Premio Campiello 2017

Ondine

Logopedista nei sogni
Vince "L'Arminuta" (Einaudi, 133 voti) di Donatella di Pietrantonio.

Già in coda nella cinquina, la Di Pietrantonio ha scalato il primo posto, stravincendo.
Di professione dentista («Nei romanzi inserisco sempre un cameo legato alla mia attività»), l’autrice racconta la storia di un’adolescente, riconsegnata come un pacco dalla madre affidataria alla madre naturale.
Vittima di un doppio abbandono, vita vissuta due volte in due ambienti che stridono e nulla hanno in comune: linguaggio, educazione, svaghi, cibo.
Eppure L’Arminuta (termine dialettale da tradurre con la «ritornata»), seguendo un percorso accidentato, alla fine ritrova se stessa.
Complici due fratelli, lo smaliziato Vincenzo e l’impertinente Adriana.
Al secondo posto Stefano Massini (Qualcosa su Lehman, Mondadori, 99 voti), e a seguire Mauro Covacich (La città interiore, La Nave di Teseo, 25), Alessandra Sarchi (La notte ha la mia voce, Einaudi Stile libero, 13), Laura Pugno (La ragazza selvaggia, Marsilio, 12).

Ma a Venezia c’è un altro vincitore, quello del Campiello Giovani 2017, Andrea Zancanaro, studente in Medicina.
Ha avuto la meglio sulle 4 ragazze della cinquina con il racconto "Ognuno ha il suo mostro", «storia eccentrica di un incontro tra due lucidi disagi psichici», sottolinea la giuria dei letterati.
 

Zingaro di Macondo

The black sheep member
Vince "L'Arminuta" (Einaudi, 133 voti) di Donatella di Pietrantonio.

Già in coda nella cinquina, la Di Pietrantonio ha scalato il primo posto, stravincendo.
Di professione dentista («Nei romanzi inserisco sempre un cameo legato alla mia attività»), l’autrice racconta la storia di un’adolescente, riconsegnata come un pacco dalla madre affidataria alla madre naturale.
Vittima di un doppio abbandono, vita vissuta due volte in due ambienti che stridono e nulla hanno in comune: linguaggio, educazione, svaghi, cibo.
Eppure L’Arminuta (termine dialettale da tradurre con la «ritornata»), seguendo un percorso accidentato, alla fine ritrova se stessa.
Complici due fratelli, lo smaliziato Vincenzo e l’impertinente Adriana.
Al secondo posto Stefano Massini (Qualcosa su Lehman, Mondadori, 99 voti), e a seguire Mauro Covacich (La città interiore, La Nave di Teseo, 25), Alessandra Sarchi (La notte ha la mia voce, Einaudi Stile libero, 13), Laura Pugno (La ragazza selvaggia, Marsilio, 12).

Ma a Venezia c’è un altro vincitore, quello del Campiello Giovani 2017, Andrea Zancanaro, studente in Medicina.
Ha avuto la meglio sulle 4 ragazze della cinquina con il racconto "Ognuno ha il suo mostro", «storia eccentrica di un incontro tra due lucidi disagi psichici», sottolinea la giuria dei letterati.

Ne hai letto qualcuno? Io nessuno.
 

Minerva6

Monkey *MOD*
Membro dello Staff
Darida mi aveva nominato il libro della vincitrice e me l'aveva consigliato (ma credo che quando lei l'ha letto ancora non avesse vinto il premio :??), a lei è piaciuto... aspettiamo che passi di qui per dirci di più :wink:.

Io conosco solo Covacich, dovrei aver letto anche qualche suo racconto.
 

darida

Well-known member
Darida mi aveva nominato il libro della vincitrice e me l'aveva consigliato (ma credo che quando lei l'ha letto ancora non avesse vinto il premio :??), a lei è piaciuto... aspettiamo che passi di qui per dirci di più :wink:.

Io conosco solo Covacich, dovrei aver letto anche qualche suo racconto.

Sì l'ho nominato in tempi non sospetti :mrgreen: a parte gli scherzi non seguo nessun tipo di concorso gara o premiazione...vorrei ma non lo faccio :wink:
Mi è piaciuto molto perché è ben scritto davvero piacevole da leggere. la storia mi ha commosso e divertito e ho adorato il personaggio di Adriana la sorellina minore. Questo romanzo mi ha fatto fare pace, fin che dura, con i contemporanei :wink: :D
 

qweedy

Well-known member
L'ho letto in aprile grazie al passaparola, straordinario, non riuscivo a staccarmi. È un romanzo intenso, sorprendente, costruito sul dolore della perdita, che affronta in modo profondo la complessità dei rapporti familiari e lo sradicamento di un'adolescente. Mi ha colpito la grande forza con cui l'Arminuta, orfana di due madri viventi, affronta il mondo che crolla sulle sue spalle. Silenziosamente combatte, non si piega al destino, ma tenta di salvare insieme a sè anche la sorella. Unite diventano invincibili. La speranza viene dai più giovani e indifesi, mentre gli adulti appaiono vittime rassegnate del degrado.

L'intensità della narrazione è pari alla bravura stilistica della scrittrice, che racconta la silenziosa ricerca di una verità inspiegabile con parole scabre, asciutte, con frasi spezzate, aspre e pungenti. Un linguaggio essenziale, duro come dura era la vita per una famiglia povera nell'Abruzzo degli anni 70. Una scrittura sintetica, affilata e tagliente come una lama, che trasmette emozioni e sogni infranti, parla di figli e genitori, di incontri e di abbandoni, con equilibrio e dignità.

"Mia sorella. Come un fiore improbabile, cresciuto su un piccolo grumo di terra attaccato alla roccia. Da lei ho imparato la resistenza. Ora ci somigliano di meno nei tratti, ma è lo stesso il senso che troviamo in questo essere gettate nel mondo."

«Ero l'Arminuta, la ritornata. Parlavo un'altra lingua e non sapevo piú a chi appartenere. La parola mamma si era annidata nella mia gola come un rospo_Oggi davvero ignoro che luogo sia una madre.Mi manca come può mancare la salute, un riparo, una certezza».
 
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