Salmawy, Mohamed - Colazione al Cairo

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Sinossi:
Doha è una donna altolocata, una stilista riconosciuta che si muove tra feste esclusive ai piani alti dei grattacieli, lontana dai recenti avvenimenti
politici che scuotono il Cairo. Un giorno, però, bloccata nel traffico di piazza Tahrir, rischia di perdere l'aereo che deve portarla in Italia dove per
la prima volta ha l'occasione di presentare la sua collezione di moda al jet-set internazionale. Con l'aiuto del marito, influente membro del partito al
governo, riesce ad arrivare in tempo in aeroporto e a partire. In aereo incontra il prof. Al-Ziny, esponente del partito progressista e avversario politico
del consorte che, nonostante le iniziali ritrosie di Doha, si dimostra abile e affascinante conversatore. Arrivati a Roma si separano ma, complice il destino,
si ritrovano in un ristorante di Trastevere e dopo cena, accompagnandola in albergo, Al-Ziny le regala una rosa. Doha ha abbassato ormai tutte le difese
e si abbandona al fascino dell'uomo. Comincia allora a nutrire dei dubbi sul proprio lavoro, sulle proprie convinzioni politiche e sul proprio matrimonio.
Intanto in Egitto la situazione politica si fa sempre più difficile tanto che al loro ritorno Al-Ziny viene arrestato. E Doha prende una decisione che
cambia la sua vita mentre cambiano i destini del suo paese. Sull'incalzare dei movimenti della primavera araba, un romanzo sulla forza della passione che
travolge e sgretola anche le convinzioni più profonde. Titolo originale: ''Agnihatu-l-faràsha'' (2011).

“Colazione al Cairo” è un romanzo breve e delicato, la cui lettura somiglia al battito d’ali di una farfalla. L’autore, Mohamed Salmawy, racconta due storie tra loro molto diverse che si intrecciano nel finale, la storia della bella Doha e del giovane Ayman, entrambi impegnati, anche se in modo diverso, a trovare se stessi.
Siamo in Egitto, un Paese sull’orlo della rivolta, in cui regna l’insoddisfazione ed il malcontento per l’azione del Partito al governo e per le condizioni in cui vive la gente comune. Per le strade del Cairo piene di manifestanti si aggirano anche i due protagonisti di questo libro, entrambi troppo presi dalle loro vite per interessarsi ai problemi del Paese. Doha è la bella moglie di un esponente del partito al governo, è una stilista di moda, bella, ma insoddisfatta da una vita che non ha scelto e nella quale è ingabbiata. Ayman, invece, è un giovane studente ingannato dal padre che gli ha sempre fatto credere che la madre fosse morta. Ayman scopre che la donna, invece, è ancora viva e decide di ritrovarla, anche a costo di andare contro tutto e tutti. Mentre lui viaggia verso Tanta alla ricerca della madre, Doha vola verso l’Italia per presentare la sua collezione di abiti ispirati alle farfalle. Il posto accanto al suo, in aereo, è occupato da un uomo strano e carismatico, il professor Al-Zini, che Doha non conosce, ma che presto le diverrà indispensabile. Proprio grazie ad una conversazione in aereo, infatti, Doha avrà modo di riflettere su se stessa, su chi è e cosa vuole. Sarà questo il punto di partenza verso la sua rinascita, la sua trasformazione da corpo racchiuso in un bozzolo a farfalla dai colori sgargianti in grado di spiegare le ali verso la libertà e, finalmente, verso l’amore.
Questo è un romanzo di riscatto, di rinascita, di ricerca delle proprie origini personali, familiari e storiche. Doha e Ayman sono, loro malgrado, i simboli di un Paese che non è più disposto a sottostare alle scelte altrui, un Egitto, quello della Primavera Araba, che lotta contro la tirannia ed il mal governo e vuole liberarsi dall’oppressione. E’ una lettura che consiglio per i temi trattati, anche se mi resta qualche perplessità. Trovo che, per tornare alla simbologia della farfalla, questo romanzo sia ancora in bozzolo e che non sia sbocciato: vista la forza dei temi affrontati mi sarei aspettata maggiore intensità, sia nell’amore tra Doha e il professore, sia nella descrizione delle rivolte studentesche e popolari. Forse, più che i concetti in sé, a frenare il romanzo è proprio lo stile di scrittura di Salmawy: leggendo queste pagine pensavo che le avesse scritte un giovane esordiente, ma guardando la biografia dell’autore ho scoperto che non è affatto così! Il libro è scritto con una prosa fin troppo chiara, didascalica, quasi edulcorata… mi aspettavo uno stile trascinante, invece sembra che Salmawy abbia paura di sbilanciarsi!
Comunque… a parte quest’aspetto, il libro è buono e ve lo consiglio: è una lettura breve ed interessante, magari come spunto per approfondire leggendo altro.
 
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