In un futuro distopico, chi non riuscirà a trovare un partner entro 45 giorni trascorsi in un hotel che ospita altri "sventurati", verrà trasformato in un animale a propria scelta. The lobster, ovvero l'aragosta, è l'animale scelto dal protagonista, un cupissimo Colin Farrell. Nell'hotel, che più che a un luogo per incontri sentimentali assomiglia ad un campo di concentramento, punizioni comprese, si stringono amicizie e si cercano punti in comune con le persone di sesso opposto, in modo da creare una coppia ed evitare la definitiva trasformazione in un essere non umano.
Commento tratto dal Cineforum:
La cosa che davvero mi ha sconvolto è che, chissà perché, immaginavo una commedia, grottesca ma pur sempre una commedia. Con una trama angosciante, visto l'argomento, ma un'atmosfera apparentemente colorata, briosa anche se, appunto, solo apparentemente, a rendere il tutto forse più leggero, forse più agghiacciante ancora. Niente di tutto questo.
Il film è grottesco, sì, ma cupo e malinconico nei colori quasi inesistenti e nelle atmosfere. Può far sorridere, se si ha un gran senso dell'umorismo , l'assurdità non della questione di fondo, purtroppo abbastanza reale, ma del modo fantasioso e originale, direi geniale, con cui è stata sviluppata. Dire che mi è piaciuto e che è un bel film mi disturba, non si possono usare le parole "bello", "piacevole" per un film del genere. Ma è un film che non si dimentica, che tiene lo spettatore incollato allo schermo senza il minimo calo di attenzione, che fa riflettere su centomila cose o forse su niente perché, guardandolo, ci si lascia avviluppare senza pensare troppo.
Da qui spoiler Ci troviamo in un mondo in cui essere single (non esiste nemmeno questa parola!) è un grave delitto, pena la morte, la trasformazione in un animale, e meno male che si può scegliere (io banalmente avrei scelto il cane, possibilmente da appartamento, è a basso rischio...almeno, di solito ). Poi ci sono i "solitari", coloro che si ribellano a questo mondo (a tratti mi è sembrato di rivedere qualche puntata di Lost , oltre che di rileggere 1984) ma hanno creato un sistema di regole opposto e altrettanto rigido e punitivo. Nell'hotel dei malcapitati, i sentimenti sono possibili, sì, certo, quelli imposti: le persone fingono di avere qualcosa in comune con un altro "ospite" per sopravvivere, e si creano così delle coppie totalmente ipocrite, a partire dalla direttrice e dal suo partner. Tra i ribelli solitari, i sentimenti sono banditi.
Non credo che il film perda smalto nella seconda parte dedicata, appunto, ai solitari, però mi ha spiazzato un po' il fatto che il regista li abbia voluti mostrare spietati quanto i sostenitori della coppia a tutti i costi. Forse voleva sottolineare la bruttezza e lo squallore di un mondo dominato dalle regole sociali (quale in effetti è il nostro) e ha voluto portare entrambi gli aspetti all'eccesso, costringendo lo spettatore a seguire un processo mentale sconvolgente e tutt'altro che banale (in modo che ci si soffermasse e ci riflettesse) per giungere ad una conclusione che forse, banale, lo è e cioè che, a qualsiasi prezzo, il sentimento sincero ha sempre la meglio.
Un' originale, spietata ed efficace, direi agghiacciante, critica verso l'ipocrisia della società, nonostante, secondo me, stoni il pensiero che comunque, in ogni caso, alla fin fine "in due è sempre meglio che da soli", se si è innamorati. Forse è davvero così, ma all'inizio avevo avuto l'impressione che il messaggio fosse un po' diverso.
Per me la "palma" come personaggio notevole va alla "capa" dei ribelli. Tremenda.
Tutti critichiamo chi vorrebbe vederci accoppiati a tutti i costi, chi pensa che un single non possa essere sereno, e diciamo "meglio soli che male accompagnati", bla bla bla, ma quanti di noi davvero non si lasciano condizionare da questo modo di pensare e talvolta non vanno in cerca di una persona con cui stare perché "così deve essere"?
Commento tratto dal Cineforum:
La cosa che davvero mi ha sconvolto è che, chissà perché, immaginavo una commedia, grottesca ma pur sempre una commedia. Con una trama angosciante, visto l'argomento, ma un'atmosfera apparentemente colorata, briosa anche se, appunto, solo apparentemente, a rendere il tutto forse più leggero, forse più agghiacciante ancora. Niente di tutto questo.
Il film è grottesco, sì, ma cupo e malinconico nei colori quasi inesistenti e nelle atmosfere. Può far sorridere, se si ha un gran senso dell'umorismo , l'assurdità non della questione di fondo, purtroppo abbastanza reale, ma del modo fantasioso e originale, direi geniale, con cui è stata sviluppata. Dire che mi è piaciuto e che è un bel film mi disturba, non si possono usare le parole "bello", "piacevole" per un film del genere. Ma è un film che non si dimentica, che tiene lo spettatore incollato allo schermo senza il minimo calo di attenzione, che fa riflettere su centomila cose o forse su niente perché, guardandolo, ci si lascia avviluppare senza pensare troppo.
Da qui spoiler Ci troviamo in un mondo in cui essere single (non esiste nemmeno questa parola!) è un grave delitto, pena la morte, la trasformazione in un animale, e meno male che si può scegliere (io banalmente avrei scelto il cane, possibilmente da appartamento, è a basso rischio...almeno, di solito ). Poi ci sono i "solitari", coloro che si ribellano a questo mondo (a tratti mi è sembrato di rivedere qualche puntata di Lost , oltre che di rileggere 1984) ma hanno creato un sistema di regole opposto e altrettanto rigido e punitivo. Nell'hotel dei malcapitati, i sentimenti sono possibili, sì, certo, quelli imposti: le persone fingono di avere qualcosa in comune con un altro "ospite" per sopravvivere, e si creano così delle coppie totalmente ipocrite, a partire dalla direttrice e dal suo partner. Tra i ribelli solitari, i sentimenti sono banditi.
Non credo che il film perda smalto nella seconda parte dedicata, appunto, ai solitari, però mi ha spiazzato un po' il fatto che il regista li abbia voluti mostrare spietati quanto i sostenitori della coppia a tutti i costi. Forse voleva sottolineare la bruttezza e lo squallore di un mondo dominato dalle regole sociali (quale in effetti è il nostro) e ha voluto portare entrambi gli aspetti all'eccesso, costringendo lo spettatore a seguire un processo mentale sconvolgente e tutt'altro che banale (in modo che ci si soffermasse e ci riflettesse) per giungere ad una conclusione che forse, banale, lo è e cioè che, a qualsiasi prezzo, il sentimento sincero ha sempre la meglio.
Un' originale, spietata ed efficace, direi agghiacciante, critica verso l'ipocrisia della società, nonostante, secondo me, stoni il pensiero che comunque, in ogni caso, alla fin fine "in due è sempre meglio che da soli", se si è innamorati. Forse è davvero così, ma all'inizio avevo avuto l'impressione che il messaggio fosse un po' diverso.
Per me la "palma" come personaggio notevole va alla "capa" dei ribelli. Tremenda.
Tutti critichiamo chi vorrebbe vederci accoppiati a tutti i costi, chi pensa che un single non possa essere sereno, e diciamo "meglio soli che male accompagnati", bla bla bla, ma quanti di noi davvero non si lasciano condizionare da questo modo di pensare e talvolta non vanno in cerca di una persona con cui stare perché "così deve essere"?