Mastrocola, Paola - L'esercito delle cose inutili

estersable88

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«Insomma, quel mattino di novembre, mentre andavo a zonzo nel vuoto da non so quanto tempo, succede che io incontro questo tale. E vi posso dire che, accidenti, se prendevo a destra anziché a sinistra non lo avrei incontrato. Quindi? Quindi tutto questo deve pur significare qualcosa. Ho preso a sinistra ed è stato tutto quel che è stato, questa benedetta storia che adesso vi racconto». È da qui che prende avvio il romanzo, per trascinarci presto in un altrove abitato da asini, libri, funamboli, macinini da caffè, poeti, scollatori di francobolli e altre mirabolanti creature. E poi c'è Guglielmo, un ragazzino che scrive delle lettere sgangherate e bellissime da cui emerge a poco a poco la sua storia. E c'è qualcuno, Raimond, che raccoglie quelle parole e le trasforma in un'azione. Perché ciò che è vecchio, desueto, ai margini, eccentrico, può essere mosso da un'energia misteriosa e seguire strade poco battute, dove l'utile e l'inutile sanno ribaltarsi l'uno nell'altro e diventare, forse, una sostanza nuova.

Confesso che, sebbene abbia scritto molti libri, alcuni anche premiati, è il primo libro che leggo di Paola Mastrocola e, a lettura ultimata, mi chiedo:”perché non la conoscevo? Perché non l’ho letta prima?”.
“L’esercito delle cose inutili” è un libro spassoso, divertente, originalissimo, ma che regala mille spunti per riflettere. E’ la storia di Raimond, un asino vecchio e randagio che, un bel giorno, incontra Res, un libro alto quanto un litro di latte, che lo conduce nel paese delle cose inutili, un luogo strampalato popolato dalla gente più strana. Qui possiamo trovare, ciascuno nel suo prato, gli avvitatori di lampadine, i raccoglitori di conchiglie, i trapiantatori di primule e così via. Sono loro i protagonisti di questa bella storia, loro e Guglielmo, un ragazzino di undici anni che non riesce a salire sulla pertica, che ama scrivere temi e lettere e che ha un problema. E’ proprio per aiutare Guglielmo che Raimond ed i suoi compagni si uniscono in un’impresa pseudo eroica che si trasforma in una festa. Non ci avete capito niente? Volete sapere cosa intendo? Beh, leggete il libro e capirete! Vi assicuro, ne vale lapena.
I temi chiave sono senz’altro l’amicizia, la fiducia negli altri, il rispetto per chi è diverso da noi e l’importanza del passato e dei ricordi. Con uno stile diretto e colloquiale, Paola Mastrocola ci porta in un mondo che sembra tanto diverso dal nostro, ma che in fondo non lo è poi così tanto, dove conosceremo creature che hanno tanto da insegnarci. Un libro da leggere a qualsiasi età: va bene per i ragazzi, per i preadolescenti come Guglielmo, ma anche per gli adulti che ognitanto dimenticano di essere stati bambini. Davvero una piacevole scoperta!
 
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francesca

Well-known member
Difficile raccontare la trama di questo libro senza fare spoiler.
Il protagonista Raimond infatti è molto particolare e la sua vera entità si disvela piano piano, anche se poco prima del completo palesamento, il lettore ha già abbastanza indizi per capirla.
Volendo riassumere brevemente senza anticipare molto, Raimond, dopo una vita di lungo e duro lavoro, che comunque lo ha reso felice, viene mandato in pensione, estromesso dalla comunità nella quale ha vissuto finché ritenuto abile; si ritrova in un luogo fantastico in cui sembrano dimenticate cose e persone ritenute inutili, unite nella ricerca di un senso alla propria vita. Qui Raimond incontra personaggi bizzarri che fanno cose bizzarre e un amico molto particolare, che cerca in qualche modo di aiutarlo a trovare la felicità in questo non-luogo. Fin quando inizia a ricevere lettere da Guglielmo che gli racconta la sua vita di ragazzino di dodici-tredici anni con una famiglia anch’essa bizzarra, la madre distratta, il padre che lo considera da meno della sorella, i ragazzini a scuola che lo bullizzano.
A malincuore devo riconoscere che il libro non mi è piaciuto.
Dico a malincuore perché all’inizio invece avevo una sensazione bella positiva, di un libro divertente, assurdo, ma anche profondo, originale… Mi dava l’idea di stare leggendo una fiaba moderna, fresca e dalle mille sfaccettature.
Ma una volta svelata l’identità del protagonista tutto ha iniziato ad essere molto affastellato e discontinuo e a popolarsi di una banalità e di una serie di luoghi comuni scoraggianti.
Un esempio fra tutti la storia di bullismo vissuta da Guglielmo, in cui i bulletti sono ragazzi brutti e ottusi, capitanati da un ragazzino che ha un teschio sulla felpa, mentre lui è un ragazzo sensibile e incompreso, timido e profondo. Capisco la necessità di semplificare per rimanere nel tono fiabesco scelto per la narrazione, ma semplificare non vuol dire sempre banalizzare.
Insomma, una bella idea di fondo, ma che a mio parere non riesce a decollare, appesantita dalle troppe implicazioni e banalità.


Francesca
 
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