Hasek, Jaroslaw - Il buon soldato Sc'vèik

miciaccio

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Sebbene si tratti di un tomo di oltre 800 pagine, lasciato peraltro incompiuto dall'autore morto alla precoce età di 40 anni, non mi è affatto pesata la lettura che qualche problema avrebbe potuto crearlo eccome visti gli innumerevoli richiami a piè di pagina presenti nell'opera, un'infinità di luoghi, personaggi e vocaboli in lingua originale da perderci la testa a seguirle tutte. Forse proprio quello era l'intento dell'autore che scopro da Wikipedia essere stato un vero burlone al punto che per un certo periodo della sua vita a Praga grazie ad uno pseudonimo scriveva per un giornale di sinistra polemizzando aspramente con se stesso dalle colonne di un giornale di destra. Giuseppe Sc'vèik è un assiduo frequentatore di osterie,sbarca il lunario vendendo cani di dubbia razza e provenienza (cenni autobiografici di Hasek) e riformato dall'esercito col titolo di "idiota notorio" non si scompone più di tanto quando l'arciduca Ferdinando viene assassinato a Sarajevo. La prima guerra mondiale è alle porte ma non per lui, almeno così crede. Dopo esser passato per carceri e manicomi con l'accusa di essere un sovversivo, falso invalido e via discorrendo finisce col diventare attendente del "particolare" cappellano militare Otto Katz. E' questa una delle parti più divertenti del libro (spassoso l'episodio del divano), ma l'idillio finisce presto e Sc'vèik si ritrova in viaggio per il fronte, dove peraltro non lo vedremo mai all'opera a causa della precoce morte dell'autore. Molti scrittori si sono ispirati a questo libro, c'è un po' di Sturmtruppen e persino il Sergente Maggiore Hartman di Kubrick sembra essere uscito da queste pagine. Se non ci si lascia irretire dall'infinità di aneddoti e sproloqui di Sc'vèik che recita alla perfezione la sua parte di "idiota notorio", si scoprirà un gran bel libro considerato uno dei capolavori del '900.
 
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