Vinci, Simona - Dei bambini non si sa niente

estersable88

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Questo romanzo di una esordiente racconta la storia, tutta vista dall'interno, di un eden infantile, dove anche il sesso è innocenza, che si corrompe progressivamente
attraverso l'irruzione della perversione degli adulti con foto sempre più spinte. E' il bambino più grande del gruppo, il tirannico Mirko, a introdurle
nei giochi che si tengono in un capannone di periferia.


E’ estate. Un gruppo di ragazzi, dai 10 ai 15 anni, si incontra in un capannone abbandonato per giocare e passare alcune ore insieme. Sono uno diverso dall’altro: c’è Mirco che è il capogruppo, il più grande (15 anni), quasi adulto, con il polso e le idee per condurre il gioco; c’è Luca, l’eterno secondo che segue le orme del capo; c’è Martina, curiosa, intrepida, una mezza donna anche se ancora una bambina; c’è Greta, bella, un po’ succube degli altri, la “bambina”; c’è Matteo, il più piccolo (dieci anni), che guarda gli altri con l’occhio inesperto e imbarazzato di chi non conosce ancora il mondo e non capisce bene ciò che sta accadendo troppo velocemente intorno a lui. I giochi sono dapprima elementari, i classici dei bambini… ma ben presto Mirco introduce i ragazzi ad un mondo a loro fino ad allora sconosciuto: quello della scoperta del proprio corpo e dei corpi altrui. Si comincia guardando certe riviste, poi arrivano i baci, le toccatine sempre più audaci, i rapporti veri e propri, le esperienze sadomaso. Tutto va troppo veloce, ci si vorrebbe fermare, si vorrebbe lavar via lo sporco, ma l’abitudine, il desiderio, la voglia di giocare ancora è più forte di tutto, anche del dolore. E quando nel gioco, indirettamente, entrano anche gli adulti il limite viene superato in un attimo… e non si può più tornare indietro.
In questo libro breve e sconvolgente Simona Vinci racconta con precisione una storia innocente che diventa torbida, la normalità delle prime esperienze sessuali di ragazzi e ragazze che viene turbata da una volontà dominante, da una forza esterna, da un burattinaio che si crede adulto, ma che infondo non lo è. E il bello (o il brutto) è che questa storia sembra assurda, ma è tutt’altro che inverosimile: purtroppo vicende come questa esistono anche al di qua della finzione letteraria, ci sono anche nella realtà. E forse è per questo che consiglio questa lettura, perché bisogna aprire gli occhi su ciò che accade o può accadere ai bambini, anche a due passi da noi, in un capannone abbandonato come ce ne sono tanti. E poi Simona Vinci ha una prosa scorrevole, a tratti cruda, a tratti estremamente sensuale. Un esperimento narrativo assai riuscito, in tutta la sua crudezza e drammaticità.
 
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