Cos'è un classico?

Dallolio

New member
Salve a tutti, vi voglio porre un quesito che ho a lungo dibattuto con un altro utente di questo forum, lo Scriba, che è un mio caro amico.
Cos'è un classico? Spesso si utilizza questa espressione in modo vago e generico, dando per scontato che chiunque ne intenda in modo preciso il termine; "classico" in tal senso è sia un poeta antico, come Orazio, che uno scrittore contemporaneo, come Vittorini, ma chiunque vede con chiarezza come i due testi abbiano poco in comune.
Si potrebbe dire invece che "classici" sono tutti i testi che hanno, nonostante i secoli passati, ancora una forte attualità, ma a mio avviso è caratteristica precipua, come afferma Scriba, l'inattualità di gran parte della letteratura classica, il suo essere un "totalmente altro" rispetto alla nostra cultura e alla nostra visione del mondo.
Cosa ne pensate?
 
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Scriba

New member
Eh, sì, è proprio un interessante punto, questo.
Credo che la grandezza di un classico sia proprio il suo forte legame con il tempo nel quale è stato concepito e scritto. Solo con questo forte legame, un classico è in grado di raffigurare un'epoca, di fungere da documento di un gusto, di una sensibilità, di una forma mentis che altrimenti non potremmo percepire.

Questo è anche il motivo per cui, dal mio punto di vista, trovo molto indicativo l'indice di gradimento del pubblico. Lungi dall'essere mera questione di marketing, il successo editoriale di un libro è secondo me importantissimo.
Che ci piaccia o no, Moccia ed i suoi libri parlano ai ragazzini di oggi, ed un domani, fra quaranta, cinquanta, sessant'anni, anche cento, magari non piacerà più come oggi, ma resterà un formidabile documento di un gusto e di una sensibilità. Chi vorrà capire come ragionasse un adolescente di inizio XXI secolo, troverà in Tre metri sopra il cielo un validissimo esempio, esattamente come (si parva licet componere magnis) un Aristofane è indicativo per capire il rapporto fra gli Ateniesi e la politica nella seconda metà del V secolo a.C. (con le loro illusioni e disillusioni, rancori, paure, ansie, ubbie, tic e quant'altro), o come un Pavese è esplicativo in massimo grado del disagio morale e materiale che gli Italiani ebbero nell'immediato dopoguerra.

Mi piacerebbe sentire altre opinioni in merito. :D
 
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Palmaria

Summer Member
Scriba ha scritto:
Eh, sì, è proprio un interessante punto, questo.
Credo che la grandezza di un classico sia proprio il suo forte legame con il tempo nel quale è stato concepito e scritto. Solo con questo forte legame, un classico è in grado di raffigurare un'epoca, di fungere da documento di un gusto, di una sensibilità, di una forma mentis che altrimenti non potremmo percepire.

Questo è anche il motivo per cui, dal mio punto di vista, trovo molto indicativo l'indice di gradimento del pubblico. Lungi dall'essere mera questione di marketing, il successo editoriale di un libro è secondo me importantissimo.
Che ci piaccia o no, Moccia ed i suoi libri parlano ai ragazzini di oggi, ed un domani, fra quaranta, cinquanta, sessant'anni, anche cento, magari non piacerà più come oggi, ma resterà un formidabile documento di un gusto e di una sensibilità. Chi vorrà capire come ragionasse un adolescente di inizio XXI secolo, troverà in Tre metri sopra il cielo un validissimo esempio, esattamente come (si parva licet componere magnis) un Aristofane è indicativo per capire il rapporto fra gli Ateniesi e la politica nella seconda metà del V secolo a.C. (con le loro illusioni e disillusioni, rancori, paure, ansie, ubbie, tic e quant'altro), o come un Pavese è esplicativo in massimo grado del disagio morale e materiale che gli Italiani ebbero nell'immediato dopoguerra.

Mi piacerebbe sentire altre opinioni in merito. :-D

Concordo in pieno con lo Scriba! Anche secondo me il termine "classico" indica un libro che rappresenta il quadro d'insieme di un'epoca, di un momento storico, di una sensibilità, come dici giustamente tu, e che è interessante scoprire per le generazioni successive al fine di assaporare fino in fondo questa sensibilità e coglierla il più possibile!
 
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sergio Rufo

New member
si potrebbero dire mille cose a riguardo, ma semplifichiamo: tutto cio' che non e' moderno. ( salvo rare eccezioni, naturalmente)
 

Bobbi

New member
Ecco cosa dice Calvino (testo integrale qui):
1. I classici sono quei libri di cui si sente dire di solito: «Sto rileggendo…» e mai «Sto leggendo…»
2. Si dicono classici quei libri che costituiscono una ricchezza per chi li ha letti e amati; ma costituiscono una ricchezza non minore per chi si riserba la fortuna di leggerli per la prima volta nelle condizioni migliori per gustarli.
3. I classici sono libri che esercitano un’influenza particolare sia quando s’impongono come indimenticabili, sia quando si nascondono nelle pieghe della memoria mimetizzandosi da inconscio collettivo o individuale.
4. D’un classico ogni rilettura è una lettura di scoperta come la prima.
5. D’un classico ogni prima lettura è in realtà una rilettura.
6. Un classico è un libro che non ha mai finito di dire quel che ha da dire.
7. I classici sono quei libri che ci arrivano portando su di sé la traccia delle letture che hanno preceduto la nostrae dietro di sé la traccia che hanno lasciato nella culturao nelle culture che hanno attraversato (o più semplicemente nel linguaggio o nel costume).
8. Un classico è un’opera che provoca incessantemente un pulviscolo di discorsi critici su di sé, ma continuamente se li scrolla di dosso.
9. I classici sono libri che quanto più si crede di conoscerli per sentito dire,tanto più quando si leggono davvero si trovano nuovi, inaspettati, inediti.
10. Chiamasi classico un libro che si configura come equivalente dell’universo, al pari degli antichi talismani.
11. Il «tuo» classico è quello che non può esserti indifferente e che ti serve per definire te stesso in rapporto e magari in contrasto con lui.
12. Un classico è un libro che viene prima di altri classici; ma chi ha letto prima gli altri e poi legge quello,riconosce subito il suo posto nella genealogia.
13. È classico ciò che tende a relegare l’attualità al rango di rumore di fondo, ma nello stesso tempo di questo rumore di fondo non può fare a meno.
14. È classico ciò che persiste come rumore di fondo anche là dove l’attualità più incompatibile fa da padrona.


Alla luce di queste definizioni, che io trovo molto convincenti, non credo che Moccia diventerà mai un classico. Quando facciamo l'esempio di Aristofane (esempio peraltro pertinente) dimentichiamo però che Aristofane era di altissimo livello letterario, cosa che non si può dire di Moccia e che secondo me è un fattore indispensabile per diventare un classico. Moccia, poi, non si configura come "equivalente dell'universo" perché non narra dell'universo giovanile, tant'è che vero che molti giovani (e meno male) non si riconoscono affatto in quelle descrizioni, in quel modo di essere e di sentire.

Comunque queste motivazioni addotte da Calvino sono il motivo per cui io leggo di preferenza classici e pochissimo contemporaneo.
 

elisa

Motherator
Membro dello Staff
riporto in luce questa discussione visto che il dibattito sui classici è sempre presente :)
 

Mizar

Alfaheimr
Eh, sì, è proprio un interessante punto, questo.
Credo che la grandezza di un classico sia proprio il suo forte legame con il tempo nel quale è stato concepito e scritto. Solo con questo forte legame, un classico è in grado di raffigurare un'epoca, di fungere da documento di un gusto, di una sensibilità, di una forma mentis che altrimenti non potremmo percepire.

Questo è anche il motivo per cui, dal mio punto di vista, trovo molto indicativo l'indice di gradimento del pubblico. Lungi dall'essere mera questione di marketing, il successo editoriale di un libro è secondo me importantissimo.
Che ci piaccia o no, Moccia ed i suoi libri parlano ai ragazzini di oggi, ed un domani, fra quaranta, cinquanta, sessant'anni, anche cento, magari non piacerà più come oggi, ma resterà un formidabile documento di un gusto e di una sensibilità. Chi vorrà capire come ragionasse un adolescente di inizio XXI secolo, troverà in Tre metri sopra il cielo un validissimo esempio, esattamente come (si parva licet componere magnis) un Aristofane è indicativo per capire il rapporto fra gli Ateniesi e la politica nella seconda metà del V secolo a.C. (con le loro illusioni e disillusioni, rancori, paure, ansie, ubbie, tic e quant'altro), o come un Pavese è esplicativo in massimo grado del disagio morale e materiale che gli Italiani ebbero nell'immediato dopoguerra.

Mi piacerebbe sentire altre opinioni in merito. :D
È esattamente non così.
Un classico è un libro la cui rappresentazione di un epoca ha, di fatto, nessuna importanza. Moccia no sarà un classico come non lo sono stati gli scrittori di romanzi d'appendice (perfetti nel raffigurare la loro epoca).

Uno scrittore classico è uno scrittore canonico: un tizio che ha canonizzato un modo di scrivere. Un "modo"... Non dei contenuti storici. E questo tizio diviene tale tramite lo splendore estetico, tramite la capacità cognitiva.
L'arte serve a creare bellezza: per dirla in termini liberalcapotalistici, essa risponde ad un bisogno umano cheè il piacere estetico; rappresenta lacurva di domanda di questo piacere.
Per tutto il resto ci sono gli archivi storici.



Sono agli antipodi rispetto a scriba.
Per me un classico è tale quanto più si allontana (in ogni possibile senso) dall'epoca in cui è stato composto.
 

Des Esseintes

Balivo di Averoigne
È esattamente non così.
Un classico è un libro la cui rappresentazione di un epoca ha, di fatto, nessuna importanza. Moccia no sarà un classico come non lo sono stati gli scrittori di romanzi d'appendice (perfetti nel raffigurare la loro epoca).

Uno scrittore classico è uno scrittore canonico: un tizio che ha canonizzato un modo di scrivere. Un "modo"... Non dei contenuti storici. E questo tizio diviene tale tramite lo splendore estetico, tramite la capacità cognitiva.
L'arte serve a creare bellezza: per dirla in termini liberalcapotalistici, essa risponde ad un bisogno umano cheè il piacere estetico; rappresenta lacurva di domanda di questo piacere.
Per tutto il resto ci sono gli archivi storici.



Sono agli antipodi rispetto a scriba.
Per me un classico è tale quanto più si allontana (in ogni possibile senso) dall'epoca in cui è stato composto.

Non posso che quotare l'esimio Mizar :)
Aggiungo pure una costatazione che non mi pare da poco: Aristofane era un semi-genio, Pavese un fine intellettuale, Moccia un semi-analfabeta..
 

Lin89

Active member
Moccia no sarà un classico come non lo sono stati gli scrittori di romanzi d'appendice (perfetti nel raffigurare la loro epoca).

Seppur sono d'accordo sul fatto che Moccia non sarà un classico (più che altro lo spero...) non ho capito la seconda parte della frase. I tre moschettieri non sono un classico? Dumas non è uno scrittore classico?
 

Yamanaka

Space's Skeleton
Secondo me avete un pò di ragione entrambi, un classico è un libro che riesce al contempo a catturare lo spirito dei suoi tempi (del resto tutti noi non siamo monadi staccate dal mondo, ma ne viviamo immersi: nell'ambiente, in un'epoca storica, in una società, etc) e astrarsene, per cogliere qualcosa di essenziale che, pur nell'incessante mutare delle forme, rimane.
 

maurizio mos

New member
Che strana questa abitudine di appiccicare etichette sopra a tutto... comunque secondo me Scriba e Mizar hanno (ovviamente) entrambi ragione.
Un classico è naturalmente un libro che, con proprietà di linguaggio (proprietà in rapporto all'epoca in cui è stato scritto), profondità di pensiero, acutezza di immagini e linearità di pensiero ci restituisce un'epoca in modo tale da venir apprezzato anche a posteriori anche per il suo valore di testimonianza storica (Aristofane, Tacito ecc.?).
Un classico è naturalmente un libro che, con proprietà di linguaggio (proprietà in rapporto all'epoca in cui è stato scritto), profondità di pensiero, acutezza di immagini e linearità di pensiero ci propone argomenti che vanno al di là dell'epoca in cui il libro è scritto ma risultano testimonianze eterne del vivere e del pensiero umano (Shakespeare, Pavese ecc.?).
Credo che quest'ipotesi sia più o meno in linea con i "punti" di Calvino (non per chiamare tanto sponsor a sostenere la mia ipotesi) che infatti attribuisce al "classico" la proprietà di essere al di là delle epoche ma riconosce che pur se il "classico" deve essere superiore "all'attualità", considerata "rumore di fondo" di tale rumore non può fare a meno.
 

maurizio mos

New member
... non ho capito la seconda parte della frase. I tre moschettieri non sono un classico? Dumas non è uno scrittore classico?

Quando scriveva, per i suoi contemporanei Dumas era un apprezzato e ben pagato romanziere d'appendice; quando ero ragazzo io (50anni or sono) era uno dei tre scrittori per ragazzi per eccellenza (Salgari - Verne - Dumas, gli altri erano dei "minori"); ora è un classico... ma guarda un po'...
 

Mofos 4ever

New member
Secondo me un libro per essere considerato classico(in generale) dovrebbe avere almeno qualche piccolo particolare che derivi dall' arte greca.

Al di fuori di ciò credo che debba anche raccontare un poco il suo periodo storico(dell'autore) aggiungendo delle riflessioni personali(o direttamente, o tramite un personaggio). Un classico, rappresenta anche la bellezza(dato che la bellazza è arte e il classico è arte).
Non so se si capisca perfettamente cosa intendo, ma credo che il messsaggio principale sia comprensibile.
 

Nidice

New member
Un classico è in libro conosciuto quasi universalmente e apprezzato dalla maggior parte dei suoi lettori, un libro che lasci un segno indelebile in chi lo legge.

-Niccolò
 

Karmelj

New member
Io per classici intendo tutte quelle opere che hanno segnato in maniera indelebile la storia di una letteratura
 

Holly Golightly

New member
Un classico è un'opera canonica. Non credo di poter aggiungere altro a questa definizione :D (di conseguenza: la definizione di "classico" è tutt'altro che soggettiva)
 

Mazarine

New member
Ciao a tutte/i !
Un classico è un libro che ha mille anni, ma che pare scritto ieri.
Forse non in dall'inizio alla fine, certo...Ma attraverso il quale tu, da un'epoca più o meno lontana, consoli, fai ridere , riflettere piangere o capire qualcosa a me, che ti sto leggendo ora ...:HIPP
 
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