Bennett, Alan - Il gioco del panino

alessandra

Lunatic Mod
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Sei monologhi, pervasi di un'ironia rassegnata ma in realtà malinconici e "cupi", come lo stesso autore li definisce, non riuscendo a comprendere egli stesso il motivo di tale cupezza. Non avevo mai letto niente di Bennett e, leggendo la lunga introduzione e in parte il primo monologo, ero un po' delusa, non mi sembrava così eccezionale. Invece, se il secondo mi è piaciuto molto, dal terzo in poi li ho trovati strepitosi, folgoranti, tanto che ho riletto il primo e la seconda volta mi è piaciuto di più. La cosa che mi stupisce è che cinque di questi monologhi hanno come protagonista, come voce narrante, una donna, e Bennett sa penetrare così bene nella sensibilità femminile, non meno di una donna. Lui stesso spiega questo nell'introduzione, dicendo che, fin da piccolo, ha vissuto molto più spesso con donne che con uomini.
Il primo monologo, La mano di Dio, racconta le delusioni e le difficoltà della titolare di un negozio di antiquariato.
Il secondo, Miss Fozzard a piede libero, ironizza (anche nel titolo) su una strana relazione di una donna di mezza età con un podologo, che spezza la sua solitudine appesantita dal dramma di un fratello colpito da ictus. E' il più divertente.
Il gioco del panino, che dà il titolo alla raccolta è, a mio parere, il migliore. In questo caso la voce narrante è di un uomo. Non svelerò niente perché, come in tutti, c'è il tragico "colpo di scena" (ma forse non è il caso di chiamarlo così) finale, ma è magistrale il modo in cui la tremenda verità si scopre pian piano e il modo in cui l'autore penetra nella mente del carnefice. Magistrale.
Il cane deve stare fuori parte dalla nevrosi di una donna maniaca della pulizia, per poi scovare scheletri nell'armadio molto più inquietanti...
In Notti nei giardini di Spagna, una tranquilla signora con un marito timido :mrgreen:, appassionata di giardinaggio, si trova ad essere testimone di un omicidio. Scoprirà una terribile verità, che si porterà dietro senza dir niente...
Aspettando il telegramma è tenerissimo e commovente. La voce narrante è Violet, una donna anziana che si trova in una casa di riposo e la cui memoria comincia a vacillare. Molto realistico sia il racconto che il personaggio.
Bennett parla di vita e di morte, di violenza sulle donne o sui bambini, di donne sottomesse agli uomini anche in maniera subdola, di rapporti familiari, della malattia fisica o mentale, della vecchiaia, delle difficoltà economiche. Di persone. Parla di cose importanti e, ripeto, molto bene, delicato e incisivo allo stesso tempo.
 
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