.
Ma Diario di scuola è anche il racconto della sue esperienza di insegnante: con riflessioni e note autobiografiche.



Se siete studenti e siete in periodi di esami o pagelle NON LEGGETE QUESTO LIBRO, in quanto aumenterà notevolmente il vostro tasso d'angoscia!!! :lol:
Ma a parte ciò è un libro molto bello, che soprattutto fa riflettere e apre la mente a pensieri e idee nuove
 
Ultima modifica di un moderatore:

elena

aunt member
Mi ha molto divertito questo libro...... la capacità di Pennac di descrivere la sua situazione di ex-somaro è così realistica e ironica.....che mi sono sopresa più a volte a ridere di cuore :lol:
non condivido in pieno l'idea di non leggere questo libro se si è studenti (anche se il parere è di chi studente non lo è più da lungo tempo :wink: ).....anzi per me è il contrario........ forse fornisce proprio agli studenti (e soprattutto a quelli meno brillanti) la fiducia di poter in ogni caso avere un futuro, di poter "diventare" anche un figura di spicco nella società, di trovare insomma una strada per far uscire le proprie potenzialità (e io conosco diverse persone, oggi affermati professionisti, che hanno un passato non certo di studente-modello!!!).......in fondo l'etichetta di "somaro" non è un marchio impresso con il fuoco :wink:!
 
Ultima modifica di un moderatore:

Lentina

Mobile Member
Ho visto questo libro in libreria e credo proprio sarà un mio prossimo acquisto!! :D
 
Ultima modifica di un moderatore:

Mrs. Rog

New member
elena ha scritto:
non condivido in pieno l'idea di non leggere questo libro se si è studenti

Mi hai frainteso, io mi riferivo agli studenti con esami in corso e/o pagelle, perchè io che mi trovo in una situazione del genere l'ho trovato decisamente angoscioso...ma non mi riferivo a tutti gli studenti in generale..
 
molto molto carino, anche se a tratti un po' ripetitivo! La cosa che traspira di più da questo libro, a mio avviso,è un senso di fiducia molto forte, come a volerlo ricordare a tutti i lettori...
 

Ugly Betty

Scimmia ballerina



Se siete studenti e siete in periodi di esami o pagelle NON LEGGETE QUESTO LIBRO, in quanto aumenterà notevolmente il vostro tasso d'angoscia!!! :lol:


be mica tanto in fondo pennac da professore cerca sempre di aiutare chi va meno bene..di fargli capire che, volendo, impegnandosi, può arrivare a quel 6....

libro bello...voto4\5 consigliato!!!
 
Ultima modifica di un moderatore:

risus

New member
mi aspettavo un pochino di più da questo libro...
scritto benissimo, ovviamente... Pennac è una garanzia da questo punto di vista...:wink:
Sono d'accordo con l'intervento di Elena, sposo in toto quello che ha scritto... ma devo ammettere che è proprio questo che mi ha deluso di più del libro... Pennac lascia molto spazio al racconto delle sue esperienze da insegnante: riflessioni, esperienze, metodi di insegnamento per gli studenti meno inclini all'apprendimento, rapporto con i genitori, strategie per conquistare l'attenzione della classe... ne viene fuori un quadretto molto carino che strappa più di una volta un sorriso...
ma il Pennac giovane, studente, negligente, somaro viene lasciato un po' in secondo piano, confinato alle prime pagine del libro... così come il punto di vista che prevale durante la narrazione non è quella del somaro bensì quella dell'insegnante che ha a che fare con studenti non proprio modello...
è Pennac che parla, non Pennacchioni (come invece speravo)...
:wink::wink::wink:
 

Dorylis

Fantastic Member
Un lavoro a metà tra il saggio, riflessioni, racconti di vita vissuta. Molto arguto, ironico e ben scritto, questo libro ci mostra la realtà scolastica attraverso gli occhi del "somaro", e lo fa senza esaltazione o autocompiacimento ma con dolorosa sofferenza, superata solo grazie all'intervento di qualche professore provvidenziale.. Più che un libro sul somaro, è un libro sulla figura del professore e delle sue capacità di aiutare i ragazzini a uscire dalle etichette imposte.. Bellissimo lo sdoppiamento Pennac professore/Pennacchioni studente, alla fine sono la stessa persona, solo dal lato diverso dell'aula!

Sì, è la prerogativa dei somari, raccontarsi ininterrottamente la storia della loro somaraggine: faccio schifo, non ce la farò mai, non vale neanche la pena provarci, tanto lo so che vado male, ve l'avevo detto, la scuola non fa per me... La scuola appare loro un club molto esclusivo di cui si vietano da soli l'accesso. Con l'aiuto di alcuni professori, a volte.


Quale che sia la materia insegnata, un professore scopre ben presto che, ad ogni domanda posta, lo studente interrogato ha a disposizione tre risposte possibili: quella giusta, quella sbagliata, quella assurda.

[Daniel Pennac, Diario di scuola, traduzione di Yasmina Melaouah, Feltrinelli, 2008. ISBN 9788807017445]
 

Evy

Member SuperNova
Non so, forse avevo fatto riposto aspettative su questo libro o forse essendo il primo libro di Pennac che ho letto, dovrei entrare nella sua ottica/linguaggio...a parte due, tre capitoli, son rimasta un pò delusa .... :?
 

~ Briseide

Victorian Lady
Dal tono un po' mesto e malinconico, Diario di scuola analizza attraverso gli occhi di un redento somaro divenuto professore, i molteplici aspetti della gestione scolastica, con occhi puntati soprattutto sugli studenti, sui loro sentimenti, la loro sensibilità, le loro capacità, ed il rapporto da instaurare con essi. Non il miglior Pennac, del libro resta impressa qualche piccola perla estrapolata qua e là, ma si è ben lontani dal senso di appagamento che molti altri suoi libri lasciano, inebriando il lettore di soddisfazione.
Non indispensabile, promosso solo a metà.
 

Lollina

New member
Incrociando i ricordi da professore a quelli di alunno “somaro”, Pennac cerca il punto di incontro tra la solitudine dello studente che “non ce la fa” e quella dell’insegnante attonito e imbarazzato proprio dalla natura di quel piccolo, misterioso “ce”. L’autore/professore è convinto che, prima di tutto, venga il fatto linguistico: per destrutturare le convinzioni sbagliate, guardarle in faccia e collocarle nella loro giusta casella (quel “ce”, quel “lo” di “Ma lo fai apposta!”), per dare loro un significato concreto (un nome proprio) in modo che facciano meno paura.
Buona l’intenzione ma, ancora una volta, non ci sono soluzioni spendibili sempre e ovunque (cosa di cui, onestamente, l’autore preavverte) ma solo il “mestieraccio”, la pratica delle ore sudate in classe. Ci sono sì alcuni “trucchi” che possono aiutare, e ognuno ha i suoi; Pennac ne suggerisce qualcuno, ripescato da pratiche da molti snobbate come antiche: memorizzare tutti insieme passi di letteratura come forma di educazione alla bellezza; l’appello della prima ora attraverso il quale si prende coscienza di sé e del proprio esserci nella classe.
Belle le pagine di analisi (più emozionale che sociologica) sui ragazzi delle banlieues; bella anche se abusata la metafora che chiude il libro: il lavoro dell’insegnante come quella del buon naturalista, che raccoglie la rondine tramortita e l’aiuta a spiccare il volo, senza sapere quale sarà, e se mai si compirà, il suo viaggio verso sud.
 

mame

The Fool on the Hill
Un bel libro, che dovrebbero leggere tutti: insegnanti, alunni e genitori, perché ce n'è per tutti. Ma una cosa è importante: il lavoro dell'insegnante sta nel trasformare l'interesse calcolato dell'allievo (=studiare per l'interrogazione) in interesse per la materia. Solo una cosa mi lascia perplessa: non sembra essergli capitato mai di incontrare insegnanti delusi, stanchi, incapaci. Ne parla in maniera generica, ma senza aver mai avuto una conversazione personale con loro. E poi non mi è piaciuto il dialogo tra il suo io attuale e il suo vecchio io di studente nel penultimo capitolo: noioso.
 
Alto