4° Diario di Lettura: Delitto e Castigo - Fedor Dostoevskij

TheBlack

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Buongiorno a tutti! :)
Prima di cominciare con qualsiasi tipo di discussione, chiedo se io abbia fatto bene ad aprire questo Topic autonomamente o se avessi fatto meglio a procedere per altre strade (Quelle che portano direttamente ai Moderatori! :OO).. In quest'ultimo caso, chiedo scusa e vedremmo come fare per commentarlo comunque insieme "Delitto e Castigo".

Ora, credo sia fondamentale, prima di leggere un'opera, conoscerne l'autore e, magari, anche le linee guida del suo lavoro. C'è chi potrebbe non essere d'accordo, chi preferisce costruirsi da sè e autonomamente la prima impressione riguardo uno scrittore e ai suoi libri, ma sono quisquiglie. Dato il fatto, però, io mi senta più vicino alla prima casistica, prima di cominciare la lettura, vorrei esporre qualche base circa il romanzo e Dostoevskij (Da me appresa grazie all'intramontabile Baldi di Letteratura! :mrgreen:).
"Delitto e Castigo" viene scritto nel 1.866, in una Russia ancora molto lontana dallo sviluppo proprio dell'Occidente, dominata da una monarchia assoluta e impoverita dall'assenza di una classe sociale media (Possibile alter ego della borghesia!), oltre che da evidenti condizioni di arretratezza tecnica e culturale. Ciò nonostante, dei cospicui gruppi di letterati animavano la scena intellettuale del Paese, prevalentemente con indirizzi socialisti, ma anche, a volta, liberali e democratici. In questo panorama nasce e cresce Fedor Dostoevskj. "Delitto e Castigo" nasce dalla sua penna e dal suo pensiero, forgiati dagli otto anni di lavori forzati in Siberia, in seguito ad una condanna a morte (Poi convertita, appunto, in reclusione!) per aver preso parte ad un circolo socialista.
I caratteri fondamentali della sua opera vanno ricercati nella doppiezza della psiche, nella narrazione soggettivizzata e nella conseguente polifonia, oltre che nella dilatazione dei tempi narrativi e in alcune formule base tratte dalla tradizione romanzesca (Colpi di scena, assassinii, intrighi complicati.. Personaggi turpi e riprovevoli e altri quasi angelicati per la loro bontà!). Il primo fenomeno è particolarmente interessante (Oltre che essere caro a molti grandi autori!) e consiste nell'azione, a livello psicologico, di forze diametralmente opposte e contrastanti, impossibili da comporre o comprendere a pieno. Forte distacco dalla tradizione romanzesca viene segnato dalla narrazione: Essa, infatti, non è più oggettiva, non richiama un narratore onniscente, ma è soggettiva e, per tanto, il racconto risulta essere spezzettato, oltre che a presentare momenti in cui il personaggio (Che è, intanto, divenuto il narratore della storia!) non è in grado di spiegare a fondo i suoi pensieri o, più banalmente, non riesce a ricostruire e a collocare nello spazio e nel tempo ogni sua azione passata. Si determina uno scritto non lineare, come non lineare è la prosa Dostoievskiana, irregolare e trasandata. La polifonia, poi, si diceva essere conseguenza diretta della soggettivizzazione della narrazione. Infatti, essa rappresenta il dominio pressocchè totale della visione dei personaggi rispetto a quello dell'autore, il quale scompare completamente dalla scena dell'azione, assieme ad ogni suo possibile giudizio. Si determina anche, infine, una dilatazione del tempo impressionante: Infatti, solitamente, le opere Dostoievskiane si sviluppano in pochi giorni, ma pochi giorni densi di avvenimenti e fatti, che, sempre osservati dagli occhi di chi li vive, vengono ad occupare spazi temporali apparentemente più larghi.
Queste sono le premesse. Attendendo un via libera per poter cominciare! :wink:
 

Minerva6

Monkey *MOD*
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Hai fatto bene ad aprire da solo :D, ti ho messo la discussione in rilievo e ti auguro una splendida avventura in solitaria di un autore che adoro :ad: (ho letto tutto di lui, mi mancano solo dei racconti che cmq ho già in versione ebook).
Ovviamente, come per gli altri diari, chi vorrà potrà passare a trovarti e aggiungere la propria personale esperienza di lettura.
 

TheBlack

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Perfetto, grazie, Minerva!
Al contrario tuo, è la prima volta leggo qualcosa di Dostoevskj: Ho comprato "Delitto e Castigo", perchè è tra i più celebri e, quindi, non avevo nemmeno idea di cosa mi sarebbe aspettato.. Parlo già al passato: Ho letto l'intera Parte Prima (Sette Capitoli!), circa cento pagine. Riguardo gli aspetti citati nel primo messaggio, riguardo lo stile del Russo, sono fin da subito stati evidenti i contrasti della mente di Raskol'nikov, in bilico tra la ragione e il tormento e, poi, tra la paura, la follia, la lucidità restante e l'inevitabilità di un destino ormai segnato. Il realismo c'è tutto: Una Russia degradata, sporca, sudicia.. Un luogo in cui non si vorrebbe vivere. Per il resto, purtroppo, però, il libro non mi stà catturando: Trovo faticosa la lettura, un po' troppo macchinosa. Colpa della prosa, probabilmente. E colpa anche di un azione piuttosto monotona accompagnata da una continua descrizione dell'ambiguità e del dubbio che pervadono il protagonista: Reso tutto bene, però.. Già visto e visto meglio? Non saprei, ma la strada è ancora lunga e, immagino, dopo essersi consumata tutta la parte inerente il preambolo e l'esecuzione dell'omicidio, si entrerà davvero nel vivo dell'introspezione di Raskol'nikov.
Sapete cosa mi ricorda la vicenda, la linea guida di tutta questa opera? "Macbeth" di Shakespeare.
 

Minerva6

Monkey *MOD*
Membro dello Staff
Probabilmente sei ancora troppo giovane :mrgreen:, per me è stato un innamoramento tardivo, dopo i 30 anni, ai tempi del liceo avevo letto solo 2 romanzi brevi, Il giocatore e Le notti bianche, ma non mi avevano particolarmente colpita come invece è successo qualche anno fa :sbav:.

Se ti fa piacere dai un'occhiata ai mg su questo libro (che però non è uno dei miei preferiti del Dosto)

http://www.forumlibri.com/forum/gru...lettura-delitto-e-castigo-di-dostoevskij.html
http://www.forumlibri.com/forum/gru...-castigo-di-fedor-michajlovi-dostoevskij.html
 

TheBlack

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Ho solo diciannove anni e potresti avere ragione: Crescendo si cambiano impressioni, sentimenti, circostanze.. E' possibile un libro cominci a piacere dopo dieci anni dall'acquisto o che piaccia da ragazzi e, poi, diventi pessimo!
In ogni caso, spero per la tua gioia, finendo di leggere la Parte Seconda, ho cominciato a cambiare idea circa il libro. La Parte Prima è stata dura, come dicevo. Adesso, la narrazione comincia a scivolare via più fluida, più interessante. Si comincia a delineare il vero tormento vissuto da Raskol'nikov in seguito all'omicidio (A me ha inquietato, lungo quasi tutti i sette capitoli, la fissità della posizione di Raskol'nikov, steso sul divano, a osservare un fiorellino..). E' interessante capire perchè abbia ucciso, perchè, oltre la superficiale giustificazione del furto, alla base della volontà di Raskol'nikov vi è sicuramente altro: Rabbia? Frustrazione per la sua condizione disagiata e disonorevole e gelosia per una vecchia sudicia ladra che solo attraverso il male altrui è riuscita ad arricchirsi? Semplice giustizia sociale? Un insieme di casualità, di circostanze favorevoli? La discussione nella bettola tra il ragazzo e l'ufficiale, casuale, ma utile al convincimento definitivo in Raskol'nikov per l'assassinio? L'esecuzione che procede ricca di intoppi, ma sempre risoltisi fortuitamente a favore dell'omicida? Quasi come se Dostoevskij volesse sottolineare quanto importante possa essere l'influenza del mondo circostante, le casualità da esso generate, le fortune, le sfortune.. Raskol'nikov matura la certezza di voler agire lentamente, solo dopo lunghi dubbi e pensieri e complicazioni e, soprattutto, dopo parecchi inviti del destino a proseguire. E' debolezza dell'uomo agli impulsi esterni, oltre che incapacità di dominare completamente i nostri istinti, le nostre pulsioni, le nostre paure, fino a farli divenire sempre più forti, al punto da non poterli più controllare? Poi, Raskol'nikov stà impazzendo? E' impazzito di già nella Parte Seconda? O il suo atteggiamento è da definirsi naturale in seguito ad un azione così terrificante? Cosa è la pazzia e chi sono i pazzi e chi i normali? Altre domande interessanti.. Certo è che Raskol'nikov soffre e soffre pazzamente: Diviene quasi uno strazio pensare a lui.. Si vorrebbe metterla finita, proprio come anche lui crede..
Altri aspetti che hanno contribuito a migliorare i miei giudizi riguardo il libro sono stati i dialoghi lunghi e piacevoli e mai banali. Comunque, dopo aver scritto confusamente delle prime duecento pagine, a partire dalla Parte Terza, analizzerò la storia più approfonditamente, capitolo per capitolo (Se non è stato scritto prima, ogni Parte comprende sette capitoli, che, tra l'altro, rendono la lettura più compassata e serena!), sotto Spoiler, chiaramente (Minerva, mi hai fatto aprire quei Topic solo per spoilerarmi quanto avviene nel libro? :WHY :D)!

P.S. Come si racchiude il testo per evitare gli Spoiler?
 

Minerva6

Monkey *MOD*
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Minerva, mi hai fatto aprire quei Topic solo per spoilerarmi quanto avviene nel libro? :WHY :D !

P.S. Come si racchiude il testo per evitare gli Spoiler?

Mi dispiace, non immaginavo... di solito segniamo sempre a inizio post oppure nel titolo il punto in cui siamo arrivati a leggere :boh: :roll:.

Qui puoi tranquillamente spoilerare, tanto ci sei solo tu, chi leggerà saprà a cosa va incontro, comunque per maggiore sicurezza metti sempre la scritta spoiler nel titolo :wink:.
 

TheBlack

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Parte Terza, I.
L'attenzione si sposta da Raskol'nikov a Rasumichin, anche se, nella discussione breve, ma forte, che avviene quì tra Raskol'nikov e Avdotia (Sua sorella!), ancora una volta risulta lampante la condizione sempre peggiore del primo: Sempre nervoso, sempre freddo, sempre desideroso di solitudine, perchè tutto quell'Amore, tutta quella gente, forse, in nessun modo, sa, potranno conferirgli il perdono (Perdono che aveva ingenuamente creduto di ottenere facendo il possibile per il povero Marmeladov, in una sorta di gioco delle compensazioni, quasi scontato da credere, ma altrettanto evidente da etichettare come triste e inutile, ma l'illusione è durata poco più di un attimo..).
Il fulcro della sezione è, però, Rasumichin con Avdotia e Pulcheria (La madre di Raskol'nikov!), con il primo intento a convincere le due donne a tornare nella loro dimora, tranquille per le condizioni del figlio, in quanto lui stesso osserverà e porterà notizie in breve tempo. Ubriaco, Rasumichin si innamora di Avdotia, ma non è nemmeno questo ad interessarmi.. Anzi, l'apparizione della solita donna perfetta di cui, poi, un uomo si innamora, mi viene spesso a noia. Chiaramente, non ho idea di come andrà a finire, ma la bellezza descritta in Avdotia stona anche un poco con il resto della gente incontrata fino a quì e con l'atmosfera di Pietroburgo in generale.. Avrei preferito anche Avdotia rimanesse nell'anonimato del sudiciume, della povertà, della miseria, in cui tutti gli altri personaggi vivono.
Infine, parentesi su Rasumichin: Il mio personaggio preferito, fino ad ora (Anche Marmeladov mi è rimasto un poco dentro, mentre Raskol'nikov è un capitolo a parte e una analisi definitiva immagino possa essere fatta solo a libro finito!). Simpatico, carismatico anche, esuberante, pronto a scattare come una molla al minimo avvertimento di provocazione o di pericolo nei confronti della sua persona, ma, allo stesso tempo, incapace di fare del male ad una mosca, secondo me.. Un ragazzo di buon cuore, in definitiva. Che dite?

"Nonostante che Pulcheria Aleksàndrovna avesse ormai quarantatré anni, il suo viso serbava tuttora le tracce della bellezza d'un tempo, e inoltre ella pareva di gran lunga più giovane della sua età, il che avviene quasi sempre nelle donne che han conservato la limpidezza dello spirito, la freschezza delle impressioni e l'onestà, pura fiamma del cuore sino alla vecchiaia."
 
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TheBlack

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Parte Terza, II.
Niente di nuovo, se non la conferma della bontà d'animo di Rasumichin. Avdotia e Pulcheria non ricordano Agnese e Lucia del Manzoni? :?
Mi mette incredibile ansia la descrizione fatta da Rasumichin circa il carattere di Raskol'nikov e le conferme giunte, se pur angosciamente, dalla madre: "Del suo carattere non ho mai potuto fidarmi, nemmeno quando aveva solo quindici anni. Sono sicura che anche ora può tutt'a un tratto fare a sé stesso qualche cosa che nessuno mai neppur penserebbe di fare...". Dunque, già da ragazzo, da bambino, Raskol'nikov possedeva un carattere instabile? Si stà suggerendo la malattia abbia origini molto più profonde di quel che si possa immaginare? O è solo un pensiero materno, preoccupato come ogni pensiero materno, e per cui qualsiasi figlio avrebbe un carattere instabile?
Ho paura aprino la porta del cantuccio di Raskol'nikov e questi sia pronto ad ucciderli tutti, con uno sguardo da maniaco.. :OO

"I suoi guanti non solo eran logori, ma anche laceri, cosa che Rasumichin osservò, e tuttavia questa palese povertà del vestire conferiva alle due signore perfino un certo quale aspetto di particolare dignità, il che sempre succede a coloro che sanno portare anche le vesti più povere."
 

TheBlack

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Parte Terza, III.
Raskol'nikov peggiora. Penso non possa fare del male a Piotr Petrovic', fidanzato di Avdotia, ma è angosciante, vedere un uomo in tale stato. Lontano dalla famiglia, dal Mondo, impossibilitato a qualsiasi pura emozione che non sia contaminata da quel fisso pensiero, pesante come un incudine, pressante come un martello. E' un tormento. Immagino sappia l'unica via di salvezza sia costituirsi (Anche se non ne son certo..), ma non per altro.. E' che non ha il coraggio di uccidersi, non può farlo.
 

TheBlack

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Parte Terza, IV.
Ancora nulla di nuovo e di particolare da segnalare. Solo un inaspettato cambio di umore da parte di Raskol'nikov alla comparsa di Sonia, figlia maggiore del defunto Marmeladov e di professione prostituta fin da giovanissima età. Come si era rallegrato in seguito all'aiuto concesso alla famiglia Marmeladov, così appare rallegrato e rinvigorito dalla presenza di Sonia. Che l'attrazione, che l'Amore, possano alleviare i dolori di Raskol'nikov? Probabilmente, la vicinanza di una persona amata per bisogno, desiderata per bisogno (Ma pur sempre amata e desiderata, in qualche qual modo!), può alleggerire o, addirittura, cancellare per un poco il tormento causato da un atto tremendo come quello compiuto da Raskol'nikov. E' questo, secondo me, ciò che quì avviene in Raskol'nikov: Un disperato bisogno di una via di fuga, di pace, di serenità.. E quale pace più luccicante e dolce di una donna, di un Amore pronto a rincuorarti? Purtroppo, però, nemmeno questo sarà sufficiente. Nulla si cancella mai del tutto.. Soprattutto un assassinio.
 

TheBlack

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Parte Terza, V.
Questo è un Capitolo molto interessante. Tre ragioni: Una breve, ma interessante, analisi negativa del Socialismo da parte di Rasumichin (Quello stesso socialismo per cui Dostoevskij fu' condannato!); Una lunga e ancor più interessante discussione circa il diritto all'omicidio e la distinzione tra uomo comune e uomo non comune per Legge di Natura; La sgradevole sensazione Porfiri (Colui che indaga sull'omicidio commesso da Raskol'nikov!) sappia già tutto o, per lo meno, sospetti fortemente Raskol'nikov stia nascondendo qualcosa (Che bel Capitolo.. Davvero bello il confronto tra i due!).
Riguardo il primo punto, la critica mossa da Rasumichin è tra le più classiche: L'impossibilità a livello vitale, umano, naturale, ad appiattirsi in un modello di società, quello proposto dal Comunismo o dal Socialismo, perfetto, ma inimmaginabile da un punto di vista pratico. La base della riflessione parte dalla ragione per cui esiste l'omicidio, o meglio, dal come questo sia giustificato nell'ordine della società corrotta e sbagliata analizzata dai Socialisti. "Il delitto è una protesta contro l'anormalità dell'assetto sociale, e basta, e nient'altro, e non s'ammette alcun'altra causa, nulla!". Posto ciò, se l'assetto sociale dovesse volgersi al modo Socialista di intenderlo a posto, l'omicidio cesserebbe non solo di essere considerato giusto, ma, addirittura di esistere. Improbabile, dice Rasumichin. Improbabile, purtroppo, confermo anche io. Dunque, anche l'ambiente come determinante per l'azione. E quì, come anche Porfiri sostiene, ci si può trovare daccordo.
Merita un approfondimento anche la seconda questione, esposta, a quanto pare, da Raskol'nikov in un suo datato articolo, in cui egli sostiene che, spesso, gli omicidi vengono accompagnati da un particolare stato di degenza, di malattia. Questo è curioso per quanto riguardo la vicenda del personaggio, ma non è questo il punto fondamentale: Esiste differenza tra uomini comuni e non comuni per legge naturale? Dove i primi sono coloro che vivono nel presente e difendono il sapere tradizionale e il codice di comportamenti vigenti.. Sono miti, arrendevoli e sottomessi all’azione e alla volontà dei secondi, i quali hanno pieno diritto ad ogni gesto sovvertitore, che sia questo lo spargimento di sangue o altro di simile fattura. Tale diritto, però, non è fine a se stesso, perché gli uomini non comuni possiedono spesso la capacità di dire una parola nuova, come Raskol'nikov sostiene, e, ancor più spesso, di fare in modo questa parola giovi non solo a loro, ma all’umanità tutta. Dunque, questa seconda categoria è quella che vive nell’avvenire e dovrebbe accompagnare per mano il Mondo verso il futuro (Gli esempi fatti sono indicativi: Napoleone, Maometto..). Voi cosa credete? E’ complicato e non ci si può risolvere in troppo semplici moralismi (Che, tra l’altro, ci etichetterebbero come uomini fin troppo comuni!), perché è convincente anche un esempio proposto da Raskol'nikov: Se Newton avesse incontrato sulla sua strada dieci o cento uomini desiderosi di impedire la messa in luce delle sue verità, cosa avrebbe dovuto fare l’illustre scienziato? Sottomettersi? O uccidere tutti, non indistintamente, ma limitatamente al suo scopo? Messa così, scusate, io concederei pieno diritto a Newton di uccidere fino a quando non troverà via libera per cambiare il Mondo. Il punto è l’impossibilità di distinguere gli individui comuni da quelli non comuni (Quanti filosofi hanno discusso circa questa differenza..), a maggior ragione se si pensa che i primi, spesso, si considerano al pari dei secondi e (Anche se Raskol'nikov non lo crede possibile!) anche i secondi potrebbero considerarsi alla stregua dei primi.. Ma, magari, un vero uomo non comune non confonderà mai la propria indole con quella di un uomo comune e saranno solo i giudici a trovarsi in difficoltà. Bhè, solo il futuro, in realtà, potrà testimoniare la portata e la valenza delle azioni portate avanti da folli e da grandi uomini. Difficile, ma davvero interessante.. Secondo Raskol'nikov, in ogni caso, i grandi uomini sono sempre i più infelici, perché avere diritto all’omicidio non significa non possedere una coscienza.. Anzi, spesso, in tali uomini la coscienza agisce in modo ancor più perentorio, provocando una scontentezza e tristezza senza pari.
 

TheBlack

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Parte Terza, VI.
Subito una annotazione stilistica: A differenza delle prime due Parti, composte da sette Capitoli l'una, questa Parte termina con il sesto Capitolo.
C'è una forte analisi interiore da parte di Raskol'nikov: In un primo momento, si giustifica credendosi un uomo non comune, ma giunge alla conclusione sono ben altri gli atteggiamenti e i comportamenti propri di questa categoria o, comunque, non sono i suoi attuali. Si paragona ad un pidocchio, vi è un'ulteriore critica soggettiva del socialismo, interessato della felicità generale, la quale, però, non interessa a Raskol'nikov. Infine, molto interessante la riflessione su Lisaveta, l'altra uccisa assieme alla vecchia, alla quale non si pensa mai. E' questo che stranisce Raskol'nikov: Perchè a Lisaveta non pensa, mentre la sua mente si tormenta esclusivamente per l'assassinio dell'usuraia? "Povera Lisaveta! Perché mi capitò fra i piedi?... Strano, tuttavia, perché a lei non penso quasi mai, come se non l'avessi uccisa?". Strano, ma le cause possono esserci. In primo luogo, Lisaveta non era previsto dovesse morire, non era nell'ordine di idee e nelle certezze che Raskol'nikov si era impresso.. Dunque, la colpa della sua morte è quasi sua: Non doveva trovarsi lì e, se ci si è trovata, la colpa è solo sua. L'intenzione di Raskol'nikov era di uccidere solo la vecchiaccia e Lisaveta è stato un ostacolo da superare obbligatoriamente. Ecco, uccidere Lisaveta era divenuto un obbligo, un dovere per la sopravvivenza, ma uccidere la vecchia no, è stato premeditato e voluto, non era un obbligo, ci si poteva risolvere per il no. L'uomo è obbligato ad uccidere per sopravvivere? Questo scopo pare non turbare la mente.. Quasi come fosse nell'ordine naturale delle cose. Mmh..
Molto suggestivo il sogno in chiusura di Capitolo di Raskol'nikov: Ansiogeno e cupo.

Ok, Minerva, ritratto: Che gran bel libro!
 

TheBlack

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Parte Quarta, I.
Anche questo, gran bel Capitolo.. Davvero simpatico e interessante il lungo dialogo tra Svidrigailov e Raskol'nikov. Vi faccio subito una domanda, estrapolata dal discorso di Svidrigailov: "All'uomo in generale piace anzi moltissimo venir offeso, l'avete notato?". Che ne pensate? Si prova un certo gusto nel venire offesi?
Molto interessante è tutta una riflessione contorta ancora di Svidrigailov circa i fantasmi, altri mondi e le malattie.. Egli sostiene che i fantasmi possono apparire solo agli ammalati, ma proprio questo certifica la loro esistenza: Il fatto che appaiano. Ancora, questi fantasmi sarebbero brandelli di altri mondi diversi dal nostro e solo gli ammalati possono vederli perchè si discostano, grazie alla malattia, dal normale ordine terreno proprio degli organismi sani. Così, più uno è malato e più frequentemente entra in contatto con gli altri mondi. Interessante, no? Un pazzo questo Svidrigailov! :mrgreen:
Nel mezzo, vi è l'insistenza di Dostoevskij circa la frammentazione della psiche umana e, quindi, l'alternarsi di differenti stati d'animo e pulsioni nello stesso individuo, ma in modo naturale, perchè così funziona la nostra natura. In più, qualche altro accenno alle condizioni disagiate della Russia.
Infine, vi lascio con questa bella citazione riguardo la definizione di Eternità da parte di Svidrigailov (Ma anche lui ha ucciso, vero? Questo spiegherebbe la somiglianza con alcuni caratteri di Raskol'nikov, ma non è detto apertamente.. Solo espliciti segnali, secondo me!).

"-A noi, ecco, l'eternità si presenta sempre come una idea che non si può comprendere, come qualcosa d'immenso, d'immenso! Ma perchè poi proprio immenso? E se improvvisamente, in luogo di tutto ciò, figuratevi, si trovasse là solo una stanzetta, qualcosa sul tipo di un bagno di campagna, affumicato, e in tutti gli angoli dei ragni, ed eccoti tutta l'eternità! A me sapete, a volte appare in confuso qualcosa del genere.
-Ma possibile, possibile che non vi si presenti nulla di più confortante e più giusto di questo!- gridò Raskol'nikov con un sentimento penoso.
-Più giusto? E come si fa a sapere? Forse questo appunto è giusto, e sapete, io avrei fatto così proprio apposta!- rispose Svidrigailov, sorridendo vagamente."
 

TheBlack

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Parte Quarta, II.
Avviene l'incontro tra Raskol'nikov, Rasumichin, Avdotia, Pulcheria e Piotr Petrovic'. Io volevo solamente dire.. Ma davvero nessuno vede la somiglianza con "I Promessi Sposi"? Rasumichin è Renzo, buono, ma un poco irascibile; Avdotia è Lucia, sempre sveglia, attenta, troppo buona, troppo pura; Pulcheria è Agnese, buona anche lei, ma più ingenua della figlia; Piotr Petrovic' è Don Rodrigo. Ora, giudicate voi! :mrgreen:
Questo è Piotr Petrovic', un omuncolo qualunque.

"Piotr Petrovic' apparteneva alla categoria delle persone che, in apparenza, sono in società straordinariamente affabili e hanno grandi pretese di affabilità, ma che, appena qualcosa a loro non va, subito perdono tutti i propri mezzi e divengono simili piuttosto a sacchi di farina che a disinvolti cavalieri capaci di animare la brigata."
 

TheBlack

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Parte Quarta, III.
Raskol'nikov decide di rompere con la famiglia: Troppo insopportabile il loro Amore per la sua vergogna. Rasumichin ha capito tutto. Fortissima la scena in chiusura di Capitolo tra Rasumichin e Raskol'nikov.. Che pena, questo ragazzo: L'ho già detto, ma risulta anche straziante, il suo sguardo arcigno (Mi è rimasto impresso..!), me lo immagino e mi ci immagino ed è terribile..
 
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TheBlack

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Parte Quarta, IV.
Raskol'nikov incontra Sonia e, al termine di una lunga discussione (Mi piacciono questi confronti lungo tutto il libro!), pare Raskol'nikov si stia decidendo per confessare i suoi misfatti a Sonia, il giorno seguente, se si fosse presentato (Che altro ha in mente? Vuole tenter il suicidio? Ma non credo..!). Sorprendente la presenza di Svidrigailov nella stanza attigua, lì per origliare. Definitivamente, mi son convinto anche lui sia colpevole di omicidio, se non di più d'uno, e non vede l'ora di ascoltare la bocca di Raskol'nikov pronunciare la sua stessa confessione, quasi come un godimento nel non essere soli nella propria pazzia e nel proprio tormento. Come Raskol'nikov cerca di fare con Sonia: Si convince essa sia pazza (Altro che Amore.. O Amore?) e, probabilmente, lo è pure, ma come definirlo? Come accertarlo con sicurezza? E' su questo sembra insistere Dostoevskij: Sulla difficoltà nello stabilire cosa sia e cosa non sia la pazzia, ma, soprattutto, sull'impossibilità di definire un individuo in caratteristiche fisse e immutabili, segnando le altre, pur presenti, diverse come sintomi di disturbo.
 

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Parte Quarta, V.
Magistrale ulteriore confronto tra Raskol'nikov e Porfiri per livello di tensione, capacità di scrittura, dialogo.. E' stato un piacere leggerlo!
Porfiri, poi, che gran bel personaggio, che forza, che sarcasmo, che bravura, soprattutto con accanto Raskol'nikov, altro carattere sublime.. Quando parla Svidrigailov si rimane come catturati, ma quando ci sono gli altri due in scena, è uno spettacolo puro! :mrgreen:
Porfiri sa o no!? Dostoevskij riesce a creare in noi la stessa sensazione che dovrebbe star provando Raskol'nikov in quei momenti di interrogatorio psicologico incredibile! In qualche altra Discussione circa questo libro ho letto tipo "Raskol'nikov siamo noi!" o roba del genere.. Posso trovarmi daccordo, nel senso ognuno di noi, in forme e misure differenti, vive i tormenti e i timori e le incertezze e le oscillazioni di Raskol'nikov.. Ma, anche, nel senso cominciamo a vivere un po' la sua vita, i suoi sentimenti propri, e questo è solo merito di Dostoevskij! Sempre più convinto, che i grandissimi della Letteratura sono coloro riescono a farti vivere la storia. Ma viverla per davvero, come fossi tu lì dentro, in quel libro, a provare le emozioni un altro uomo ha deciso di farti sentire.
 

TheBlack

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Parte Quarta, VI.
Anche quì, ultimo Capitolo della Parte. Sorprendente l'ingresso di Nikolai, come Raskol'nikov ho tirato un sospiro di sollievo, mi son sentito rinfrancato dal termine di quella tortura. Poi, quasi a farlo apposta, in chiusura, Raskol'nikov si comincia a porre quelle stesse domande a cui mi riferivo prima: Cosa sa Porfiri? Cosa non sa? Cosa vuole e cosa ha in mano? Aveva molto, evidentemente.. Certo, si è guadagnato un poco di tempo, ma Porfiri tornerà presto a farsi sentire.. Interessante la confessione di Nikolai, no? Come dice Raskol'nikov, chiunque cederebbe e confesserebbe, se sottoposto per troppo tempo a violenze psicologiche del tipo di Porfiri e a violenze fisiche mai disprezzate..
 

TheBlack

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Parte Quinta, I.
Piotr (L'ormai ex promesso ad Avdotia!) e Lebesiatnikov protagonisti di un'altra scena e di un altro confronto magistrali. Tralasciando, a mio avviso, parecchie immagini strepitose per merito del Traduttore e di Dostoevskij ("Il nero serpe dell'amor proprio ferito tutta la notte gli aveva succhiato il cuore.", per esempio!), è importante, quì, la critica a certi Movimenti, a certe Organizzazioni, o, ancor meglio, a certi modi di creare movimento e di diffondere organizzazioni e idee. E' una sottilissima (Ma non troppo!) ironia che fa storcere il naso, che ti permette di eliminare il troppo e di comprendere la critica di fondo, la realtà dietro tante ideologie o dietro tanti rappresentanti di ideologie, che son quelli, spesso, a corrompere le prime, non il contrario. Concetti aridi, menti plagiate, argomentazioni assurde per chiunque abbia desiderio di approcciarsi con fare oggettivo e razionale alle faccende, alle questioni, ai problemi.. Nel monologo di Lebesiatnikov si toccano diversi punti, con diversi gradi di serietà e importanza. Si comincia con l'uguaglianza ricercata tra uomo e donna anche nelle risse e con la certezza che, nella società del futuro, non esisteranno nemmeno più le risse e si passa al considerare positivamente la prostituzione, osservata ora come negativa a causa dei vincoli morali ai quali la tradizione e la società ci hanno costretti, ma che, nella società del futuro, sarà perfettamente accettata, oltre che "Regolata in modo armonioso e razionale.". C'è un ulteriore riferimento all'ambiente e alla sua importante e fondamentale influenza sulle azioni dell'uomo, ma di più, sul suo modo di pensare ed osservare la realtà ("Tutto dipende dalle condizioni e dall'ambiente in cui si trova l'uomo. Tutto viene dall'ambiente, e l'uomo per sé è nulla."). C'è la chiarificazione di certi aspetti fondamentali del progressismo di Lebesiatnikov: Mai effettuare un baciamano ad una donna, perchè la si offenderebbe con gesto di disuguaglianza; Piena libertà di accedere nelle camere altrui, nel contesto della Comune, ad ogni orario del giorno e della notte, in ogni circostanza, anche nelle più spiacevoli e inopportune. Si conclude con un pensiero molto pungente e importante: Il tradimento, le corna. Di contro, si parla di sesso libero, di poligamia, di distacco totale del sentimento (Se pure un sentimento esiste!) dall'atto sessuale. E' un argomento che spesso mi son trovato ad affrontare (Direte voi, "Ma di che ca**o parli tu la sera con i tuoi amici?!"! :mrgreen:), ma è spigoloso. Magari, in altro contesto, capiterà l'occasione di parlarne (A maggior ragione che nessuno ha preso voglia di aggiungersi alla lettura di questo libro e, alla lunga, mi sembra di star parlando da solo e di star impazzendo! :? :paura:)!
Insomma, nel mezzo delle assurdità dette da Lebesiatnikov, qualche spunto importante per riflettere c'è.. Se no, addirittura, in alcuni punti andrebbe datagli tutta la ragione di questo Mondo.. Per esempio..

"Lasciando del tutto da parte la questione della castità e della pudicizia femminili come cose per sé stesse inutili, anzi come pregiudizi, io pienamente, pienamente ammetto la sua castità con me, perchè in ciò sta la sua piena libertà e il suo pieno diritto."
 

TheBlack

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Parte Quinta, II.
Altro giro, altra scena magistrale, ma, ormai, c'è poco altro da aggiungere: Credo che leggerò altro sia di Dostoevskij, sia degli altri Russi!
Ogni personaggio descritto in questo libro (Meno che madre e sorella di Raskol'nikov!) è di una grandezza incredibile, ognuno assume una sua dimensione, una sua caratura morale e caratteriale nel giro di poche pagine, se non di poche righe! Quì è evidente con Katerina Ivanovna, ma lo era stato in precedenza con Porfiri, con Rasumichin (Ecco, forse, un po' meno anche con lui!), con Svidrigailov, con Marmeladov, Sonia.. Chapeau!
Come può non essere un grande Capitolo un Capitolo che comincia così?!

"Difficile sarebbe indicare con esattezza i motivi per i quali nella testa sconvolta di Katerina Ivànovna era sorta l'idea di quella insensata commemorazione. Realmente, in essa erano stati buttati poco meno di dieci dei venti rubli e più ricevuti da Raskol'nikov propriamente per il funerale di Marmeladov. Forse Katerina Ivànovna si stimava in obbligo verso il defunto di onorarne la memoria -come si deve-, perchè tutti gli inquilini e Amalia Ivànovna in particolare sapessero ch'egli era stato -non soltanto per nulla peggior di loro, ma forse anche molto migliore-, e che nessuno di loro aveva il diritto d'-alzare il naso- dinanzi a lui. Può darsi che lì più di tutto avesse influito quello speciale orgoglio dei poveri a causa del quale, in occasione di certi riti sociali, obbligatori nel viver nostro per tutti quanti, molti poveracci tendono le loro ultime forze e spendono le ultime copeche risparmiate, pur di essere -non peggio degli altri- e perchè quegli altri in qualche modo -non li condannino-. Assai probabile è anche che a Katerina Ivànovna fosse venuto voglia, precisamente in quel caso, precisamente in quel momento, ch'era stata, pareva, abbandonata da tutti al mondo, di far vedere a tutti quegli -inquilini dappoco e ignobili- che lei non solo -sapeva vivere e sapeva ricevere-, ma anzi non era stata educata affatto per una simile sorte, bensì era stata educata nella -nobile e, si può perfin dire, aristocratica casa d'un colonnello-, e, certo, non s'era punto preparata a scopare lei stessa il pavimento e a lavare la notte i cenci dei bambini. Questi parossismi d'orgoglio e di vanità colgono a volte le persone più povere e abbattute e, ogni tanto, si trasformano in esse in un irritante, irresistibile bisogno."
 
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