213° MG - Il processo di Kafka

estersable88

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Salve, io e Roberto 89 vorremmo cominciare la lettura di "Il processo". Qualcuno si unisce a noi?
 
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alessandra

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L'ho letto non troppo tempo fa e sicuramente è un libro su cui c'è tanto da dire, vi leggerò con piacere :)
 

Roberto89

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Ancora alle primissime pagine...

Sembra impossibile commentare quest'opera, certo per la sua fama.
Le prime pagine lasciano poco spazio a presentare K. Si alza e subito si trova ad essere vittima di... non sa nemmeno cosa. Cerca di farsi valere, ma non sembra poi così attivo... quando parla, lo ascoltano a fatica, e lui quasi lascia che i suoi diritti vengano calpestati. Sento quasi un contrasto fra ciò che pensa e ciò che fa.

Penso comunque che questo libro andrebbe letto senza conoscerlo, senza cognizione della sua fama, dell'autore, ecc. Così ci si potrebbe immergere nella storia senza i pregiudizi o l'ammirazione inevitabili con un'opera del genere.
 

estersable88

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Concordo su tutto. Il libro si apre direttamente con l'arresto di K ed anche a noi sembra di esserci svegliati in un mondo parallelo e di non sapere bene cosa accade intorno a noi. Sì, anch'io ho notato la dicotomia fra i pensieri e le azioni di K, dicotomia che continua anche nelle pagine successive, quando incontra l'ispettore, quando racconta tutto alla proprietaria di casa ed alla giovane signorina... In generale, sembra poco lucido (anche se ciò sarebbe forse comprensibile dato l'accaduto) ed a tratti inquieto, quasi invasato (es. in banca).
Ad ogni modo mi sta piacendo molto, lo trovo sorprendentemente scorrevole ed accattivante. Sono a metà del secondo capitolo.
 

Roberto89

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Fine secondo capitolo

La scena in cui K. è davanti al giudice dimostra ancora quanto lui sia sì intenzionato a farsi valere, ma del tutto impreparato per riuscirci. In certi punti è come uno che mette l'accento sulle parole in modo sbagliato, capisci cosa vuole dire ma ti viene solo da ridere.

Comunque riflettevo sul fatto che Kafka voleva che il manoscritto che noi stiamo leggendo fosse distrutto :OO Mi chiedo se sia più perché scriveva solo per sé, o se pensava che il suo lavoro non meritasse la pubblicazione.
Altra questione, tanto per riflettere: Quanto sarebbe diverso il libro se Kafka l'avesse finito?
 

Roberto89

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Metà capitolo 2

Devo dire che, se non fosse perché è Kafka, comincerei a seccarmi. La trama è particolare, e trovo i personaggi poco delineati, oltre che strani anche loro... Mi piacciono i libri che hanno qualcosa di originale, ma penso che in questo caso Kafka avrebbe dovuto prestare più attenzione al protagonista e/o allo sviluppo della trama, per evitare di annoiare il lettore.
 

estersable88

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Sono arrivata quasi a metà, al capitolo VI, e devo dire che, sebbene non mi sia ancora stancata, trovo anch'io fuorviante questo bailamme di personaggi che, a parte qualche presenza fissa che ritorna, sembrano più delle comparse (l'uscere, il bastonatore, la ragazza, la lavandaia ecc.). E comunque la questione del processo prosegue a rilento ed in modo confuso... boh, non so... per ora continua a piacermi, però è strano forte!
 

estersable88

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Oggi ho letto molto ed ho terminato il libro. Condivido le mie impressioni a caldo, sperando che non siano troppo ingarbugliate. Scriverò poi la recensione finale.
Di sicuro "Il processo" è un'opera singolare e direi paradossale: tutto è estremamente confuso, lo è la trama, lo sono i tanti personaggi, lo sono le idee e le azioni di K. Non sono riuscita a capire quanto di questa confusione sia voluto dall'autore e quanto sia casuale o dovuto al fatto che non si tratta, presumibilmente, dell'ultima stesura dell'opera. Il fatto che ci siano capitoli incompiuti o a dirittura mancanti, infatti, accresce questo senso di confusione ed incompiuto. Il paradosso, poi, sta nel fatto che per tutto il libro K cerca aiuto da chiunque abbia un legame con il tribunale (in verità un po' troppa gente), ma nessuno sembra sapere di cosa sia accusato: si parla sempre di questo processo, ma lo si fa in termini generici. Un altro aspetto che mi sembra emblematico per mettere a fuoco la figura di K è il suo rapporto con le donne: ne conosce e apprezza svariate, ma non sembra particolarmente legato a nessuna di loro, tanto più che le tratta ora con qualcosa di simile all'adulazione, ora con distacco o scortesia. Questo rapporto controverso con l'altro sesso, a mio parere, indica un po' tutte le azioni, i comportamenti, le iniziative di K che non è fermo in nessuna decisione, non porta a termine nessuno dei proponimenti che si fa... tutto, ovviamente, a discapito del processo. Un altro sintomo della profonda confusione del protagonista e del libro intero è la poca chiarezza temporale: ora ci ritroviamo all'inizio del processo, con K arrestato, poi ci si ritrova a domenica nella scena davanti al giudice, poi un'altra domenica quando K va nelle cancellerie ed incontra la lavandaia... poi all'improvviso sono passati mesi. Tutto è estremamente grigio, instabile e incompleto.
Ecco... tante riflessioni per un libro che, ad ogni modo, mi è piaciuto. Sarei stata davvero curiosa di vederlo finito, completo e con tutte le correzioni dell'autore proprio per capire quanto di quest'incompletezza sia da imputare al fatto che l'opera dovesse essere ancora rimaneggiata e quanto, invece, sia voluto da Kafka.
 

Roberto89

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Metà del capitolo 7

Le impressioni avute finora non cambiano. K si dà da fare sempre nei modi più inutili, e il processo continua a rimanere il punto focale del romanzo senza però alcun chiarimento. Secondo me è una scelta interessante che sia nascosto il motivo alla base del processo, ma il racconto è portato avanti così male... l'unico modo per leggerlo è mettersi nei panni di K. e quasi quasi fregarsene, o sperare fino alla fine di vedere tutto chiarirsi sapendo già che non accadrà.
Serbavo un buon ricordo di questo libro dai tempi di scuola, ma ora che lo sto leggendo mi sento un po' deluso.
 

estersable88

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Le impressioni avute finora non cambiano. K si dà da fare sempre nei modi più inutili, e il processo continua a rimanere il punto focale del romanzo senza però alcun chiarimento. Secondo me è una scelta interessante che sia nascosto il motivo alla base del processo, ma il racconto è portato avanti così male... l'unico modo per leggerlo è mettersi nei panni di K. e quasi quasi fregarsene, o sperare fino alla fine di vedere tutto chiarirsi sapendo già che non accadrà.
Sì, tendenzialmente le impressioni acquisite poco dopo l'incipit del romanzo sono rimaste le stesse fin quasi alla fine anche per me e, semmai, sono state confermate in alcuni passi. L'unico modo è stare a vedere che succede, è inutile cercare di capire il perchè del processo, restare in balia degli eventi, un po' come fa lo stesso K.
Il finale poi è qualcosa di... strano? Assurdo? Onirico? Ora che ci arriverai sono curiosa di sapere cosa ne pensi... a me è sembrato una specie di sogno, di visione che K ha della fine della storia, anche se si capisce che è tutto reale.
Aspetto che finisca anche tu per postare la recensione.
 

Roberto89

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Finita la lettura. Il finale sicuramente lascia a bocca aperta, eppure se cerco di mettermi nei panni di K. mi viene da pensare solo che sia TUTTO senza senso. Ovviamente non dubito che fosse questa l'intenzione di Kafka; difficile però capirne il vero motivo.
Vediamo se a freddo ci capisco qualcosa in più...:?
 

estersable88

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Commento finale
Il procuratore bancario Joseph K, uomo stimato ed integerrimo, una mattina, al suo risveglio, si ritrova arrestato da due guardie che lo conducono da un ispettore. Ha così inizio uno dei più noti capolavori della letteratura mondiale: “Il processo” di Franz Kafka, libro incompiuto e pubblicato postumo da un amico dell’autore.
“Il processo” racconta la storia di Joseph K, un uomo processato per motivi ignoti da un sistema giudiziario onnipresente, che funziona secondo regole proprie interne ed inesorabili che passano per la corruzione, i sotterfugi, le amicizie influenti. Tutto nel sistema giudiziario è oscuro, grigio, quasi incomprensibile alla mente lucida e razionale di K, che tuttavia non si arrende e cerca in ogni modo di perorare la sua causa, anche chiedendo aiuto ai personaggi più strampalati ed equivoci che abbiano contatti con il tribunale. Siamo così al cospetto di pittori giudiziari, bastonatori, cappellani delle carceri, usceri, avvocati Azzecca Garbugli e chi più ne ha più ne metta, in un bailamme che accresce il senso di angoscia e confusione di cui è pervaso il romanzo. Questa confusione crescente rappresenta, poi, la progressiva perdita di lucidità del protagonista, che per la verità già dall’inizio manifesta segni di contraddittorietà fra pensiero ed azione: K emerge come una figura instabile, mutevole, non in grado di mantenere uno solo dei suoi proponimenti. Il tutto è emblematicamente rappresentato dal suo controverso rapporto con le donne che ora venera, ora scaccia con ira e distacco.
La storia, poi, presenta un evidente paradosso: ad ogni pagina si parla del “processo”, tutti ne sono a conoscenza, ma nessuno, neppure l’imputato, ne conoscerà mai i motivi. Eppure ad un certo punto dell’opera appare chiaro che K sarà irrimediabilmente condannato, nonostante i mille aiuti o stratagemmi che cerca di porre in essere per salvarsi. Il finale, poi, assume una dimensione quasi onirica: data la presenza di numerosi capitoli incompiuti, esso risulta quasi staccato dalla storia e si ha come l’impressione che K stia sognando la fine della sua storia… ma purtroppo non si tratta di un sogno.
“Il processo” non è un libro facile: all’inizio sembra scorrere tranquillamente, ma con il procedere della storia lo stile, di paripasso con la trama confusa, si fa sempre più ingarbugliato. Seguire il filo della trama è complesso, inoltre, per la presenza di numerosissimi personaggi-comparse, non sufficientemente caratterizzati per essere ritenuti importanti nella storia, ma comunque presenti ed, in un certo senso, “disturbanti”. Tuttavia, leggendo con attenzione, non sarà difficile trovare messaggi importanti sulla giustizia, sulla corruzione, sul paradosso della ineluttabilità di certi destini assurdi… e non sarà poi così difficile adattare queste considerazioni alla nostra società.
Questo libro, nonostante la sua difficoltà, mi è piaciuto molto e sarei stata davvero curiosa di leggerlo compiuto: mi oltre alla curiosità di conoscere altri dettagli sulla storia di K, mi sarebbe piaciuto capire quanto dell’estrema confusione presente nella storia è dovuto alla stesura non definitiva del manoscritto e quanto, invece, è voluto dall’autore. Ma, se penso che Kafka avrebbe voluto che questo manoscritto fosse distrutto, beh… meglio leggere questo romanzo incompiuto che non leggere nulla!
 

Roberto89

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Commento finale, postato in PB

Surreale.

Credo sia il termine più adatto a questo romanzo, a prescindere dalla connotazione positiva o negativa, che è soggettiva.

K. è un personaggio del tutto particolare, e vive in un mondo anch'esso particolare. E' un personaggio complesso e incomprensibile nel contempo, un uomo sottomesso alle stranezze della vita che combatte per le cose sbagliate; un uomo amato e rispettato, ma di cui in fondo sembra non importi niente a nessuno. E però non si può dire che sia un uomo insignificante, escluso, incompreso, perché le sue scelte sono in netto contrasto con quel genere di uomo.

Difficile dare un giudizio complessivo. La trama è volutamente poco profonda, ingarbugliata; a questo si aggiunge il fatto che il romanzo non è completo (e di questo non si può rimproverare né l'autore, né il romanzo stesso). I personaggi sono irreali, solo abbozzati, le donne relegate a una funzione di "oggetto". Da questa premessa ci si aspetterebbe che l'autore si concentri principalmente sulla psicologia dei personaggi, e invece è proprio su questa che il lettore non può fare affidamento. Non si fa in tempo a farsi un'idea di un personaggio che subito questa viene quasi totalmente smentita.

In conclusione, il romanzo non mi è piaciuto molto, ma nemmeno posso dire che non mi sia piaciuto. Il tono del racconto mi sembra un po' pesante (la lettura è stata poco scorrevole), ma tutto sommato offre degli spunti riflessivi non indifferenti sulla natura umana e sul mondo che ci circonda.
Non lo consiglierei come lettura-svago, piuttosto come lettura profonda, portata forse avanti lentamente, in coppia con la biografia dell'autore.
 
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