Thomas, Angie - The hate U give. Il coraggio della verità

qweedy

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"Starr si muove tra due mondi: abita in un quartiere di colore dove imperversano le gang ma frequenta una scuola prestigiosa, soprattutto per volere della madre, determinata a costruire un futuro migliore per i suoi figli. Vive quasi una doppia vita, a metà tra gli amici di infanzia e i nuovi compagni. Questo fragile equilibrio va in frantumi quando Starr assiste all'uccisione di Khalil, il suo migliore amico, per mano della polizia. Ed era disarmato. Il caso conquista le prime pagine dei giornali. C'è chi pensa che Khalil fosse un poco di buono, perfino uno spacciatore, il membro di una gang, e che, in fin dei conti, se lo sia meritato. Quando appare chiaro che la polizia non ha alcun interesse a chiarire l'episodio, la protesta scende in strada e il quartiere di Starr si trasforma in teatro di guerriglia. C'è una cosa che tutti vogliono sapere: cos'è successo davvero quella notte? Ma l'unica che possa dare una risposta è Starr. Quello che dirà - o non dirà - può distruggere la sua comunità. Può mettere in pericolo la sua vita stessa."

Romanzo d'esordio di Angie Thomas, è un caso editoriale finito in prima pagina sul New York Times, in testa alle classifiche Young Adult del New York Times.
The Hate U Give' pone con forza temi urgenti come i pregiudizi razziali, l'assassinio di neri disarmati da parte della polizia e soprattutto la violenza che genera altra violenza: il titolo del romanzo cita infatti il termine THUG (The Hate you Give Fucks Everyone) coniato dal rapper e attivista Tupac Shakur - artista dell'hip hop, morto nel 1996 a 25 anni per i colpi sparatigli da un'auto in corsa - per dire che l'odio che rovesciamo sui bambini e sui ragazzi tornerà a rivoltarsi contro ognuno di noi.

L'ho iniziato ieri, lo trovo interessantissimo per quanto riguarda l'esperienza di vita della comunità nera contemporanea, sembra di essere lì nel ghetto, ed è anche un inno alla giustizia attraverso la figura femminile di Starr, fortissima e innocente. Razzismo, violenza, famiglia, povertà, differenze sociali: un'immersione nella comunità nera di oggi raccontata con linguaggio scorrevole e attuale.
 

Jessamine

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Quando ero una ragazzetta fresca fresca di patente, sono stata fermata per un banalissimo controllo: da brava stupidina che ero, pur avendo la patente ormai da qualche mese non mi ero mai presa la briga di perdere due minuti del mio tempo per dare un'occhiata ai documenti della macchina di mia madre. Tant'è che, quando i carabinieri mi hanno fermata per quel controllo, non avevo la minima idea di come fosse fatto un libretto di un'auto. Sapevo solo che era ne cassettino a sinistra, perché i miei genitori mi avevano detto che era lì. Bene, dopo aver dato la mia nuovissima e scintillante patente al povero carabiniere, mi sono ritrovata a frugare in quel maledetto cassettino, lanciando sul sedile del passeggero di tutto (riviste, caramelle sciolte da almeno un paio di anni, occhiali da sole, una mascherina monouso per praticare la respirazione artificiale... di tutto davvero), fino a quando ho pescato una busta piena di fogli che riguardavano la macchina, ho iniziato a frugare anche fra quelli, e alla fine, in preda alla disperazione, ho cacciato tutto in mano al carabiniere, dicendo di dare lui un occhio, perché ero certa che il libretto fosse da quelle parti, ma non avevo idea di come fosse fatto. In tutto questo, nonostante mi sentissi una totale cretina e mi vergognassi come una ladra per la figura barbina che stavo facendo, non ho mai avuto paura. Non ho avuto paura, perché sapevo che, a parte una buona dose di immaturità (giuro che ora lo so, com'è fatto il libretto della mia macchina), non avevo fatto nulla di male. E sapevo che, a parte un invito ad essere un po' più presente con la testa, il carabiniere non mi avrebbe fatto nulla.
Ecco, leggendo questo romanzo, non ho potuto fare a meno di ripensare a questo stupido aneddoto, e per la prima volta in sei anni a questa parte mi sono resa conto di quanto io sia privilegiata, e di quante cose io abbia dato per scontato, mentre cacciavo i documenti in mano a quell'uomo.
Perché, fin da quando ero piccola, i miei genitori mi hanno sempre ripetuto che, se mi fosse successo qualcosa, o se mi fossi persa e avessi incontrato un poliziotto, avrei dovuto chiedere aiuto a lui, e sarei stata al sicuro.
Anche Starr, la protagonista di questo romanzo, fin da piccola ha sentito parlare della polizia. Anche suo zio Carlos, lo zio che le ha fatto da padre dai tre agli otto anni, quando il suo vero padre era in carcere per questioni di droga e regolamenti di conti fra membri di gang, è un poliziotto. Eppure, quello che la sua famiglia le ha spiegato di fare davanti ad un poliziotto è un po' diverso: ubbidire sempre, a qualsiasi ordine, tenere la bocca chiusa, non fare mai movimenti bruschi, e tenere sempre, sempre le mani in vista. Questo Starr lo sa, lo ricorda in ogni momento, e lo sanno i suoi fratelli, lo sanno tutti gli abitanti di Garden Heights.
Starr è una ragazzina di sedici anni, e l'inizio del romanzo ci trasporta completamente nel mondo di una sedicenne: una festa, un rapporto complicato con la sorella di suo fratello, il disagio nel non sapere come rapportarsi con alcuni coetanei. Esperienze che, in misura più o meno simile, abbiamo provato tutti.
Mentre Starr torna a casa con il suo amico d'infanzia Khalil, però, qualcosa va come non dovrebbe mai andare: un poliziotto li ferma, intima a Khalil di scendere dall'auto, lo perquisisce tre volte pur non trovando nulla addosso a lui, e gli intima di restare fermo. Khalil però si avvicina alla portiera dell'auto, inizia a chiedere a Starr se vada tutto bene, e il poliziotto gli spara alle spalle. Quattro volte.
Questo romanzo è un pugno nello stomaco: non so quante volte ho dovuto interrompere la lettura per cercare di riprendere fiato. Perché la voce di Starr è così autentica che ascoltarla fa un male cane, e perché entrare così di petto in una vicenda fatta di volti, persone, ricordi e intrecci è innegabilmente un'esperienza molto più totalizzante che leggere una statistica o ascoltare una notizia al telegiornale.
Angie Thomas tratta temi di importanza capitale, e lo fa in maniera egregia: mai una parola fuori posto, ma ogni cosa sembra arrivare esattamente al punto giusto. Razzismo, povertà, mancanza di infrastrutture, la difficoltà di uscire da una situazione di degrado che chiama altro degrado, la violenza, la lotta, la ricerca di una giustizia che tarda sempre ad arrivare... bellissimo.
Non c'è buonismo, “The hate U give” non è una favola di buoni sentimenti, eppure credo che abbia un enorme valore educativo. La Thomas riesce a trattare tematiche estremamente complesse e delicate sottoponendole ad una lente d'ingrandimento in grado di mettere a fuoco esattamente gli ingranaggi che andrebbero messi a fuoco, mostrando tutti i nodi del problema, la complessità dell'insieme, la molteplicità di fattori che entrano in gioco. Si destreggia fra violenza e degrado senza mai scendere in descrizioni troppo esplicite, rendendo così il libro adatto anche a lettori più giovani, ma senza nemmeno chiudere gli occhi, mai.
Credo che il discorso del padre di Starr con il quale l'uomo cerca di far ragionare la ragazza sull'origine della violenza e dell'odio che pervade il loro quartiere sarebbe da incorniciare e distribuire a chiunque: con parole semplicissime, mostra tutta la complessità di una tematica difficilissima.
Ecco, quello che ho adorato di questo romanzo è la semplicità con cui la Thomas riesce a spiegare anche la tematica più complessa, senza mai ridurre nulla ai minimi termini, senza perdere di definizione, ma anzi, dando luce anche ai dettagli più scomodi.
I personaggi sono pieni di luci e ombre, tutti, anche gli esempi più positivi (uno su tutti, il padre di Starr). E il bello è che alla Thomas non importa: le persone sono persone, ed è questo tutto ciò che conta.
C'è così tanta verità nelle parole della Thomas, ed è espressa nei termini migliori che mi vengano in mente, tanto che vorrei davvero che tutti si prendessero la briga di farsi stritolare l'anima da questo romanzo.
Una voce potente, limpida, che non può lasciare indifferenti.
 
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