Placido, Michele - 7 minuti

alessandra

Lunatic Mod
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Nell’azienda tessile Varazzi si respira tensione. L’accordo tra i cinici dirigenti e i nuovi partner francesi, rappresentati da una bella signora cordialmente altezzosa, sta per giungere al termine. Bianca, la rappresentante dei lavoratori (una sempre bravissima Ottavia Piccolo) è chiusa dentro una stanza con loro da ore. Fuori, le altre rappresentanti del consiglio di fabbrica scalpitano nell’attesa. Cosa si sta decidendo lì dentro? Il loro futuro lavorativo è in pericolo? La fabbrica non chiuderà, dice Bianca una volta fuori, con gli occhi pesti, e nessuno verrà licenziato. Ma le operaie dovranno sacrificare 7 minuti della loro pausa. Sospiro di sollievo generale: 7 minuti, che vuoi che sia. Il nostro posto non è in gioco, è una rinuncia minima, di cui non ci accorgeremo nemmeno. Ma è davvero così? Le donne sembrano tutte d’accordo per votare a favore, ma Bianca non la pensa allo stesso modo…

Tratto da una piece teatrale - la struttura mi ha ricordato vagamente Carnage di Polanski - il film si concentra completamente sulle donne che discutono (e litigano furiosamente) chiuse dentro una stanza. Dal loro voto dipende non solo il loro futuro, ma anche quello delle trecento colleghe che attendono fuori. Il film getta uno sguardo disincantato sul mondo del lavoro in fabbrica, presentandocelo dall’interno; uno sguardo realista nonostante personaggi un po’ eccessivi, cosa forse necessaria considerando la struttura del film, poiché vivacizzano e rendono brillante una trama che diversamente potrebbe non attirare abbastanza l’attenzione sul tema.
Le donne vengono rappresentate ciascuna con la propria personalità e il proprio singolare rapporto con il posto di lavoro che, ovviamente, condizionerà il loro voto: c’è Ornella, una sorprendentemente brava Fiorella Mannoia, la veterana, con la figlia incinta interpretata da Cristiana Capotondi; la sanguigna Greta/Ambra Angiolini, anche lei molto brava; la più giovane e indecisa, seppur apparentemente un po’ sbruffona, Alice; l’impiegata resa invalida da un incidente sul lavoro, interpretata da Violante Placido; la napoletana esuberante, Maria Nazionale; le operaie extracomunitarie; la donna maltrattata dal marito e quella vessata dal capo.
Michele Placido fa spesso parti da s***** e le fa bene.
Il messaggio, nonostante tutto, è positivo: nonostante sia sempre più difficile restare a galla nel mondo lavorativo attuale, mai abbassare la cresta e rinunciare alla propria dignità. L’unione può fare la forza.
Bel film intelligente, realistico e toccante; interessante anche il modo in cui risalta lo sviluppo delle idee attraverso il confronto.
 
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