Diderot, Denis - Il nipote di Rameau

Minerva6

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Ho scelto nella lista dei "1001 libri da leggere prima di morire" (valida per la sfida letteraria) questa breve opera del filosofo francese Diderot perché ricordavo con piacere il suo "Jacques il fatalista e il suo padrone", ma non sono riuscita a ritrovare lo stesso coinvolgimento :boh:.
C'è sempre la satira e il paradosso, ma l'ho sentita un po' sottotono rispetto all'altra (ma di certo lo ero io, perciò non sono riuscita ad apprezzarla in pieno, dovrei rileggerla in un altro periodo).
Diderot stesso dialoga con questo nipote di Rameau (che ha lo stesso nome di suo zio e alla fine può essere considerato come l'alter ego del filosofo) su vari temi quali la felicità, la musica, l'educazione dei figli, la morale, l'arte... Ne è attratto e disturbato allo stesso tempo, è un personaggio particolare che vive da parassita ma non se ne pente, adulando i ricchi che lo ospitano presso di loro, ma è senza peli sulla lingua.

E' densa di citazioni da sottolineare. Queste sono alcune:
Non sarete mai felice, se il pro e il contro vi dispiacciono in egual misura: bisognerebbe scegliere un partito e attenervisi. Pur convenendo con voi che i geni siano di solito singolari, e che, come dice il proverbio, non vi siano uomini grandi senza un granello di follia, non perciò ci ricrederemo.

Avete ragione. Il punto importante è che voi e io esistiamo, e che siamo voi e io: tutto il resto vada come può. Il miglior ordine delle cose è a mio avviso quello nel quale io dovevo essere; e abbasso il più perfetto ordine dei mondi, se io non ne faccio parte.
Preferisco essere, ed essere un ragionatore impertinente, che non essere.

Quando leggo "L'avaro", mi dico: Sii avaro, se vuoi, ma guardati dal parlare come un avaro. Quando leggo "Il Tartufo", mi dico: Sii ipocrita, se vuoi, ma non parlare come un ipocrita. Conserva i vizi che ti sono utili, ma non avere né il tono né le apparenze dell'uomo vizioso, che ti renderebbero ridicolo. Per garantirsi da questo tono e da queste apparenze, bisogna conoscerli: ora, quegli scrittori li hanno mirabilmente raffigurati. Io sono io e resto quel che sono, ma agisco e parlo come si conviene. Non sono di quelli che disprezzano i moralisti. Confessava apertamente i vizi che aveva lui e che hanno gli altri, ma non era ipocrita.
 
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