Davis, Garth - Lion - La strada verso casa

Des Esseintes

Balivo di Averoigne
Saroo ha 5 anni e vive con i fratelli e la madre in un piccolo villaggio dell'India dell'estremo nord. Un giorno, accompagnando il fratello maggiore Guddu al lavoro, resta a dormire su una panchina in stazione in attesa che questi ritorni. Quando Saroo si sveglia, spaventato e spaesato, per sbaglio prende un treno che lo porta a Calcutta, 1600 KM distante. Inizierà un'odissea lunga anni che vedrà come prima tappa la Tasmania...

Come approcciare il primo film dell'australiano Garth Davis? Noto esclusivamente per le regie pubblicitarie qui si confronta con film tratto da una storia vera, non c'era molto da spettacolarizzare e il nostro ha infuso nella pellicola tutto il suo bagaglio empirico.
Il risultato? A mio parere un film imbarazzante.
La lunga parte in India, terra che non comprendo, non voglio comprendere e non comprenderò mai, serve solo a confermare quanto quelle popolazioni siano povere, non proprio sviluppatissime e senza alcuna speranza. La telecamera indugia su una quantità di miseria, sporcizia, disagio e malessere da far spavento. Il povero Saroo, degnamente interpretato da Sunny Pawar, è mostrato come un indifeso infante alla ricerca di casa propria; nessuno sembra volergli dare una mano, anzi, per poco non casca in qualcosa di molto brutto, solo l'intervento di un benevolo giovanotto gli permette di essere portato in un pietoso e poco accogliente centro di recupero/orfanotrofio. E debbo ammettere che già a questo punto il ritmo soporifero ha ammazzato ogni interesse nella visione, si procede per pura inerzia per la mera curiosità di poter rilevare fino a che punto potranno arrivare i colpi bassi per commuovere l'ignaro spettatore.
Giunge la parte nelle quale Soroo, adottato e ormai valente ventenne, inizia a farsi mille pippe mentali perché desidera sapere della sua famiglia e da dove veniva il treno che lo portò a Calcutta. Questo blocco con le turbe psicologiche del pessimo Dev Patel (incredibilmente candidato all'Oscar come miglior attore non protagonista; che poi, ma se è il protagonista assoluto, come può esser candidato come non protagonista???) è ancor peggiore del primo, non lo salva nemmeno la presenza della bella Rooney Mara. L'incartapecorita Kidman (pure lei nominata) ci mette del suo con un paio di pianti e faccette contrite. Non voglio nemmeno parlare del problematico fratello (anch’esso adottato) di Saroo e voglio assolutamente tacere delle “ammirevoli” motivazioni che han spinto la coppia australiana alla doppia adozione. Il clima generale precipita, tutti sono scontenti e tristissimi, Saroo non si da pace, traccia linee su linee sulla sua piantina gigante dell'India finché un bel giorno...
Non voglio discutere la bellezza della storia vera, vorrei solo sapere: c'era bisogno di una “cosa” del genere? Si, "cosa" è il termine che ha più attinenza con questo film. Non so come una pellicola così possa conquistare e chi possa conquistare: onusta di luoghi comuni, infarcita di stucchevoli scene strappalacrime, poverissima di contenuti di qualsiasi tipo. Il tipico film difficoltosissimo da portare a termine (io ho fatto una fatica immane), preparato a tavolino per cercare di commuovere il pubblico, un inganno perpetrato ai danni dello spettatore. Questo è quello che definirei l'apice del film drammatico stereotipato, una vuota insulsaggine che si pavoneggia dietro ingannevoli piumaggi colorati. No, mostrare l’India disagiata non è fico caro Garth Davis; premere sulla bontà dei personaggi, sulla loro grandezza d’animo e sul del tema di quanto sia difficile il ritrovare se stessi mediante banalità è una strada facile e meschina; presentare un finale realizzato in quel modo è una mossa furbesca, ruffiana.

Per me è un mistero come questo lungometraggio (a proposito, 129 minuti sono veramente troppi) possa aver ricevuto ben sei candidature ai premi Oscar, delle quali ben tre assolutamente inverosimili: fotografia, sceneggiatura non originale e miglior film, assurdo.
L'unica "strada verso casa" che rifarei volentieri è quella percorsa dal figlio di Zhang Ziyi e del suo adorato maestro nell'omonima pellicola di Z.Yimou :D Credo che sia una delle 3 peggiori pellicole che io abbia visto dal 2000 a oggi, bocciatissimo!

VOTO 4,5
 
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