Beh, è un classico della letteratura americana. J. Jones lo scrisse con uno stile ruvido, maschio. Come la vita militare nel periodo della seconda guerra mondiale. I personaggi sono descritti magistralmente e la loro vita sotto le armi rende la storia perfetta per una riduzione cinematografica (infatti ne fecero un bellissimo film). Il realismo narrativo della prima stesura, che Jones difese dai tagli ma non riuscì a farsi pubblicare, racconta in modo impeccabile, con la consueta volgarità da caserma, cosa e come vivevano a quel tempo i giovani soldati quando non erano in trincea a sparare contro un nemico che non conoscevano.
Le storie narrate disegnano un ambiente fatto di bordelli, bestemmie, gioco d'azzardo, risse fra commilitoni e conseguenti punizioni che comprendevano violenze di ogni tipo. Tutto ciò però ha un fascino particolare; la penna di James Jones scorre che è un piacere e regala pagine sudate, intrise di sangue e dolore fisico e psicologico.
I jap arrivano alla fine. Le scene di guerra sono quindi molto poche ma la prosa graffiante e abrasiva fa sì che non si rimpiangano.
Non voglio scrivere oltre, anche perché non ho letto la versione integrale nella quale mi pare ci siano addirittura qualche centinaio di pagine in più. Hanno rimesso tutte le volgarità dei dialoghi tagliati e voglio tornare a rileggere un autore che, pur scrivendo spesso tomi da mille e passa pagine, non mi annoia mai.