Qualche volte ho provato scrivere un commento sul libro di Shalamov I racconti di Kolyma ma non riuscivo finirlo.Maggiorparte della mia vita e' stata passata in URSS, ho amavo mia patria e sono stata molto orgogliosa che sono stata nata in paese che non esiste piu.C'erano molte pagine bellissime nella storia di questo paese, ma purtroppo c'erano anche pagine nere. Io sento dolore immenso per le vite sprezzate. Sento anche la colpa.Cercando sul internet la traduzione in italiano I racconti di Kolyma (purtroppo non l'ho trovato) ho trovato commenti di Sergio Rapetti "Il recupero della pieta' e della memoria".Mi permetto postare qualche citazioni:
"Il geniale regista cinematografico russo Andrej Tarkovskij (1932-1986), giа gravemente malato, nelle ultime settimane passate in ospedale, lesse proprio I racconti di Kolyma. Dalle sue impressioni affidate al diario traggo una frase significativa: “Molti, dopo averli letti, si chiedono con stupore da dove venga, dopo tutti questi orrori, un tale senso di purificazione. Nel raccontare la sofferenza Šalamov, con la sua veritа senza compromessi – l’unica arma di cui disponga – costringe il lettore a compatire, a soffrire insieme a lui, e a inchinarsi a quell’uomo che e' stato all’inferno”.
"Perrini, il compianto Andrej Sinjavskij: “La situazione del lettore non e' propriamente comoda. Nei Racconti di Kolyma, diversamente che in altre opere letterarie, il lettore non si identifica con l’autore, lo scrittore (il quale “sa tutto” e lo conduce per mano), ma col detenuto. Con un uomo rinchiuso nella condizione del racconto. Non si ha scelta. Bisogna leggere dunque questi brevi racconti uno dopo l’altro, senza un attimo di respiro, trascinare tronchi squadrati, carriole cariche di minerale. E’ una prova di resistenza, una verifica della buona qualitа umana (inclusa quella del lettore). Certo, si puo interrompere la lettura e ritornare alle proprie occupazioni. In fin dei conti, il lettore non e' un detenuto! E' vero, ma come vivere allora, senza aver letto fino in fondo? Come un traditore? Come un pavido, che non ha il coraggio di guardare in faccia la veritа? Come un futuro aguzzino o una futura vittima delle situazioni qui raccontate?”
"Cerchiamo di aprirci alla veritа e alla memoria , cosi sofferte da Salamov, dell’esistenza e morte dei milioni di vittime di quel “crematorio bianco” che fu la Kolyma; cosi da non renderci complici neppure inconsapevoli della loro rimozione e del loro oblio; seguiremo cosi il cammino dell’Autore e condivideremo la sua certezza, malgrado e contro tutto e tutti, che il ricordo di un tragico passato puo diventare occasione di vita nuova."
Da leggere!!!