Susan
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Siamo negli anni '60, e nessuno, o quasi, si ricorda più di Baby Jane Hudson (Bette Davis).
Ma quella che oggi è un'anziana donna burbera ed eccentrica, da bambina è stata una stella del varietà, il cui nome stava sulla bocca di tutti e ai cui spettacoli accorreva la massa. Oggi vive in una lussuosa villa di Los Angeles con la sorella Blanche (Joan Crawford), un'ex diva del cinema la cui carriera è stata stroncata anni prima da un misterioso incidente che l'ha costretta sulla sedia a rotelle. Blanche può però ancora vantare una schiera di fan che la ricorda con affetto; la sua carriera, seppur breve, è stata così fulgida da adombrare per sempre gli anni di gloria di Baby Jane. Le due, così diverse (Blanche è posata e ragionevole, mentre Jane perennemente ubriaca e litigiosa), dipendono loro malgrado l'una dall'altra: Jane è mantenuta economicamente da Blanche, mentre quest'ultima, a causa della sua disabilità, necessita dell'aiuto dell'altra per il cibo e per l'essenziale.
La veste di infermiera non sembra però calzare tanto bene all'ex bambina prodigio, che dà chiari segni di non avere più intenzione di prendersi cura della sorella malata: nei suoi confronti cova da anni un rancore mai sopito...
Questo classico dell'horror psicologico del '62 è ancora capace di inquietare fortemente le nostre menti di spettatori, sebbene ormai assuefatte ad ogni tipo di violenza. Joan Crawford riesce a suscitare forte empatia vestendo i panni della donna indifesa e immobilizzata, costretta a subire le vessazioni fisiche e psicologiche della sorella pazza, e l'isolamento nella quale si trova quando questa, perfidamente, le toglie anche i pochi legami che le rimanevano col mondo esterno, risulta claustrofobico.
Bette Davis è magistralmente terrificante nel ruolo di una bambina viziata, capricciosa e in cerca di attenzioni imprigionata nel corpo di una donna vecchia, ed è capace di dare al suo personaggio sfumature psicologiche che solo un'attrice leggendaria come lei poteva dare: si meritò senz'altro la nomination che ricevette agli Oscar del '63 (l'anno delle sette statuette al mitico Lawrence d'Arabia ).
Una nomination, come miglior attore non protagonista, la ricevette anche Victor Buono, per la sua interpretazione del pianista scapolo e squattrinato che Jane assume al fine di realizzare il suo ridicolo sogno di tornare a cantare davanti a un pubblico come faceva da bambina. E' il suo personaggio, insieme a quello della madre, ad aggiungere al film quel tocco di humour che contribuisce a renderlo così memorabile.
Diverse solo le scene di grande impatto, quella finale compresa, ma devo ahimè trattenermi dallo scriverne per non essere tacciata di spoileraggio Solo un'ultima cosa: se ancora non l'avete visto, fatelo subito!
Ma quella che oggi è un'anziana donna burbera ed eccentrica, da bambina è stata una stella del varietà, il cui nome stava sulla bocca di tutti e ai cui spettacoli accorreva la massa. Oggi vive in una lussuosa villa di Los Angeles con la sorella Blanche (Joan Crawford), un'ex diva del cinema la cui carriera è stata stroncata anni prima da un misterioso incidente che l'ha costretta sulla sedia a rotelle. Blanche può però ancora vantare una schiera di fan che la ricorda con affetto; la sua carriera, seppur breve, è stata così fulgida da adombrare per sempre gli anni di gloria di Baby Jane. Le due, così diverse (Blanche è posata e ragionevole, mentre Jane perennemente ubriaca e litigiosa), dipendono loro malgrado l'una dall'altra: Jane è mantenuta economicamente da Blanche, mentre quest'ultima, a causa della sua disabilità, necessita dell'aiuto dell'altra per il cibo e per l'essenziale.
La veste di infermiera non sembra però calzare tanto bene all'ex bambina prodigio, che dà chiari segni di non avere più intenzione di prendersi cura della sorella malata: nei suoi confronti cova da anni un rancore mai sopito...
Questo classico dell'horror psicologico del '62 è ancora capace di inquietare fortemente le nostre menti di spettatori, sebbene ormai assuefatte ad ogni tipo di violenza. Joan Crawford riesce a suscitare forte empatia vestendo i panni della donna indifesa e immobilizzata, costretta a subire le vessazioni fisiche e psicologiche della sorella pazza, e l'isolamento nella quale si trova quando questa, perfidamente, le toglie anche i pochi legami che le rimanevano col mondo esterno, risulta claustrofobico.
Bette Davis è magistralmente terrificante nel ruolo di una bambina viziata, capricciosa e in cerca di attenzioni imprigionata nel corpo di una donna vecchia, ed è capace di dare al suo personaggio sfumature psicologiche che solo un'attrice leggendaria come lei poteva dare: si meritò senz'altro la nomination che ricevette agli Oscar del '63 (l'anno delle sette statuette al mitico Lawrence d'Arabia ).
Una nomination, come miglior attore non protagonista, la ricevette anche Victor Buono, per la sua interpretazione del pianista scapolo e squattrinato che Jane assume al fine di realizzare il suo ridicolo sogno di tornare a cantare davanti a un pubblico come faceva da bambina. E' il suo personaggio, insieme a quello della madre, ad aggiungere al film quel tocco di humour che contribuisce a renderlo così memorabile.
Diverse solo le scene di grande impatto, quella finale compresa, ma devo ahimè trattenermi dallo scriverne per non essere tacciata di spoileraggio Solo un'ultima cosa: se ancora non l'avete visto, fatelo subito!
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