D'Avenia, Alessandro - L'arte di essere fragili

Valuzza Baguette

New member
In questo libro D'avenia si rivolge a Giacomo Leopardi,gli scrive delle lettere,ogni capitolo infatti comincia con "Caro Giacomo" come se si trattasse appunto di uno scambio epistolare.
Infatti è lui,il protagonista,o almeno cosi potrebbe sembrare a prima vista,perchè il vero protagonista di questo libro a mio avviso è la passione,l'amore,sia esso per l'arte o per il proprio lavoro,o per la vita in generale,
Oltre ad esaminare i momenti salienti della vita di Leopardi,come la tentata fuga da Recanati,la perdita della vista,il declino della salute del poeta,gli amori non corrisposti e infine la morte l'autore analizza le sue opere piu importanti e ne trae spunto per parlare dei suoi alunni(D'avenia è infatti un insegnante oltre ad essere un autore)e di come si approcciano all'adolescenza o ai problemi che questa particolare fase della vita ci porta ad affrontare.
Molto interessanti a mio avviso le parti in cui parla del modo in cui vorrebbe fosse la scuola,o parla dei suoi studenti(come la studentessa che si procurava dei tagli alla quale ha consigliato la lettura del diario di Hetty Hillesum).
Si intuisce chiaramente la grande passione che l'autore ha nei confronti della poesia e della letteratura,ma anche la voglia di trasmettere questa passione,di cercare come ripete piu e piu volte "un rapimento",un interesse che ci assorba,che ci ispiri,che renda la vita degna di essere vissuta,
Il tema dell'adolescenza è piuttosto costante durante tutta la lettura e affrontato da molteplici angolazioni.
Mi aspettavo qualcosa di diverso,qualcosa di più "trascinante"d'altro canto la passione con cui D'Avenia inonda le pagine di questo libro è encomiabile e nonostante non sia una lettura particolarmente facile l'ho trovata interessante,forse a volte un pochino ripetitiva.
Lo stile dal punto di vista narrativo è affascinante e mi è piaciuto,quindi anche se l'approccio con questo autore pe me non è stato dei migliori sicuramente leggerò altre opere.
 
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Zingaro di Macondo

The black sheep member
Mi aspettavo qualcosa di diverso,qualcosa di più "trascinante"d'altro canto la passione con cui D'Avenia inonda le pagine di questo libro è encomiabile e nonostante non sia una lettura particolarmente facile l'ho trovata interessante,forse a volte un pochino ripetitiva.
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Ho bisogno di una lettura che mi faccia riscoprire l'amore per i libri, stavo puntando a questo.
 

estersable88

dreamer member
Membro dello Staff
Alessandro D’Avenia è un professore di lettere al liceo, è uno scrittore seguito da lettori di tutte le età, ma soprattutto è un uomo di trentanove anni con un amore per la letteratura, la poesia, la bellezza. Nei suoi precedenti libri D’Avenia ha affrontato temi importanti come la malattia, la morte, la figura importantissima di Padre Pino Puglisi (suo insegnante di religione al liceo), ma la costante di tutte le sue opere è l’attenzione che dedica all’adolescenza. Anche in questo suo ultimo libro ne parla diffusamente, cercando di dare ai ragazzi (e non solo) un insegnamento: è possibile trovare la felicità, è possibile vivere la propria vita con gioia, è possibile usare gli ostacoli che troviamo sul nostro cammino come opportunità di crescita. Basta lasciarsi rapire… tutto sta in un incontro con qualcosa, con qualcuno.
Di cosa parla, in fin dei conti, questo libro? Di felicità, di bellezza, di gratitudine, di vita. Ma D’Avenia non ne parla dall’alto di una cattedra, con superiorità, in modo freddo ed aulico! Lo fa attraverso la sua esperienza personale di docente e scrittore che ogni giorno riceve le testimonianze di vita di tanti ragazzi; ma soprattutto attraverso la sua esperienza di ragazzo di diciassette anni che un giorno fu rapito dalle parole di un poeta, Leopardi, che sentiva sue. Questo rapimento gli ha salvato la vita e dura ancora oggi. Nelle lettere contenute in questo libro D’Avenia ringrazia Leopardi per tutto ciò che ha scritto, per i personaggi che ha creato e nei quali non è difficile riconoscersi. Molti considerano questo poeta come lo “sfigato”, il pessimista cosmico, ma D’Avenia ci mostra come, invece, egli fosse un “predatore di felicità”, un’anima sensibile, profonda, in grado di vedere oltre le apparenze, di descrivere con i suoi versi la bellezza, sia essa naturale o spirituale.
Ripercorrendo le opere di Leopardi noteremo come egli non sia poi così lontano da noi, da ciò che anche noi viviamo ogni giorno, dalle fasi della nostra vita… e non sarà difficile immergerci nella natura da lui così magistralmente descritta; e d’improvviso questo giovane sfigato con la gobba lo sentiremo vicino, un compagno di vita, di gioie e di sofferenze.
Con la sua collaudata maestria nell’uso delle parole, D’Avenia ci dona non solo un’immagine nuova e più vera di Leopardi, ma un’ancora per i giorni bui e per quelli luminosi, una riserva inesauribile di emozioni: la letteratura. Ma l’insegnamento più grande che si può trarre da queste pagine affascinanti è questo: per affrontare al meglio la vita bisogna lasciarsi rapire da qualcosa o da qualcuno, che sia Leopardi, il Rap, i film, lo sport, bisogna vivere le proprie passioni e condividerle con gli altri. Solo così potremo intraprendere la strada verso la felicità e fare della nostra fragilità un’arte.
A conclusione, un piccolo consiglio personale: questo libro, a mio parere, ha bisogno di almeno due letture. Come tutte le cose belle, infatti, la prima lettura si fa d’un fiato: le parole, le pagine, i concetti hanno un fascino che stordisce e dal quale non ci si può staccare. E’ necessario, però, assorbirne il senso profondo con una seconda lettura, magari più attenta, calma e ragionata. Solo così, infatti, ci si potrà soffermare con attenzione sulle citazioni leopardiane e sulla loro estrema attualità ed aderenza al testo. Detto questo, ovviamente mi sento di consigliare questo libro e di fare i miei complimenti al professor Alessandro D’Avenia che, ancora una volta, mi ha emozionata.
 

Je_darl

New member
Lo sto leggendo in questo periodo, a me pare molto interessante e profondo. Da una chiave di lettura diversa riguardo a Leopardi, che tutti considerano uno "sfigato" (riporto le parole del libro, non voglio insultare o offendere) e riporta le esperienze di insegnamento dell'autore.
OT: Attendo il nuovo libro, sempre di D'Avenia "Ogni storia è una storia d'amore" che dovrebbe uscire a giorni! :)
 

Roberto89

MODerato
Membro dello Staff
Anche se non so molto di Leopardi, questo libro mi ha colpito per la sua capacità di parlare, in modo semplice ma profondo, alla parte più profonda di noi. Il formato non è fra quelli che preferisco: l'autore scrive delle lettere a Leopardi, ma ovviamente queste servono come punto di partenza per parlare di lui e per parlare a noi. Le riflessioni sulla vita, spesso scaturite da qualche evento della vita di Leopardi o da qualcosa che ha scritto, sono tante e non penso che avrebbe senso provare a riportarle o a riassumerle qui. Partendo dal concetto di "rapimento", quel momento nella vita in cui alcuni di noi si accorgono di aver trovato quel qualcosa che per un motivo o un altro dà senso alla nostra vita, l'autore usa Leopardi come esempio di uomo che, grazie proprio a questo rapimento, non si ferma nemmeno nei momenti più difficili della vita, nemmeno quando la vita sembra proprio farti desiderare di morire e agognare quella pace giorno e notte.
Non so Leopardi abbia davvero vissuto così il suo rapimento, che nel suo caso è stato la poesia (o comunque la scrittura), ma le riflessioni che l'autore fa sulla vita sono davvero belle e, cosa ben più importante, invitano a riflettere ancora di più. Sicuramente è un libro da rileggere, fosse anche solo per questi pensieri in cui l'autore ci parla direttamente (prendere note durante la prima lettura aiuta parecchio).

Voto: 4 stelle su 5
 
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