Calvino, Italo - La nuvola di smog e La formica argentina

elisa

Motherator
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'La nuvola di smog' è un racconto continuamente tentato di diventare qualcos'altro: saggio sociologico o diario intimo. Immagine e ideogramma del mondo cui ci troviamo a far fronte è lo smog. La nebbia fumosa è carica di detriti chimici delle città industriali. Questo volume comprende anche un racconto di qualche anno prima e molto diverso, 'La formica argentina', che l'autore ha voluto affiancare a 'La nuvola di smog' per un'affinità strutturale e morale. Qui il male di vivere viene dalla natura: le formiche che infestano la riviera. (quarta di copertina)

La genialità di Calvino e la sua grande capacità di sintesi in questi due racconti lunghi ambientati il primo in una città alle prese con lo smog e con la sua filosofia di progresso e di adattamento umano e l'altro in un paese della Riviera ligure, che se pur su un tema diverso, la piaga delle formiche argentine, tratta la stessa ineluttabilità umana a doversi adattare, difendersi, sopravvivere, chi lottando, chi adagiandosi, chi fingendo, chi alleandosi. Calvino comunque resta sempre sopra di una spanna dal comune racconto, che dalla sua penna si trasforma quasi in un apologo.
 

Minerva6

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Mentre lo leggo sto riappacificandomi con Italo :wink:, dopo Gli amori difficili che non ero riuscita ad apprezzare fino in fondo.

Anche in questi racconti ci sono parecchie descrizioni però li preferisco, c'è comunque anche tanto da riflettere e da identificarmi, soprattutto ne La nuvola che ho ancora in lettura. L'inizio mi ha subito folgorata.

Il racconto della formica è basato sul classico motto "l'unione fa la forza" o meglio, dovrebbe fare perché qui mica c'è tanta unione, è solo apparente, anzi sembra quasi che alla fine ognuno pensi solo per sé e goda delle difficoltà altrui. La sottintesa critica al sistema "corrotto" è geniale, invece di aiutarti ti crea maggiori danni.

E' il 23 dicembre ed ho finito anche La nuvola. Sono stata soddisfatta da entrambi, ma da questo ancora di più.

Mi trovo d'accordo con quanto ho letto nella presentazione, ossia che i 2 racconti sono legati dall'affinità di essere meditazioni sul "male di vivere" e sull'atteggiamento da prendere per fronteggiarlo, sia in caso di una calamità naturale come nel primo oppure in conseguenza della sviluppo della civiltà come accade per lo smog. E aggiungo che Calvino è stato un precursore (fine anni '60) nel trattare questo problema legato all'inquinamento.
 
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Minerva6

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Riporto delle citazioni (tratte da La nuvola di smog) che mi hanno colpita:

incipit
Era un periodo che non m'importava niente di niente, quando venni a stabilirmi in questa città. Stabilirmi non è la parola giusta. Di stabilità non avevo alcun desiderio; volevo che intorno a me tutto restasse fluido, provvisorio, e solo così mi pareva di salvare una mia stabilità interiore, che però non avrei saputo spiegare in che cosa consistesse.

Lavoro nuovo, città diversa, fossi stato più giovane o mi fossi aspettato di più dalla vita, m'avrebbero dato slancio e contentezza; adesso no, non sapevo vedere che il grigio, il misero che mi circondava, e cacciarmici dentro, non tanto come vi fossi rassegnato, ma addirittura come se mi piacesse, perché ne traevo la conferma che la vita non poteva essere diversa.

Quei logorii e stridori esterni m'impedivano di dar troppa importanza ai logorii e stridori che mi portavo dentro io

Non che io creda ai segni, ma per uno che è nervoso, in luoghi nuovi, ogni cosa che vede è sempre un segno

Io invece di motivi ideali non ne avevo né volevo averne... (anche io purtroppo non ne ho più :W)

m'era venuta la tentazione di pensare che la vita potesse essere diversa (ogni tanto succede anche a me)

Ci sono quelli che si condannano al grigiore della vita più mediocre perché hanno avuto un dolore, una sfortuna; ma ci sono anche quelli che lo fanno perché hanno avuto più fortuna di quella che si sentivano di reggere

ormai per queste cose era nata una specie di assuefazione, e anche se c'era scritto che la fine del genere umano era vicina, nessuno ci badava (vero, oggi ancora più di allora)
 
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