Albinati, Edoardo - La Scuola Cattolica

El_tipo

Surrealistic member
Scrivere una recensione di questo librone è piuttosto difficile, possiamo partire dal perchè io abbia deciso di scriverla: Perchè l'ho finito!

Ci possono essere tre grandi motivazioni per cominciare questa lettura: o perchè si è deciso di leggere il premio Strega del 2016, o perchè si è incuriositi dal delitto del Circeo, oppure per entrambe le cose. Di sicuro ad attrarre non è il titolo, "La scuola cattolica", qualcosa che richiama alla mente il rigore, educazione borghese, il figlio di papà e tante altre cose che nel 2017 abbiamo di meglio da fare che starle ad ascoltare. E neppure l'autore, Edoardo Albinati, alla prima (forse) grande scrittura di successo.
Questo libro lo si acquista, lo si pesa, magari lo si tiene per un po sul comodino, e quando si è pronti lo si comincia a leggere. Da subito si capisce che non c'è dentro quello che ci sia aspettava. Il delitto del Circeo non compare nelle prime 10, 100 200 pagine (verrà raccontato solo dopo 500 pagine di purgatorio) ma il filo conduttore dell'autore è chiaro, abbastanza chiaro fin da subito. Il tentativo è quello di raccontare o meglio di osservare, la sua generazione, quella che ha vissuto l'adolescenza nella Roma "bene" degli anni 70. Ma se ci fosse solo questo non ci troveremmo di fronte a questo "mattone". C'è una grossa riflessione, quasi psicologica e quasi filosofica, su tanti aspetti della personalità di quella generazione, gli effetti del fascismo, del pudore, della morale cattolica. Di conseguenza abbiamo un prisma di stili, dal letterario al giornalistico al didascalico al quasi filosofico appunto, che si alternano tra le tante pagine. La lettura però, nonostante queste premesse vorrebbero farla credere ostica, scorre bene non si appesantisce di fronzoli, forse qualche volta di fatti superflui, che curiosamente sono sembrati tali anche all'autore il quale, un po furbescamente, rimanda il giudizio ai lettori ("Se questa cosa c'entri o meno sarete voi a deciderlo" aggiungendo a volte "se non vi interessa passate direttamente a..." con l'indicazione del punto in cui finiscono)
In quasi 4 mesi ho sospeso tutte le altre letture, persino il blog di Wu Ming e gli articoli dell'Internazionale per dedicarmici, e sono stato più volte sul punto di abbandonarlo, soprattutto nel bel mezzo di una dissertazione sulla borghesia (di circa 200 pagine a metà libro) che non finiva più. Ma ho resistito e sono arrivato fino in fondo, per poter dire "ne è valsa la pena"? Non lo so e forse no. L'autore merita tutto il premio per il lavoro svolto e per il livello letterario sicuramente al di sopra dei suoi "contemporanei". L'argomento trattato e le personalità degli assassini anche meritano qualcosa, di essere ricordati e di essere inquadrati da quest'altra prospettiva. Ciononostante il libro, a mio modesto parere, non ha quella spinta tale da entrare nelle pietre miliari della letteratura italiana, nè, un po per argomenti e ambientazioni, un po per stile, avere la speranza di riscuotere successo all'estero.

Queste sono le mie riflessioni ancora a caldo, spero di potermi confrontare con le vostre.
 

Spilla

Well-known member
Ho acquistato questo libro approfittando di un'offerta di Kobo, ora è in attesa che io de ida di leggerlo. Non so quando troverò il coraggio (le letture lunghe tendono a scoraggiarmi, finisco spesso per interromperle e alla fine non me le godo appieno :?), ma nutro discrete aspettative su questo libro :)
 
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