Kawase, Naomi - Le ricette della signora Toku

alessandra

Lunatic Mod
Membro dello Staff
Un film particolare, di una lentezza tutta orientale che all'inizio può scoraggiare, di certo una trama avvincente non è il suo punto forte ma è bello perché umano, tenero, ricco di sentimento seppur nella sua semplicità.
La signora Toku ha 76 anni e si presenta all'improvviso nel locale in cui un giovane triste e frustrato, deriso dalle giovani clienti, vende dorayaki (dolci ripieni di pasta di fagioli rossi, non penso che mi piacerebbero :mrgreen:) senza nessun entusiasmo. La donna vuole a tutti i costi essere assunta; l'uomo dapprincipio diffida, poi, dopo aver assaggiato la sua "an", cambia idea...
Si tratta di una storia prevalentemente interiore, del racconto dell'incontro tra due solitudini, un incontro (non del tutto casuale) tra due persone che trasformano l'una la vita o quantomeno l'interiorità dell'altra. La signora Toku è un personaggio dolcissimo, quasi fiabesco.

Mi ha stupito il fatto che questo film parlasse dei malati di morbo di Hansen, più conosciuto come lebbra, non ne avevo quasi più sentito parlare, se non in qualche sporadico caso (reale). Scenario stupendo (soprattutto i ciliegi).
 
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isola74

Lonely member
Confermo che il film è abbastanza lento, mantiene lo stesso ritmo blando dall'inizio alla fine, ma non si può dire noioso.
La storia prende forma poco a poco, e seppure in una maniera tutta "orientale", a tratti diventa appassionante.
I tre protagonisti rispecchiano le tre diverse tappe della vita umana: la giovinezza, l'età adulta e la vecchiaia, e dal loro incontro ciascuna di esse uscirà un po' meno sola.
Infatti il film è in sostanza il racconto di tre solitudini, una dovuta alla malattia e all'emarginazione sociale, una al proprio comportamento, e l'ultima, quella della ragazza, dovuta ad una mamma del tutto assente, la cui figura lei cerca in tutti i modi di recuperare.
La prima parte del film è la migliore secondo me, con la spiegazione allegorica della trasformaizone graduale dei fagioli rossi in marmellata ("i fagioli devono abituarsi piano piano allo zucchero"), la seconda parte appare un po' troppo drammatica.
Bellissimi i ciliegi in fiore.

Consigliato.
 

elisa

Motherator
Membro dello Staff
"Noi siamo nati per osservare e ascoltare questo mondo; è solo così che, anchesenza riuscire nella vita, possiamo trovare, possiamo davvero trovare, un senso alla nostraesistenza"

Questo è il testamento della signora Toku, questo approccio alla vita e al mondo, non aggressivo e che permette anche a chi ha ricevuto delle ferite nella vita di goderla e viverla pienamente. come ha fatto lei che pur affetta da lebbra, dopo aver vissuto un'intera vita in sanatorio con la privazione di libertà e anche di diritti come quello di avere un figlio, si trova oramai anziana a desiderare di preparare la salsa di azuchi per i "dorayachi", dei dolci che vengono venduti come street food nei baracchini. Otterrà questo lavoro dal solitario ed enigmatico Santaro, svogliato e depresso, che sente tutto come un peso perché ha fatto uno sbaglio nella vita e adesso lo paga e non riesce più a sentire una motivazione o una passione che lo guidino. Toku sarà determinante nel suo riscatto come forse lo sarà per Wakana, un'adolescente trascurata dalla madre e piena di complessità che ha come unico riferimento il chiosco di dorayaki e un canarino. Film delicato, che si muovo come un fiore di ciliegio, con leggerezza e profondità. Forse poco incisivo ma che lascia un buon profumo alla fine della visione.
 

Ondine

Logopedista nei sogni
La signora Toku è affascinante, è fiabesca, mi ha trasmesso una grande serenità.
La prima parte del film è dolce, accentua i sensi con l'immagine splendida dei ciliegi in fiore, il profumo dei dorayaki e il gusto dell'an.
C'è la riscoperta di gesti lenti ed armoniosi.
La seconda parte diventa più aspra, c'è il ritorno alla realtà ma il finale lascia spazio alla speranza.
La figura della signora Toku è commovente e mi ha trascinato a sé.
 
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