Murakami, Haruki - Kafka sulla spiaggia

Dopo la grande promozione di zaratia per Norwegian Wood (che cmq non ho letto: ), ho deciso di provare questo scrittore. Il libro è stato scritto nel 2002, ma credo sia uscito solo da poco in Italia (correggetemi se sbaglio, eh..)

E' la storia di un ragazzo di 15 anni che fugge dal suo passato per andargli incontro, attraverso i personaggi che incrocia nel suo cammino. Uno su tutti, un vecchio non troppo sveglio che sa parlare con i gatti.
O forse è la storia di un vecchio non troppo sveglio...

La trama è ben intrecciata, si tiene sospesa tra reale e fantastico, senza mai allontanarsi nè dall'uno nè dall'altro. Lo stile è leggero ma consistente, Murakami descrive momenti e particolari con grande abilità, lasciando(mi) provare le sensazioni in prima persona.

Giudizio positivo 7
 
Ultima modifica di un moderatore:

Holdenina92

New member
Anche io ho letto Kafka sulla spiaggia!! Mi ha presa fin dall'inizio.
Può risultare distante dalla realtà o troppo "fantastico" a volte, ma é proprio questo che a mio avviso colpisce di più il lettore! Variando fra realtà e sogno, l'autore riesce a toccare tematiche attuali e reali. Ognuno di noi cerca di sfuggire a un destino prescritto e ingiusto, da una "profezia", come il protagonista Tamura Kafka...ma molto spesso andiamo incontro a progetti troppo alti o elevati quando la vera soluzione sta proprio dentro noi stessi. Una delle scene che più mi ha colpito di questo romanzo, è stata proprio quella della foresta.. era ricca di simboli e significati, e credo che renda al meglio questo messaggio!
nonostante tutto, alcune parti del romanzo non sono riuscita a capirle pienamente.. come ad esempio, verso la fine, la scena del Ragazzo chiamato Corvo e il Jhonnie Walker.... non sarà forse che Tamura cerca secondo la profezia di uccidere il padre in sogno?

comunque... un libro davvero bello... vale assolutamente la pena di leggerlo:D
 

Japanodancing

New member
Ho incominciato a leggerlo, incuriosita dalla quarta di copertina e memore della bellezza di Norwegian Wood.
Ma dopo una cinquantina di pagine mi sono arresa...
Da quando il protagonista si è messo in viaggio non ho letto altro che l'elenco minuzioso delle sue azioni, come se si limitasse meccanicamente a trascrivere la sua giornata su un diario, senza pensieri e riflessioni.
Spero che con l'arrivo del Sig. Nakata migliori...
Ricomincerò a leggerlo tra un po'!
 

Minerva6

Monkey *MOD*
Membro dello Staff
Sono stata attratta dalla capacità di uno dei protagonisti del romanzo di parlare con i gatti,animali che io adoro,così ho deciso di leggerlo.
Il passaggio continuo da un capitolo all'altro in cui si narrano alternativamente le vicende dei due protagonisti,il giovane Kafka e il vecchio Nakata,non è stato affatto fastidioso (come inizialmente temevo),anzi ha aumentato il piacere di leggere e scoprire il seguito di entrambe le storie,piene di riferimenti mistici,psicoanalitici,filosofici,letterari e religiosi.
Le vicende si svolgono tra sogno,magia e realtà,tanto che questo romanzo può essere definito una favola moderna.
Solo una parte mi ha creato problemi,quella in cui si descrive l'uccisione dei gatti :OO.
 

kikko

free member
Due storie parallele quella di Kafka e quella del vecchio Nakata, quest'ultima è quella che mi ha appassionato di più, questo personaggio stravagante che suscita tenerezza e compassione in continuazione , ma specialmente quando si convince di poter tornare "intelligente". Kafka mi è piaciuto meno, spesso alle prese con le sue beghe adolescienziali e troppo maturio per la sua età, mi sono piaciuti invece i passaggi quando si ritrova da solo nella casa in montagna. Romanzo tra sogno e realtà che regala momenti di commozione. Non mi è piaciuto molto il finale (forse perchè non l'ho capito) come del resto non ho capito bene quale dimensione aprisse la pietra. :? Rimane comunque una piacevole lettura :D Votato 4 stellette
 

Lirael

New member
Mi è stato consigliato da un amico che studia giapponese all'università, era uno dei libri da preparare per un esame di letteratura.
Libro estremamente curioso.

Ammetto di essere una totale ignorante di letteratura giapponese, per questo ho chiesto delucidazioni al mio amico. A quanto pare il libro fa parte di un filone chiamato Realismo Magico, in quanto elementi di vita quotidiana sono mescolati con elementi inspiegabili o soprannaturali ( qualcosa di simile c'è anche nella letteratura in lingua spagnola, penso alla Allende, a Marquez ) e il risultato è abbastanza sconcertante. Le spiegazioni tecniche su questo libro terminano qui.

Ho passato giorni e giorni, finita la lettura, a riflettere sugli eventi del libro, tentando di dar loro un capo e una coda. Mi è piaciuto, e lo consiglio.
Well done, Murakami! :D
 

Pasifae

New member
Mi associo. Libro particolarissimo. Forse uno dei libri più interessanti di Haruki Marukami. Immaginate di fare un sogno lunghissimo in cui i personaggi vanno incontro al loro destino ineluttabile e inevitabile attraverso vicende sconvolgenti. Vorreste svegliarvi, ma non potete, anzi, in realtà, non volete perchè siete fortemente attaccati alla vicenda dei personaggi del vostro sogno. Questo è Kafka sulla spiaggia. Un viaggio fantastico e inimmaginabile. Un percorso che volete seguire a ogni costo fino alla conclusione del libro. Un gotico moderno di piacevole fattura. Consigliato agli amanti di Murakami e anche a coloro che non hanno letto mai nulla del fantastico scrittore di Kyoto.
 

velmez

Active member
Faccio un elenco delle mie impressioni che reputo più significate, raccolte nel mini-gdl (credo si capisca anche se non le metto in relazione):

la cultura giapponese mi dà l'impressione di essere profondamente analitica: soppesa le cose e ne accetta sia quelle razionali che quelle più fantasiose, però gli accadimenti più incredibili e fantasiosi vengono così analizzati da rientrare in schemi più riflessivi e "razionali", invece che sembrare arbitrari o lasciati al puro caso creativo...
è come se razionalizzino tutto: accettano il reale e il fantastico o il paranormale in egual misura.

Le frasi che più raccolgono il significato dell'intero romanzo, per me sono:

Tu hai paura del potere dell'immaginazione. E ancora di più, hai paura dei sogni. Hai paura della responsabilità che potrebbe cominciare nei sogni. Però non puoi evitare di dormire, e se dormi, i sogni verranno. Quando sei sveglio, puoi anche riuscire a controllare l'immaginazione. Ma non puoi mettere a tacere i sogni.

Tamura Kafka, nella vita c'è un punto in cui non si può tornare indietro. E poi c'è un punto, ma i casi sono molto più rari, in cui non è più possibile andare avanti. Quando questo accade, che sia un bene o un male, l'unica cosa che possiamo fare è accettarlo in silenzio. E' così che viviamo.


l'apparizione del colonnello sanders mi è sembrata molto simpatica, come la ragazza che snocciola hegel facendo l'amore!


ho l'impressione che Murakami Haruki faccia fatica a caratterizzare in modo ben distinto i personaggi: ho l'impressione che si immedesimi troppo. Ad esempio vuole far apparire Hoshino un po' stupido, però, secondo me, ci riesce solo ogni tanto... E anche Kafka dice cose da persona troppo adulta rispetto alla sua età... sembra che le riflessioni di base abbiano sempre una base comune nella voce dello scrittore...Intanto ho pensato a cosa non mi torna nel personaggio di Hoshino: è arrivato a 25 anni senza mai leggere nulla e Murakami Haruki cerca di farlo passare un po' per tonto... ma in realtà ha un buon linguaggio, fin troppo buono...
ho l'impressione che Murakami metta le stesse parole in bocca a tutti i suoi personaggi, anche lo stesso Nakata, se non continuasse a parlare di sè in terza persona e non continuasse a ripetere che è stupido, si può dire che parla allao stesso modo...

FINALE


il finale invece mi ha dato un senso di pace: per me è come se le cose fossero andate a posto naturalmente...
Non mi viene da pormi troppe domande... se ci rifletto, effettivamente, ci sono delle incognite, ma non mi creano ostacoli alla percezione del libro...
La signora Saeki ha l'ombra a metà, perchè l'altra se n'è andata con la morte del suo fidanzato: da lì in poi ha sempre vissuto a metà.
Nakata, con l'incidente, ha perso la possibilità di avere una vita "normale": ha sempre vissuto a metà (il sintomo più esplicito credo sia il suo analfabetismo).
Sono due anime che hanno perso la possibilità di vivere pienamenmte, questo le accomuna.
Poi credo che sia tutto improntato su ciò che il personaggio VUOLE vedere: il padre di Nakata (scultore e artista, di cui la Signara Saeki si è innamorata al punto di aver paura di perderlo: quindi non poi così malvagio) per Nakata è Johnny Walker: venditore di whisky (lui non beve alcolici), uccisore di gatti (gli unici che capiscono e ascoltano Nakata) e aspiratore di anime (forse responsabile della sua "perdita" quindi...)
Per quanto riguarda l'incidente, quello che esce a Nakata dalla bocca, la storia delle anime e il purgatorio nella foresta... qui si entra nella cultura giapponese, dove spiriti e divinità vivono a stretto contatto con la realtà. Il destino, le anime, gli spiriti sono concetti accettati!
Mi ha fatto piacere il fatto che, almeno paragonato agli altri romanzi di Murakami, qui qualche strascico kafkiano è percepibile, anche se in modo meno arbitrario...

Tutto sommato mi ci ero affezionata!
 

Go daigo

New member
Forse,tra i libri di Murakami, il più visionario. Le sensazioni trasmesse durante la lettura sono state molteplici,ma quella che prevaricava su tutte era una forte inquietudine. Solamente sul finale questo tormento si è trasformato in qualcosa di diverso,la pace raggiunta dai personaggi ha investito anche me. L'unica pecca nella storia è la caratterizzazione dei personaggi,certe volte chiaramente artificiosa. Parliamoci chiaro,nessun adolescente si esprimerebbe come invece fa Kafka. Nonostante ciò credo che l'autore fosse cosciente di ciò e ho avuto l'impressione che i personaggi fossero solamente un mezzo per esprimere qualcosa di più grande. L'elemento magico è il vero protagonista ma ogni avvenimento,anche il più strano,viene percepito come naturale da chi lo sta vivendo. In questo autore si ritrovano molti elementi legati alla cultura d'origine,anche se uniti all'interesse per l'occidente che si ravvisa nel continui richiami musicali o letterari. La musica fornisce il mezzo più diretto per manifestare l'animo dei personaggi, un sottofondo costante ma mai invadente, il cui ritmo segue inevitabilmente l'evolversi della vicenda. Tra le espressioni tipicamente nipponiche il prima citato elemento magico,tra tutti la lotta che vede coinvolti Hoshino e uno strano essere,uscito dalla bocca di Nakata. Ed è proprio Nakata il personaggio più "curioso" e quello che mi ha attratto maggiormente. Uomo dalla mezza ombra,analfabeta,dall'anima candida ma nonostante ciò estremamente acuto e sensibile all'ambiente circostante. I punti oscuri sono rimasti molti alla fine della lettura e questo mi ha indotto a riflettere a lungo anche dopo aver terminato l'ultima riga dell'ultima pagina del libro. Questi punti in sospeso ti fanno pensare che ci sarebbe stato ancora molto da dire, ma che in fondo continuare sarebbe stato del tutto inutile.
 

Grantenca

Well-known member
Kafka sulla spiaggia

Un libro molto particolare; mi ha colpito più di "Norwegian wood". Certo lo stile e gli argomenti sono in un certo senso "fantastici", ma la narrazione segue un ritmo abbastanza "terreno" e l'ho trovata molto piacevole. Ci sono molti personaggi, qualcuno forse di troppo (il colonnello Sanders?), ma altri molto ben riusciti, non solo i protagonisti (il ragazzo e il vecchio), ma anche molti altri comprimari. Dare un giudizio su uno scrittore moderno non è cosa semplice ma questo scrittore una qualità importante c'è la sicuramente: invita alla lettura e si vorrebbe arrivare alla fine della storia prima che si può, anche se poi il giudizio finale può lasciare un tantino perplessi. Senza dubbio però è un autore che merita di essere letto con la giusta attenzione e considerazione.
 

Kylix

New member
Kafka sulla spiaggia è uno dei libri che mi ha emozionato di più. Nei giorni in cui lo leggevo, sentivo di volere bene al protagonista, Kafka, e quando l'ho finito mi è successo quello che descrive il giovane Holden. Murakami accompagna il lettore in una dimensione nuova, nel viaggio dei due personaggi lontani ma solo apparentemente. Inventa situazioni oniriche e personaggi che colpiscono. Capisco che è un genere che non può entusiasmare tutti. Non è adatto, per esempio, a chi vuole che il finale sia ben delineato e descritto, ma Murakami è così, non scrive principalmente per raccontare, ma per emozionale.
 

dany-nyd

New member
Questo è un libro visionario, narrato in modo realistico. Un altro autore l'avrebbe trasformato in un pasticcio illeggibile che avrebbe distrutto la sospensione dell'incredulità nel lettore e provocato fastidio e irritazione. Invece Murakami riesce a dipanare una storia carica di riferimenti mitici e allegorici(la rivisitazione del mito di Edipo, la foresta in cui ci si perde, alla maniera della "selva oscura" di Dante), di avvenimenti incomprensibili (la pioggia dal cielo di pesci e sanguisughe, i dialoghi con i gatti, l'apparizione di personaggi tratti dall'immaginario della pubblicità, la ricerca della "pietra dell'entrata") in una vicenda appassionante e verosimile, che tiene incatenata l'attenzione del lettore in attesa degli sviluppi narrativi. Qualcuno ha scritto che "Kafka sulla spiaggia" ha la cadenza di un sogno lucido che si sviluppa lungo direzioni imprevedibili anche per lo stesso narratore. La potenza del romanzo consiste nel riuscire a inserire questo insieme di avvenimenti simbolici e fantastici all'interno di un sistema di coordinate narrative che rendono l'approccio visionario perfettamente naturale e "vero", un valore aggiunto che si somma alla descrizione minuziosa dei comportamenti e delle interazioni dei protagonisti. Il romanzo riesce a fondere la ricerca interiore dei personaggi con la ricerca estetica dell'autore, ricerca raffinata che trova nei luoghi e nelle sfumature della psicologia dei protagonisti un terreno di espressione privilegiato. Ne deriva un'opera di grande fascino e armonia.
 

Nerst

enjoy member
Questo libro è pieno di surrealismo. Le vicende dei due personaggi seguono vie separate per poi convergere in un punto e il punto è il luogo.
Tutti e due partono e vivono le esperienze senza troppi progetti e pensieri. I luoghi sono i protagonisti, perchè sono essi a scaturire le emozioni, la foresta, la biblioteca e persino un bus sono alla base della ricerca emotiva e un pò spirituale di entrambi, specialmente del ragazzino Tamura. Alcune cose non trovano spiegazione, ma alla fine è come se questo fosse proprio lo scopo del romanzo. Quasi a voler far trovare al lettore le risposte che si vuole dare.
Bella lettura, ma molto interpretativa.
 

paolasirigu

New member
ritenta

Ho incominciato a leggerlo, incuriosita dalla quarta di copertina e memore della bellezza di Norwegian Wood.
Ma dopo una cinquantina di pagine mi sono arresa...
Da quando il protagonista si è messo in viaggio non ho letto altro che l'elenco minuzioso delle sue azioni, come se si limitasse meccanicamente a trascrivere la sua giornata su un diario, senza pensieri e riflessioni.
Spero che con l'arrivo del Sig. Nakata migliori...
Ricomincerò a leggerlo tra un po'!

Si, ti consiglio di ritentare a leggerlo. Personalmente l'ho trovato più bello di Norwegian wood.
 
Ultima modifica di un moderatore:

paolasirigu

New member
bello perché ricco di modi d'interpretare

Concordo sulla lettura che dà vermez, sia a proposito della cultura giapponese, sia riguardo i contenuti del libro.
 
Ultima modifica di un moderatore:

Denni

New member
Finito! Già quando avevo finito "l'uccello che girava le viti del mondo" mi sono trovata in disaccordo con la maggior parte dei commenti, che lo descrivevano noioso, il meno bello tra i libri di Murakami. A me invece era piaciuto tanto! Questo invece che era descritto come un libro fra i migliori l'ho trovato decisamente meno affascinante. Sicuramente bello, ma non mi ha coinvolto come quello! Comunque consigliato! Da leggere! Murakami come al solito riesce a creare un mondo lontanissimo dalla realtà, in cui ci si rifugia sempre molto volentieri!
 

Ugly Betty

Scimmia ballerina
Murakami è un genio.
Per riuscire a scrivere un romanzo del genere bisogna avere una marcia in più ed essere un po' fuori di testa. Beh, tutti quelli che sono fuori di testa hanno una marcia in più. Io ne sono l'esempio vivente! TUNZZZ Scherzi a parte, penso che Murakami abbia una straordinaria capacità di narrare cose assurde. E riesce a tenermi incollata ai suoi libri come se fossero una calamita. Mi piace la sua abitudine di narrare vicende parallele a capitoli alterni. Mi piace la dose di onirico e surreale che è sempre presente. E mi piace la componente musicale che è sempre presente nei suoi libri. Mi piace. Non so spiegarvi bene il perchè, ma mi piace assai. :sbav::sbav::sbav:
Penso che questo libro mi resterà impresso nella memoria a lungo.
E penso che a breve continuerò con qualche altro suo romanzo. Ormai non me ne mancano molti! ;)

Comunque alla fine non è andata come avevo previsto: credevo che Oshima avesse un ruolo diverso. Ma vabbè, è stato bello anche così. Mi è dispiaciuto un sacco voltare pagina e trovare un foglio bianco. :W
 

alessandra

Lunatic Mod
Membro dello Staff
Provare a scrivere qualcosa, a libro finito, un po’ mi dispiace; sembra quasi di chiudere un cerchio che fa piacere lasciare aperto, di separarsi per sempre da un mondo magico in cui i sogni e l’immaginazione entrano in contatto diretto con la realtà, un mondo di spiriti viventi, di uomini che parlano la lingua dei gatti, di pietre dotate di enormi responsabilità, di metafore e di misteri. Per me, stupendo. Capisco che non può piacere a tutti, è un libro decisamente singolare. Affascinante, ipnotizzante l’idea di un legame soprannaturale tra fatti apparentemente indipendenti opersone che nemmeno si conoscono; l’idea (ma è solo un esempio) di una pietra che può cambiare la vita di persone lontane, collegare, in parte unire, il mondo dei vivi e quello dei morti, segnare il passaggio o meglio il mescolarsi del mondo dei sogni con quello reale. Reale, sì: perché qui, paradossalmente, tra sogni premonitori, omicidi a distanza, fantasmi sui generis, tutto si svolge su uno sfondo squisitamente “terreno”, come se capitasse qui e ora. Il concatenarsi degli eventi passati e presenti, reali e immaginari, crea un cerchio surreale, che alla fine, ovviamente in maniera adeguata al contesto, si chiude riportando ogni cosa al posto giusto, pur senza dare una vera spiegazione su come ciò è avvenuto. Sta a noi riflettere, o forse sentire. Ancora adesso, a distanza di giorni, continuo a pormi mille domande…mille cose continuano a sfuggirmi, ma è quasi piacevole vederle fuggire, è come una conferma dell’immaterialità di questa storia e del fatto che il cerchio che include me e il libro non si chiuderà mai, che me lo porterò sempre dentro.
La cultura orientale si respira nelle pagine permeate di un senso di calma ineluttabilità, assorbe e avvolge il lettore in un mondo dove tutto è possibile, nel bene e nel male. Molta importanza viene data agli spostamenti, forse intesi come crescita, e ai luoghi, quali testimoni di esperienze reali e oniriche: la foresta, il ponte, e soprattutto la biblioteca Komura, in cui avviene la formazione di Kafka. Perché questo è, forse soprattutto, un romanzo di formazione, seppur decisamente sui generis.
Notevoli, sebbene più velati che in Norwegian wood, i riferimenti alla competitività e alla spietatezza della società giapponese, soprattutto riguardo alla vita dei giovani. “Tu devi essere il quindicenne più tosto del mondo”, dice a Kafka il suo alter ego, il ragazzo chiamato Corvo.
Anche la cultura dell’autore si respira piacevolmente e arricchisce leggere i dialoghi, profondi e intelligenti, per esempio quelli tra Kafka e Oshima, sulla musica, la diversità, la vita, percepire la totale assenza di giudizio morale. Sono d’accordo con la recensione di velmez per quanto riguarda la scarsa differenza tra i modi di parlare dei vari personaggi. Kafka è decisamente troppo intelligente e parla troppo bene per la sua età, così come Nakata non sembra proprio un analfabeta. Però, leggendo, Kafka ero io, e Nakata pure.
E’ un libro che mette addosso il desiderio di scrivere lasciando libera la mente e la voce dell’inconscio che alberga in ciascuno di noi.
Scritto con uno stile semplice, raffinato, scarno e ricco allo stesso tempo.
L’opera di un genio dotato di lucida follia.
Inquietante, avvolgente, onirico, surreale, vero. Catalizzante. Non credo che lo scorderò facilmente.
 

ayuthaya

Moderator
Membro dello Staff
avviso: blandi spoiler!

Ha ragione Betty: per scrivere un libro del genere bisogna essere un po' folli. Un po' folli oppure... giapponesi!

Secondo romanzo letto di questo scrittore osannato dal pubblico e, da parte mia, “promosso con riserva” in attesa di essere messo nuovamente alla prova. Ho deciso di farlo con questo che, a quanto pare, è il più visionario di tutti i suoi romanzi e non ne sono rimasta delusa, affatto.
È indubbio che, che quando la trama si sviluppa quasi come un “giallo” ed è scritta in modo convincente, oltre che accattivante, non si può che restare con gli occhi incollati alle pagine... Così è stato per me: l'avvicendarsi delle due storie parallele mi stimolava ogni volta ad andare avanti, per riprendere il personaggio momentaneamente messo da parte e scoprire lo sviluppo delle sue vicende...
Man mano che procedevo, poi, sentivo questo romanzo sempre più “giapponese”, e questo nonostante Murakami si premuri, come già avevo notato in Norwegian wood, di creare una commistione molto forte, e molto ben riuscita, fra cultura orientale e occidentale: moltissimi sono i riferimenti a quest'ultima, nella letteratura (persino quella classica), nella musica, nell'arte. É come se lo scrittore fosse riuscito a trovare un punto d'incontro fra la componente “allucinatoria” della letteratura europea – non a caso la scelta di Kafka – e la millenaria tradizione culturale del regno del Sol Levante. Per cui perchè meravigliarsi se Nakata parla coi gatti o con le pietre, se il mondo è popolato di spiriti, se ciò che è fuori non è solo una metafora di ciò che è dentro ma in alcuni casi ne è persino la sua reale rappresentazione?
Oltretutto, da un certo punto in poi, gli spunti che inizialmente sembravano disperdersi in direzione opposte hanno iniziato a convergere, puntando verso temi comuni: il cercare rifugio dal mondo che ci circonda in un altro mondo che in qualche modo è una “sospensione” nel tempo e nello spazio, la relazione fra inconscio e realtà, (ma questa non è nuova... molto prima di Freud c'era Dostoevskij!), la reinterpretazione in chiave moderna di una delle più grandi tragedie dell'antichità, il mito di Edipo, legato sia alla natura dell'uomo sia al concetto di fato, e così via...
Un mix interessante, per certi versi pericoloso, perchè con così elevati predecessori, è difficile restare all'altezza: Murakami ci riesce fino a un certo punto, e qui la sua unica pecca. Non dico che abbia voluto strafare, quello no, ma i punti deboli ci sono: la caratterizzazione poco realistica e leggermente stereotipata di molti personaggi, l'inclusione di tanti, forse troppi spunti di riflessione teorica che sono sì interessanti ma risultano in certi contesti poco credibili, e soprattutto il finale che, con la scusa di non poter/voler spiegare tutto, lascia aperte secondo me troppe possibilità. Già mentre mi avvicinavo alla fine del libro iniziavo a chiedermi se l'epilogo potesse reggere il livello (comunque alto, ricco) della narrazione... è chiaro che non mi aspettavo spiegazioni razionali o definitive alla “Poirot”, però ammetto di essere rimasta un puntino delusa, essendomi aspettata uno sforzo di immaginazione in più.
Resta comunque un gran bel libro, a metà fra il thriller e il fiabesco. Una bella prova per questo scrittore che mi ha convinto a dargli ancora fiducia, in futuro.
 
Ultima modifica:
G

Gabriel

Guest
non ho ancora letto nessuno dei vostri post, perchè ho cominciato il libro venerdì sera. Ho letto un centinaio di pagine, devo ancora capire dove vuole arrivare e se ha qualcosa da dire "di importante".

Per il momento è una lettura di sicuro piacevole ed estremamente scorrevole. Una storia un po' stramba e di quelle che vuoi sapere come vanno a finire.

Scritto molto bene.
 
Alto