201° MG - Gli emigrati di W. G. Sebald

bouvard

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Ayu ed io iniziamo domani a leggere questo libro di W. G. Sebald, ci rendiamo conto che il titolo e l'autore non sono proprio quelli "di grido", ma se qualcuno vuole unirsi a noi ne saremo più che felici :)

Per Ayu questo è il primo - e spero non ultimo - approccio con Sebald, per me è il secondo perché sono stata furba e il primo approccio l'ho fatto con il suo libro più bello :mrgreen:
 
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ayuthaya

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Per Ayu questo è il primo - e spero non ultimo - approccio con Sebald, per me è il secondo perché sono stata furba e il primo approccio l'ho fatto con il suo libro più bello :mrgreen:

È vero: è il mio primo Sebald, non vedo l'ora!!! :YY
Ma chi è stata più furba? Se questo libro (che comunque è fra i titoli che mi erano stati consigliati di questo autore) mi piacerà, mi verrà l'acquolina in bocca perchè saprò che il meglio deve ancora venire!!! :sbav: :HIPP :mrgreen:

Comunque speravo di rompere il ghiaccio già stasera ma nulla, ormai è troppo tardi.. Partirò domani come stabilito e spero di non farmi lasciare troppo indietro da Bou... :MUCCA
 
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bouvard

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Ho finito di leggere la storia del primo "emigrato", si tratta del dottor Henry Selwyn ovvero Hersch Seweryn.

Com'è caratteristica di Sebald il racconto è arricchito di foto, perciò nello stesso tempo lo si legge e lo si "guarda", già in Austerlitz ero rimasta colpita da come le foto si incastrassero perfettamente nella storia tanto da non sapere se questa era stata scritta intorno a quelle, o viceversa.

Il dottor Selwyn è un uomo silenzioso, solitario, un uomo che ha nascosto per quasi tutta la sua vita la sua vera storia con quasi tutti - moglie compresa all'inizio. E' forse con quella fuga, con quell'abbandono della sua terra non è riuscito mai a far pace, e forse il suo gesto finale è dovuto al non riuscire ad accettare la nostalgia che quell'abbandono ha prodotto.

Il dottore si uccide e poco tempo dopo viene ritrovato il corpo dell'unica persona affianco della quale forse era riuscito a non sentirsi fuori posto.
 

unkadunka

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Bellissimo libro,come tutti quelli che ho letto di Sebald,purtroppo ci ha lasciato troppo presto,come dimostrano gli ottimi Nobel recentemente assegnati,in cui memoria e viaggi si intersecano strettamente,avrebbe potuto essere un degno candidato.Ps ho scoperto che esiste un film basato su Austerlitz,farei carte false per vederlo...:mrgreen:
 

bouvard

Well-known member
Bellissimo libro,come tutti quelli che ho letto di Sebald,purtroppo ci ha lasciato troppo presto,come dimostrano gli ottimi Nobel recentemente assegnati,in cui memoria e viaggi si intersecano strettamente,avrebbe potuto essere un degno candidato.Ps ho scoperto che esiste un film basato su Austerlitz,farei carte false per vederlo...:mrgreen:

Mi fa piacere quello che hai scritto soprattutto quell'iniziale "bellissimo libro" :mrgreen: perché Austerlitz quando lo lessi è stato per me una vera scoperta, non conoscevo Sebald e non sapevo cosa aspettarmi. Non avrei mai pensato che mi avrebbe sorpreso così tanto, che mi sarebbe piaciuto così tanto. Austerlitz non è uno di quei libri appassionanti che ti incatenano alle pagine, è piuttosto un libro che ti scava dentro, lo chiudi e lui continua a lavorare nel tuo cervello e nel tuo cuore.
 

ayuthaya

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Ok, sono morta di sonno ma come promesso lascio le prime impressioni... La prima storia mi ha fatto entrare nell'ottica del "tipo di autore" con cui abbiamo a che fare: come dice Bou, non si serve di un linguaggio particolare o di una trama sconvolgente, ma di un modo di approcciarsi al lettore che lo coinvolga, chiedendo la sua partecipazione nell'andare a fondo delle cose...
La prima storia è molto breve (meno di trenta pagine). Sapendo che in tutto sono quattro, ho curiosato per capire come fossero suddivise e sembra che man mano si va avanti diventino più lunghe, come se poco per volta si andasse un poco più a fondo. E infatti la prima storia, ben descritta da Bou, mi è sembrata quasi un'anticipazione: sono certa che da quelle che seguiranno capiremo di più anche di questo primo personaggio, come se le vite dei quattro "emigrati" fossero collegate fra loro.
Mi sta piacendo questa cosa delle foto, mi chiedevo se fosse un merito della mia edizione, ma a quattro pare è un marchio di fabbrica dell'autore... Quelle della seconda storia mi sembrano troppo specifiche per essere state scelte in un secondo momento, sarebbe interessante capirne la genesi...
Vabbè, per ora mi fermo qui! :mrgreen:
Notte!!!! :mrgreen:

PS con SPOILER: due personaggi su due si tolgono la vita in tarda età...che sia questo un ulteriore elemento che ricorre in tutte le storie?
 
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bouvard

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Per quanto riguarda l'ultima tua ipotesi mi sembra di no, se non sbaglio i suicidi dovrebbero essere finiti :mrgreen: ma ho solo letto a volo d'uccello alcuni commenti per non spoilerarmi troppo perciò potrebbe anche essere che non sono finiti :BLABLA dopotutto in questo libro la suspence è tutto :BLABLA :mrgreen: Ok adesso passo alle cose serie.

Dopo aver finito le storie dei primi due "emigrati" la prima considerazione che mi viene da fare è che questi due si saranno pure suicidati in tardi età, ma al suicidio ci hanno pensato tutta la vita :paura: dopo aver finito il primo racconto non ti sono venuti i brividi ripensando al fatto che il dottore ogni tanto sparava un colpo a vuoto per controllare che il fucile funzionasse ancora? :paura: insomma non solo pensava al suicidio, ma sapeva già come si sarebbe suicidato, a me questo dà i brividi, sapere che il suicidio non è il raptus di un momento ma qualcosa di pensato, ponderato :boh:
Anche nel secondo racconto c'è la stessa sensazione non a caso Paul leggeva filosofi e scrittori che si erano suicidati o avevano tentato di farlo, anche per lui quindi si è trattato di un atto a lungo cullato :paura: poi tra l'altro la forma di suicidio da lui scelta mi sembra davvero da folli :paura: insomma un conto è gettarsi all'ultimo momento sotto un treno e un conto è sdraiarsi tranquillamente su un binario ed aspettare l'arrivo del treno :paura:
 
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ayuthaya

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Ho finito le prime due storie e ho iniziato la terza. Bella la storia e la vita del maestro (non ti ricorda un pochettino lo stra-famoso Keating?:mrgreen:) e mi piace il filo conduttore del ricordo e del racconto da parte di una terza persona... Senti ma cosa ne pensi delle foto? in effetti il personaggio indicato come il maestro ricorre in molte di queste ed è facilmente "riconoscibile" (alto, occhiali, orecchie un po' a sventola)... insomma come si spiega questa corrispondenza? le storie sono inventate o no? :?
 

bouvard

Well-known member
... Senti ma cosa ne pensi delle foto? in effetti il personaggio indicato come il maestro ricorre in molte di queste ed è facilmente "riconoscibile" (alto, occhiali, orecchie un po' a sventola)... insomma come si spiega questa corrispondenza? le storie sono inventate o no? :?

ALT, alt, alt.
Le storie sono vere, Paul è stato davvero l'insegnante di Sebald per qualche tempo, Ambros Adelwarth (il terzo emigrato) era davvero il prozio di Sebald ecc. ecc.
Sebald ha ricostruito solo le loro storie perché tutte e quattro queste persone in un modo o in un altro, per una ragione o per un'altra sono state costrette a lasciare la Germania ( Selwyn era un lituano, Paul era per un 1/4 non ariano, Ambros era omosessuale...insomma tutte categorie non ben viste dal regime nazista).

Ed ecco il tema comune a tutti i libri di Sebald e che - secondo la mia, e sottolineo secondo la mia, personalissima opinione - ne fa l'erede di H. Boll in quanto a tematiche e in quanto a critiche verso la Germania. Mi spiego. Boll nelle sue opere denuncia soprattutto l'ipocrisia dei tedeschi a guerra finita, nonché quel loro atteggiamento "camaleontico" che li ha portati ad indossare abiti (ideologie) nuovi con la stessa disinvoltura con cui avevano portato il vecchio (nazismo). La Germania a fine guerra è come se avesse gettato un colpo di spugna sulla guerra, sull'Olocausto, senza prendere davvero atto delle proprie azioni e delle proprie colpe. Usando la metafora di G. Grass nel Tamburo di latta è come se la Germania non avesse fatto i conti con la gobba di Oskar cioè con il peso della Storia, non assumendosi le proprie responsabilità, morali prima ancora che materiali. Ecco Sebald condivide queste posizioni di Boll. Lui figlio di un militare tedesco, nato dopo la Seconda Guerra Mondiale e quindi privo di responsabilità si sente in colpa, e soprattutto si vergogna del comportamento della Germania verso non poca parte dell'Umanità. Apprende cosa sia stato l'Olocausto a scuola e la sua reazione sarà poi abbandonare la Germania e vivere in Gran Bretagna. Sebald è un altro emigrato, per scelta non per costrizione, e decide perciò di dare voce a quelle persone a cui in passato la Germania aveva negato questa voce.
Gli emigrati non è ancora ai livelli di Austerlitz - libro semplicemente bellissimo - ma i temi di fondo, ed in un certo senso anche le "ossessioni" di Sebald ci sono tutte. Ad es. le stazioni ferroviarie ed i treni te li ritroverai anche in Austerlitz...ma di questo parlerò in un altro post, qui ho fatto un papillo peggio dei tuoi :mrgreen: meno male che ero entrata solo per dire che sono quasi a metà del terzo emigrato :mrgreen:

P.S. Non rileggo perciò non fare caso ad accenti, apostrofi e discordanze verbali :mrgreen:
 
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ayuthaya

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ALT, alt, alt.
Le storie sono vere, Paul è stato davvero l'insegnante di Sebald per qualche tempo, Ambros Adelwarth (il terzo emigrato) era davvero il prozio di Sebald ecc. ecc.
Sebald ha ricostruito solo le loro storie perché tutte e quattro queste persone in un modo o in un altro, per una ragione o per un'altra sono state costrette a lasciare la Germania ( Selwyn era un lituano, Paul era per un 1/4 non ariano, Ambros era omosessuale...insomma tutte categorie non ben viste dal regime nazista).

(...)

P.S. Non rileggo perciò non fare caso ad accenti, apostrofi e discordanze verbali :mrgreen:

Ehm... Sai che non lo sapevo?! :?? :roll: :lol:

PS Non farmi così antipatica... :mrgreen:
 

ayuthaya

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Con la terza storia entriamo nel "vivo" dell'opera... Molta partecipazione, vicinanza emotiva. Sono arrivata al punto in cui si parla dell'ex "casa di cura"... da mettere i brividi. :paura: Dove sei arrivata tu? Io non credo che finirò questa terza storia prima di domani!
 

bouvard

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Sono anch'io alla terza storia, mi mancano una ventina di pagine per finirla,

Davvero impressionante la parte sulla clinica.

"...dallo struggente desiderio del suo prozio di veder distrutti in sé, nel modo più radicale e irrevocabile, il raziocino e la memoria"

I primi tre emigrati non riescono a venire a patti con i ricordi, due su suicidano e il terzo si sottopone volontariamente a degli esperimenti sull'elettroshock pur di cancellare la memoria :paura:
 

bouvard

Well-known member
Ho finito il terzo racconto e un po' mi sono persa :?
Molto bella la parte sulla clinica, bella anche la parte sul vecchio albergo francese con le vecchie ospiti quasi dei fantasmi a tenerlo in vita, bellissime le pagine del diario di Ambros sui viaggi con Cosmo, mi ha lasciato solo delusa il fatto che Sebald non dica quali sono i ricordi che Ambros non riesce a dimenticare e ad accettare per colpa dei quali si sottopone all'elettroshock :?
Ok è tutta gente che ha avuto - in modo diretto o indiretto - a che fare con il nazismo ed è stata costretta ad abbandonare la propria patria, ma mi pareva di aver capito che Ambros avesse lasciato l'Europa ben prima che i nazisti cominciassero a far danni, non è stato costretto ad andare via e non ha subito alcuna limitazione o violenza :? perciò perché dimenticare? perché se non fosse partito prima se fosse rimasto in Europa avrebbe subito anche lui quella sorte? Perché anche se non sei direttamente coinvolto una tragedia come l'Olocausto non può lasciarti indifferente? ok questo ci sta, ma l'elettroshock mi sembra estrema come reazione :? mi sono sicuramente persa qualcosa :? :?
 

ayuthaya

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Ho finito il terzo racconto e un po' mi sono persa :?
Molto bella la parte sulla clinica, bella anche la parte sul vecchio albergo francese con le vecchie ospiti quasi dei fantasmi a tenerlo in vita, bellissime le pagine del diario di Ambros sui viaggi con Cosmo, mi ha lasciato solo delusa il fatto che Sebald non dica quali sono i ricordi che Ambros non riesce a dimenticare e ad accettare per colpa dei quali si sottopone all'elettroshock :?
Ok è tutta gente che ha avuto - in modo diretto o indiretto - a che fare con il nazismo ed è stata costretta ad abbandonare la propria patria, ma mi pareva di aver capito che Ambros avesse lasciato l'Europa ben prima che i nazisti cominciassero a far danni, non è stato costretto ad andare via e non ha subito alcuna limitazione o violenza :? perciò perché dimenticare? perché se non fosse partito prima se fosse rimasto in Europa avrebbe subito anche lui quella sorte? Perché anche se non sei direttamente coinvolto una tragedia come l'Olocausto non può lasciarti indifferente? ok questo ci sta, ma l'elettroshock mi sembra estrema come reazione :? mi sono sicuramente persa qualcosa :? :?

Ti leggo e rispondo entro stasera (spero) quando anch'io avrò finito la terza storia!
 

ayuthaya

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Eccomi... scusa il ritardo ma ho rallentato un po'! :roll:
Allora, innanzitutto anche a me è piaciuta la terza storia, soprattutto, oltre alla parte sulla clinica, quella in cui l'immaginazione del narratore "ricostruisce" la vita di Deauville all'epoca in cui ci soggiornavano Cosmo e Ambros... Ho trovato un po' più ostica la lettura del diario, ma alcune immagini di Gerusalemme, benchè "negative" sono molto belle...
Per rispondere alla tua domanda, in effetti anche a me la sottoposizione all'elettro-shock sembra una misura un po' eccessiva se messa in relazione al puro desiderio di "dimenticare"... dimenticare cosa, in effetti? Non so se il concetto di "emigrati" in questo libro sia necessariamente connesso all'identità di ebrei: è vero che a quanto pare lo sono tutti, però secondo me il rapporto non è così dipendente da ciò che è accaduto durante il nazismo, non so se mi spiego. Forse si può interpretare il tema del ricordo, dell'oblio, del sentirsi estranei, ecc. in modo più universale, di cui l'orrore nazista è solo una declinazione, anche se la peggiore... Cosa dici?
Devo
Io ho iniziato la quarta storia: il narratore ha appena conosciuto il pittore. Spero di riuscire a finire la storia e quindi il libro entro domani, mi sa che tu sei decisamente più avanti...
 
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bouvard

Well-known member
Fino a venti pag dalla fine - SPOILER

Eccomi... scusa il ritardo ma ho rallentato un po'! :roll:
Allora, innanzitutto anche a me è piaciuta la terza storia, soprattutto, oltre alla parte sulla clinica, quella in cui l'immaginazione del narratore "ricostruisce" la vita di Deauville all'epoca in cui ci soggiornavano Cosmo e Ambros... Ho trovato un po' più ostica la lettura del diario, ma alcune immagini di Gerusalemme, benchè "negative" sono molto belle... Per rispondere alla tua domanda, in effetti anche a me la sottoposizione all'elettro-shock sembra una misura un po' eccessiva se messa in relazione al puro desiderio di "dimenticare"... dimenticare cosa, in effetti? Non so se il concetto di "emigrati" in questo libro sia necessariamente connesso all'identità di ebrei: è vero che a quanto pare lo sono tutti, però secondo me il rapporto non è così dipendente da ciò che è accaduto durante il nazismo, non so se mi spiego. Forse si può interpretare il tema del ricordo, dell'oblio, del sentirsi estranei, ecc. in modo più universale, di cui l'orrore nazista è solo una declinazione, anche se la peggiore... Cosa dici?
Devo Io ho iniziato la quarta storia: il narratore ha appena conosciuto il pittore. Spero di riuscire a finire la storia e quindi il libro entro domani, mi sa che tu sei decisamente più avanti...

Mi mancano una ventina di pagina per finire. Beh nella storia del pittore le colpe del nazismo sono ben evidenti e ben specificate, Ferber ancora bambino è stato messo dai genitori su un aereo per l'Inghilterra proprio per sottrarlo ai rastrellamenti nazisti, mentre loro restano in patria e verranno quindi deportati.
In effetti in quest'ultimo racconto c'è un particolare che - seppure con altre modalità - ritornerà poi in Austerlitz, anche se lì ricordo viene raccontato più dettagliatamente e se ne riesce a cogliere più adeguatamente il peso.
Francamente il terzo racconto mi ha lasciata perplessa, non so cosa dirti sulla tua interpretazione, so solo che per Sebald questo tema dell'oblio e nello stesso tempo della memoria è importantissimo, gli ebrei di questo libro cercano disperatamente di dimenticare senza riuscirci, mentre i tedeschi vengono accusati di aver dimenticato in fretta e di essere incapaci di trattenere la memoria di ciò che hanno fatto :? :?
 

unkadunka

New member
Oggi una scrittrice scozzese,Ali Smith,autrice di L'una e l'altra,qui a Ferrara ha citato Sebald,per la sua maestria nella descrizione architettonica dei luoghi.Un autore tenuto in grande considerazione dai maggiori scrittori contemporanei.
 
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