Salamov, Varlam - I racconti della Kolyma

elisa

Motherator
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Una raccolta di racconti che parlano dell'esperienza dello scrittore russo nei gulag sovietici, dove passa 17 anni della sua vita.
Salamov è un grande scrittore e questo libro è un vero capolavoro.
Ti coinvolge umanamente ed è uno di quei libri che cambia la visione della vita.
lo consiglio a tutti indistintamente, perché è un libro da cui non si può prescindere e per non dimenticare un periodo atroce della nostra storia recente.
 
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zolla

New member
esistono varie versioni del libro più o meno complete ma anche leggendo pochi di questi racconti ci si rende conto della terribile vita vissuta da questi uomini nel gulag quoto elisa vero capolavoro del 900
 

elisa

Motherator
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Cito una frase dell'autore: "La nostra epoca è riuscita a far dimenticare all'uomo che è un essere umano". Leggendo I racconti della Kolyma, si scende all'inferno e si prova orrore per quello che è successo a milioni di uomini in tutti i campi di concentramento che sono esistiti ed esistono, che siano gulag o lager o campi di correzione non fa differenza. Per chi ha letto Se questo è un uomo di Primo Levi o Una giornata di Ivan Denisovic di Solzenicyn credo che questa sia una lettura conseguente.
Salamov oltre alla grande capacità descrittiva coglie tutti gli aspetti dell'animo umano, in una realtà particolare come quella russa dove tutti potevano finire nei gulag, dal semplice contadino all'uomo di potere, dove la delazione era lo strumento di controllo consueto. Salamov riesce a dare dignità e voce a tutti gli uomini distrutti e negati da questo sistema infame, gli da un nome e un cognome e ne racconta le storie e le sofferenze. Parla anche della memoria di chi ha vissuto esperienze così tragiche e che vuole dimenticare e non sa più ricordare. Il fatto di raccontare è uno sforzo incredibile che lo scrittore paga, Salamov morirà solo e disperato in un ricovero.
 
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elena

aunt member
Non riesco a trovare le parole per esprimere tutto ciò che mi ha lasciato questo libro: mi sembra di aver aperto la porta di un mondo sconosciuto e sconvolgente.
Grandissima la capacità dell'autore di penetrare l'animo degradato delle vittime dei lager: persone di diversi ambienti sociali, con le più disparate storie alle spalle, si ritrovano a condividere l'orrore di condanne disumane.
Un libro su cui meditare e riflettre, una testimonianza importante che illustra una realtà che dovrebbe essere maggiormente conosciuta.
 

shvets olga

Member
Qualche volte ho provato scrivere un commento sul libro di Shalamov I racconti di Kolyma ma non riuscivo finirlo.Maggiorparte della mia vita e' stata passata in URSS, ho amavo mia patria e sono stata molto orgogliosa che sono stata nata in paese che non esiste piu.C'erano molte pagine bellissime nella storia di questo paese, ma purtroppo c'erano anche pagine nere. Io sento dolore immenso per le vite sprezzate. Sento anche la colpa.Cercando sul internet la traduzione in italiano I racconti di Kolyma (purtroppo non l'ho trovato) ho trovato commenti di Sergio Rapetti "Il recupero della pieta' e della memoria".Mi permetto postare qualche citazioni:
"Il geniale regista cinematografico russo Andrej Tarkovskij (1932-1986), giа gravemente malato, nelle ultime settimane passate in ospedale, lesse proprio I racconti di Kolyma. Dalle sue impressioni affidate al diario traggo una frase significativa: “Molti, dopo averli letti, si chiedono con stupore da dove venga, dopo tutti questi orrori, un tale senso di purificazione. Nel raccontare la sofferenza Šalamov, con la sua veritа senza compromessi – l’unica arma di cui disponga – costringe il lettore a compatire, a soffrire insieme a lui, e a inchinarsi a quell’uomo che e' stato all’inferno”.
"Perrini, il compianto Andrej Sinjavskij: “La situazione del lettore non e' propriamente comoda. Nei Racconti di Kolyma, diversamente che in altre opere letterarie, il lettore non si identifica con l’autore, lo scrittore (il quale “sa tutto” e lo conduce per mano), ma col detenuto. Con un uomo rinchiuso nella condizione del racconto. Non si ha scelta. Bisogna leggere dunque questi brevi racconti uno dopo l’altro, senza un attimo di respiro, trascinare tronchi squadrati, carriole cariche di minerale. E’ una prova di resistenza, una verifica della buona qualitа umana (inclusa quella del lettore). Certo, si puo interrompere la lettura e ritornare alle proprie occupazioni. In fin dei conti, il lettore non e' un detenuto! E' vero, ma come vivere allora, senza aver letto fino in fondo? Come un traditore? Come un pavido, che non ha il coraggio di guardare in faccia la veritа? Come un futuro aguzzino o una futura vittima delle situazioni qui raccontate?”
"Cerchiamo di aprirci alla veritа e alla memoria , cosi sofferte da Salamov, dell’esistenza e morte dei milioni di vittime di quel “crematorio bianco” che fu la Kolyma; cosi da non renderci complici neppure inconsapevoli della loro rimozione e del loro oblio; seguiremo cosi il cammino dell’Autore e condivideremo la sua certezza, malgrado e contro tutto e tutti, che il ricordo di un tragico passato puo diventare occasione di vita nuova."

Da leggere!!!
 

elisa

Motherator
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grazie olga per il tuo prezioso contributo, tu che l'hai letto in lingua originale, com'è la scrittura di Salamov, perchè in italiano è potente e intensa.
La cosa che mi ha colpito di più in questi racconti è la capacità di Salamov di farti entrare alla Kolyma, ti senti appartenere a quel luogo, nel bene e nel male e ti chiedi chi saresti stato tra tutti i personaggi che lui descrive. Assumi tutti i comportamenti che uomini disperati e ridotti al nulla possono esprimere, senti dentro di te la morsa del freddo, la fatica, il dolore e la domanda che ti viene più spesso alle labbra è: "Com'è possibile sopravvivere in queste condizioni?". Eppure si soppravvive e questo è un grande insegnamento di vita e nello stesso tempo si prova una forte indignazione e un agire anche del singolo perchè questi sistemi atroci spariscano dalla faccia della terra.
 

shvets olga

Member
grazie olga per il tuo prezioso contributo, tu che l'hai letto in lingua originale, com'è la scrittura di Salamov, perchè in italiano è potente e intensa.
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Shalamov e' un scrittore autentico. I racconti di Kolyma e' un esempio dell' arte letterario con lingua ricca. Lui scriveva poesie, amava molto poesie di Blok e Pasternak.Basta dire che lui e' stato nominato come Dostoevskij, Dante del ventesimo secolo. Shalamov ha detto:"Arte e' immortalita della vita" e confermava questo nelle sue opere.
Vi propongo intervista con I.Sirotinskaia, lei e' stata compagna degli ultimi anni di vita di Shalamov:

http://www.broderie.it/pages/pagesPolis/Salamov.htm
 

elena

aunt member
Grazie olga per i bellissimi commenti riportati ma anche per la tua testimonianza: è veramente commovente e ammirevole l'amore per il tuo paese natale.......ed è importante sia così!!!
Molto significativa la tua frase Shalamov e' un scrittore autentico: è il giusto riconoscimento di un autore che attribuisce all'arte, ad ogni tipo di arte, un valore immortale.
Sicuramente è un autore di cui dovrò approfondire la conoscenza.
 

Vladimir

New member
Sottoscrivo completamente ciò che dice Olga. I racconti della Kolymà sono un libro tremendo e feroce; una denuncia spietata dello stalinismo, e dell'oscurantismo di stato che ha avvolto l'URSS per tanti, troppi anni. Varlam Tichonovič Šalamov fu un comunista sincero ed entusiasta, che partecipò con fervore alla rivoluzione, credendo di costruire davvero una nuova umanità, più giusta e completamente differente dal marcio regime zarista. Ma, ahimé, il futuro doveva essere diverso; professore di diritto all'università di Mosca, fu arrestato già nel 1929 per aver diffuso il Testamento di Lenin, una serie di lettere del grande leader rivoluzionario nelle quali accusava Stalin di essere un incapace e un violento. Fu rilasciato nel 1931. La parola fine fu scritta definitivamente nel 1937, quando durante le "Grandi purghe", fu condannato in base al terribile articolo 58 del codice penale sovietico: trockismo. Fu internato nei campi e ne uscì solo nel 1953. La sua opera, con uno stile asciutto distaccato, racconta l'orrore e la disumanizzazione della prigionia. Non erano più uomini, ma larve che vivevano come schiave di un sistema al quale servivano solo come forza-lavoro a costo zero. Personalmente l'ho apprezzato molto di più di Solženicyn perché l'ho trovato molto più freddo e distaccato, mentre quest'ultimo mi è parso più passionale e pietista. È senz'altro uno dei libri più importanti della letteratura sovietica. Da leggere assolutamente.
 

lillo

Remember
Ho letto questo libro dopo oltre un anno passato ossessivamente a leggere libri sulla shoa, con il fine di comprendere soprattutto i processi mentali che si manifestvano negli aguzzini e nei prigionieri dei lager nazisti. Devo dire che gli stessi atteggiamenti mentali li ho ritrovati in questi resoconti scritti da Salamov. Addirittura lo stesso schizofrenico inneggiare al lavoro, scritto all'ingresso dei lager hitleriani e di quelli stalinisti, è molto simile. Un pensiero mi viene alla mente Auschiwiz e i lager della Kolyma come metafora della distruzione dell'uomo, con tutto il suo infinito universo personale.
Non ha motivo di esistere una idea politica, per quanto alti e sociali siano i suoi ideali, che permette la distruzione dell'uomo e dico ciò con grande sofferenza. La rivoluzione di ottobre, così carica di idee per un'umanità nuova, è miseramente naufragata nei racconti della kolyma.
 

cloud83

New member
Sottoscrivo completamente ciò che dice Olga. I racconti della Kolymà sono un libro tremendo e feroce; una denuncia spietata dello stalinismo, e dell'oscurantismo di stato che ha avvolto l'URSS per tanti, troppi anni. Varlam Tichonovič Šalamov fu un comunista sincero ed entusiasta, che partecipò con fervore alla rivoluzione, credendo di costruire davvero una nuova umanità, più giusta e completamente differente dal marcio regime zarista. Ma, ahimé, il futuro doveva essere diverso; professore di diritto all'università di Mosca, fu arrestato già nel 1929 per aver diffuso il Testamento di Lenin, una serie di lettere del grande leader rivoluzionario nelle quali accusava Stalin di essere un incapace e un violento. Fu rilasciato nel 1931. La parola fine fu scritta definitivamente nel 1937, quando durante le "Grandi purghe", fu condannato in base al terribile articolo 58 del codice penale sovietico: trockismo. Fu internato nei campi e ne uscì solo nel 1953. La sua opera, con uno stile asciutto distaccato, racconta l'orrore e la disumanizzazione della prigionia. Non erano più uomini, ma larve che vivevano come schiave di un sistema al quale servivano solo come forza-lavoro a costo zero. Personalmente l'ho apprezzato molto di più di Solženicyn perché l'ho trovato molto più freddo e distaccato, mentre quest'ultimo mi è parso più passionale e pietista. È senz'altro uno dei libri più importanti della letteratura sovietica. Da leggere assolutamente.


Solženicyn disse: "L'esperienza di Salamov nei lager è stata più amara e più lunga della mia, e con rispetto riconosco che proprio a lui e non a me è stato dato in sorte di toccare il fondo di abbrutimento e disperazione verso cui ci spingeva tutta l'esistenza quotidiana nei lager"
 

Mukusuluba

New member
Ho iniziato a leggerlo da poco, inaspettatamente trovato in biblioteca.
Pur nella traduzione, in cui comuque qualcosa si perde, trovo che sia davvero coinvolgente: non parla dei gulag, ma ti ci fa vivere dentro, negli eventi quotidiani, nei pensieri, nelle piccole cose.
 

frasquita

New member
vedo on line che la versione più facile da reperire ora è quella dell'adelphi a poco più di 10 euro
col prossimo acquisto ci entra di diritto
 

elisa

Motherator
Membro dello Staff
vedo on line che la versione più facile da reperire ora è quella dell'adelphi a poco più di 10 euro
col prossimo acquisto ci entra di diritto

io consiglio la edizione della Adelphi perchè non so se quella della Einaudi è completa, ossia contiene tutti i racconti.
 

shvets olga

Member
Non ha motivo di esistere una idea politica, per quanto alti e sociali siano i suoi ideali, che permette la distruzione dell'uomo...

108 anni fa nacque il grande poeta e scrittore Varlam Tihonovich Shalamov.
Durante la sua vita in Unione Sovietica non sono stati pubblicati nessuno dei suoi racconti di Gulag.
Nel 1988, al culmine della perestrojka , nelle riviste cominciarono ad apparire " I racconti di Kolyma " e la loro prima edizione separata è stata pubblicata solo nel 1989, dopo sette anni dalla morte dello scrittore.

Nel mio post precedente ho scritto che sono orgoliosa che sono nata nell'Unione Sovietica, è così, ma col tempo vedo più chiaramente tutto l'orrore del sistema statale comunista, che mi ha rubato i grandi scrittori Shalamov, Bulgakov, Platonov, Nekrasov...

Su forum abbiamo parlato perchè leggiamo, leggo anche perchè non voglio tornare al passato, non voglio bugie, ipocrisie, oscurantismo della propaganda russa.
Il mio popolo lotta per un futuro senza dittatura e senza totalitarismo.

P.S. Scusate per gli errori.
 
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