Parole stonate 4

alessandra

Lunatic Mod
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Buonasera,
volete proporre qui i vostri testi preferiti o comunque quelli che sentite il desiderio di commentare qui?
Prego ... una proposta a ciascuno, poi cantiamo tutti insieme ...
 

Ondine

Logopedista nei sogni
Ivan Graziani - Firenze (canzone triste)

Firenze lo sai
non è servita a cambiarla
la cosa che ha amato di più
è stata l’aria
lei ha disegnato
ha riempito cartelle di sogni
ma gli occhi di marmo
del Colosso Toscano
guardano troppo lontano.
Caro il mio Barbarossa
studente in filosofia
con il tuo italiano insicuro
certe cose le sapevi dire
oh lo so, lo so, lo so, lo so bene
lo so, una donna da amare in due
in comune fra te e me
ma di tempo ce n’è in questa città
fottuti di malinconia e di lei.
Per questo canto una canzone triste
triste, triste, triste come me
e non c’è più nessuno
che mi parli ancora un po’ di lei
ancora un po’ di lei
e non c’è più nessuno
che mi parli ancora un po’ di lei
ancora un po’ di lei.
Ricordo i suoi occhi
strano tipo di donna che era
quando gettò i suoi disegni
con rabbia giù da Ponte Vecchio
– io sono nata da una conchiglia – diceva
– la mia casa è il mare
e con un fiume, no
non la posso cambiare -.
Caro il mio Barbarossa
compagno di un’avventura
certo che se lei se n’è andata
no, non è colpa mia
oh lo so, lo so, lo so
la tua vita non cambierà
ritornerai in Irlanda
con la tua laurea in filosofia
ma io che farò in questa città?
Fottuto di malinconia e di lei.
Per questo canto una canzone triste
triste, triste, triste come me
e non c’è più nessuno
che mi parli ancora un po’ di lei
ancora un po’ di lei
e non c’è più nessuno
che mi parli ancora un po’ di lei
ancora un po’ di lei….
 
Ultima modifica di un moderatore:

alessandra

Lunatic Mod
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La luce dell'est - Lucio Battisti

La nebbia che respiro ormai
si dirada perché davanti a me
un sole quasi bianco sale ad est
La luce si diffonde ed io
questo odore di funghi faccio mio
seguendo il mio ricordo verso est
Piccoli stivali e sopra lei
una corsa in mezzo al fango e ancora lei
poi le sue labbra rosa e infine noi
Scusa se non parlo ancora slavo
mentre lei che non capiva disse bravo
e rotolammo fra sospiri e "da"
Poi seduti accanto in un'osteria
bevendo un brodo caldo che follia
io la sentivo ancora profondamente mia
Ma un ramo calpestato ed ecco che
ritorno col pensiero.
E ascolto te
il passo tuo
il tuo respiro dietro me
A te che sei il mio presente
a te la mia mente
e come uccelli leggeri
fuggon tutti i miei pensieri
per lasciar solo posto al tuo viso
che come un sole rosso acceso
arde per me.
Le foglie ancor bagnate
lascian fredda la mia mano e più in là
un canto di fagiano sale ad est
qualcuno grida il nome mio
smarrirmi in questo bosco volli io
per leggere in silenzio un libro scritto ad est
Le mani rosse un poco ruvide
la mia bocca nell'abbraccio cercano
il seno bianco e morbido tra noi
Dimmi perché ridi amore mio
proprio così buffo sono io
la sua risposta dolce non seppi mai!
L'auto che partiva e dietro lei
ferma sulla strada lontano ormai
lei che rincorreva inutilmente noi
Un colpo di fucile ed ecco che
ritorno col pensiero
e ascolto te
il passo tuo
il tuo respiro dietro me
A te che sei il mio presente
a te la mia mente
e come uccelli leggeri
fuggon tutti i miei pensieri
per lasciar solo posto al tuo viso
che come un sole rosso acceso
arde per me
 

SALLY

New member
La stazione di Zima- Roberto Vecchioni



La Stazione Di Zima

C'è un solo vaso di gerani
dove si ferma il treno,
e un unico lampione
che si spegne se lo guardi,
e il più delle volte

non c'è ad aspettarti nessuno,
perché è sempre troppo presto
o troppo tardi.
-Non scendere- mi dici,-
continua con me questo viaggio!-
e così sono lieto di apprendere
che hai fatto il cielo
e milioni di stelle inutili
come un messaggio,
per dimostrarmi che esisti,
che ci sei davvero:
ma vedi, il problema non è
che tu sia o non ci sia:
il problema è la mia vita
quando non sarà più la mia,
confusa in un abbraccio
senza fine,
persa nella luce tua
sublime,
per ringraziarti
non so di cosa e perché

Lasciami
questo sogno disperato
di esser uomo,
lasciami
quest'orgoglio smisurato
di esser solo un uomo:
perdonami, Signore,
ma io scendo qua,
alla stazione di Zima.

Alla stazione di Zima
qualche volta c'è il sole:
e allora usciamo tutti a guardarlo,
e a tutti viene in mente
che cantiamo la stessa canzone
con altre parole,
e che ci facciamo male
perché non ci capiamo niente.

E il tempo non s'innamora
due volte
di uno stesso uomo;
abbiamo la consistenza lieve
delle foglie:
ma ci teniamo la notte, per mano,
stretti fino all'abbandono,
per non morire da soli
quando il vento ci coglie:
perché vedi, l'importante non è
che tu ci sia o non ci sia:
l'importante è la mia vita
finché sarà la mia:
con te, Signore
è tutto così grande,
così spaventosamente grande,
che non è mio, non fa per me

Guardami,
io so amare soltanto
come un uomo:
guardami,
a malapena ti sento,
e tu sai dove sono...
ti aspetto qui, Signore,
quando ti va, alla stazione di Zima.
 

Minerva6

Monkey *MOD*
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Il testamento di Tito di De André

Non avrai altro Dio, all'infuori di me,

spesso mi ha fatto pensare:

genti diverse, venute dall'est

dicevan che in fondo era uguale.

Credevano a un altro diverso da te,

e non mi hanno fatto del male.

Credevano a un altro diverso da te

e non mi hanno fatto del male.

Non nominare il nome di Dio,

non nominarlo invano.

Con un coltello piantato nel fianco

gridai la mia pena e il suo nome:

ma forse era stanco, forse troppo occupato

e non ascoltò il mio dolore.

Ma forse era stanco, forse troppo lontano

davvero, lo nominai invano.

Onora il padre. Onora la madre

e onora anche il loro bastone,

bacia la mano che ruppe il tuo naso

perché le chiedevi un boccone:

quando a mio padre si fermò il cuore

non ho provato dolore.

Quando a mio padre si fermò il cuore

non ho provato dolore.

Ricorda di santificare le feste.

Facile per noi ladroni

entrare nei templi che rigurgitan salmi

di schiavi e dei loro padroni

senza finire legati agli altari

sgozzati come animali.

Senza finire legati agli altari

sgozzati come animali.

Il quinto dice "non devi rubare"

e forse io l'ho rispettato

vuotando in silenzio, le tasche già gonfie

di quelli che avevan rubato.

Ma io, senza legge, rubai in nome mio,

quegli altri, nel nome di Dio.

Ma io, senza legge, rubai in nome mio,

quegli altri, nel nome di Dio.

Non commettere atti che non siano puri

cioè non disperdere il seme.

Feconda una donna ogni volta che l'ami, così sarai uomo di fede:

poi la voglia svanisce ed il figlio rimane

e tanti ne uccide la fame.

Io, forse, ho confuso il piacere e l'amore,

ma non ho creato dolore.

Il settimo dice "non ammazzare"

se del cielo vuoi essere degno.

guardatela oggi, questa legge di Dio,

tre volte inchiodata nel legno.

guardate la fine di quel nazareno,

e un ladro non muore di meno.

Guardate la fine di quel nazareno,

e un ladro non muore di meno.

Non dire falsa testimonianza

e aiutali a uccidere un uomo.

Lo sanno a memoria il diritto divino

e scordano sempre il perdono.

Ho spergiurato su Dio e sul mio onore

e no, non ne provo dolore.

Ho spergiurato su Dio e sul mio onore

e no, non ne provo dolore.

Non desiderare la roba degli altri,

non desiderarne la sposa.

Ditelo a quelli, chiedetelo ai pochi

che hanno una donna e qualcosa:

nei letti degli altri, già caldi d'amore

non ho provato dolore.

L'invidia di ieri non è già finita:

stasera vi invidio la vita.

Ma adesso che viene la sera ed il buio

mi toglie il dolore dagli occhi

e scivola il sole al di là delle dune

a violentare altre notti:

io nel vedere quest'uomo che muore,

madre, io provo dolore.

Nella pietà che non cede al rancore,

madre, ho imparato l'amore.
 

alessandra

Lunatic Mod
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Firenze (canzone triste) - Ivan Graziani

Iniziamo a commentare le proposte?


Firenze lo sai
non è servita a cambiarla
la cosa che ha amato di più
è stata l’aria
lei ha disegnato
ha riempito cartelle di sogni
ma gli occhi di marmo
del Colosso Toscano
guardano troppo lontano.
Caro il mio Barbarossa
studente in filosofia
con il tuo italiano insicuro
certe cose le sapevi dire
oh lo so, lo so, lo so, lo so bene
lo so, una donna da amare in due
in comune fra te e me
ma di tempo ce n’è in questa città
fottuti di malinconia e di lei.
Per questo canto una canzone triste
triste, triste, triste come me
e non c’è più nessuno
che mi parli ancora un po’ di lei
ancora un po’ di lei
e non c’è più nessuno
che mi parli ancora un po’ di lei
ancora un po’ di lei.
Ricordo i suoi occhi
strano tipo di donna che era
quando gettò i suoi disegni
con rabbia giù da Ponte Vecchio
– io sono nata da una conchiglia – diceva
– la mia casa è il mare
e con un fiume, no
non la posso cambiare -.
Caro il mio Barbarossa
compagno di un’avventura
certo che se lei se n’è andata
no, non è colpa mia
oh lo so, lo so, lo so
la tua vita non cambierà
ritornerai in Irlanda
con la tua laurea in filosofia
ma io che farò in questa città?
Fottuto di malinconia e di lei.
Per questo canto una canzone triste
triste, triste, triste come me
e non c’è più nessuno
che mi parli ancora un po’ di lei
ancora un po’ di lei
e non c’è più nessuno
che mi parli ancora un po’ di lei
ancora un po’ di lei….
 

SALLY

New member
Una struggente nostalgia affiora dalla canzone di Ivan Graziani, nostalgia dei tempi universitari e della ragazza che frequentavano i due amici, lei probabilmente un'artista a cui anche Firenze stava stretta, l'Arno è pur sempre un fiume e lei voleva il mare...anche "Barbarossa", soprannome dell'irlandese, se n'è andato alla fine degli studi e il protagonista è rimasto solo, con chi condividere i pensieri di ieri se chi li può capire non c'è più?
 

Ondine

Logopedista nei sogni
Questa è una canzone per me bellissima, racconta una storia a cui fa da sfondo una città a cui sono legata in quanto è la città dove i miei mi portavano da piccolina a fare i primi controlli medici, ho delle foto di Firenze legate a quel periodo a cui sono molto affezionata, tra cui una foto in cui sono sommersa dai piccioni, mi ha fatto anche un ritratto un artista di strada.
Firenze mi sembra delicata come un cristallo, ha un'atmosfera che mi trasmette malinconia pensando ad un passato che risuona tuttora in modo discreto ma vivo, che risuona in punta di piedi, senza disturbare, mi piace questo senso di riservatezza che mi trasmette questa silenziosa città, che accompagna le vicende di questi tre studenti descritti nel testo, mi piacciono i termini usati dal cantautore che parla di un sentimento profondo ma allo stesso tempo non lo descrive tantissimo, come a volerlo tenere nascosto agli altri, riservato proprio come l'aria fiorentina.
 

alessandra

Lunatic Mod
Membro dello Staff
Anch'io sono particolarmente legata a questa canzone ma è un legame recente, l'ho riscoperta dopo una gita a Firenze circa un anno e mezzo fa e da allora sono andata a cercare tutte le canzoni di Ivan Graziani, alcune non le conoscevo proprio e le trovo molto belle e interessanti, perché i suoi testi raccontano storie ben definite.
Questa però per me rimane la n. 1; tra l'altro, casualmente, l'ho sentita stamattina dall'estetista, la quale ha commentato la sua (della canzone, non dell'estetista) età avanzata, quasi scusandosi per la stazione radio in cui era incappata per caso, invece io ero felice :mrgreen:
A suo tempo non mi ero soffermata bene sul testo, oggi invece trovo quasi reali questi tre studenti fuori sede, mi sembra di conoscerli e di vederli passeggiare sul Ponte Vecchio, lei con gli occhi spiritati che butta nel fiume i disegni perché la culla dell'arte non li ha apprezzati, ma in particolare mi colpisce il sentimento benevolo del protagonista (o del cantante) nei confronti del "caro" Barbarossa, nonostante abbiano condiviso con dolore la stessa donna. E poi mi piace l'ironia e l'autoironia, quando dice all'amico "ritornerai in Irlanda con la tua laurea in filosofia ... e io che farò in questa città?" Solo a lui non è rimasto niente, né la sua amata né la laurea, mancata forse perché troppo coinvolto in altre cose, ma in fondo non sembra disperato bensì tristemente rassegnato, sembra quasi una reazione tipicamente toscana. Bella storia, bellissima canzone.
 

alessandra

Lunatic Mod
Membro dello Staff
Prossimo testo "La luce dell'est" di Battisti

La nebbia che respiro ormai
si dirada perché davanti a me
un sole quasi bianco sale ad est
La luce si diffonde ed io
questo odore di funghi faccio mio
seguendo il mio ricordo verso est
Piccoli stivali e sopra lei
una corsa in mezzo al fango e ancora lei
poi le sue labbra rosa e infine noi
Scusa se non parlo ancora slavo
mentre lei che non capiva disse bravo
e rotolammo fra sospiri e "da"
Poi seduti accanto in un'osteria
bevendo un brodo caldo che follia
io la sentivo ancora profondamente mia
Ma un ramo calpestato ed ecco che
ritorno col pensiero.
E ascolto te
il passo tuo
il tuo respiro dietro me
A te che sei il mio presente
a te la mia mente
e come uccelli leggeri
fuggon tutti i miei pensieri
per lasciar solo posto al tuo viso
che come un sole rosso acceso
arde per me.
Le foglie ancor bagnate
lascian fredda la mia mano e più in là
un canto di fagiano sale ad est
qualcuno grida il nome mio
smarrirmi in questo bosco volli io
per leggere in silenzio un libro scritto ad est
Le mani rosse un poco ruvide
la mia bocca nell'abbraccio cercano
il seno bianco e morbido tra noi
Dimmi perché ridi amore mio
proprio così buffo sono io
la sua risposta dolce non seppi mai!
L'auto che partiva e dietro lei
ferma sulla strada lontano ormai
lei che rincorreva inutilmente noi
Un colpo di fucile ed ecco che
ritorno col pensiero
e ascolto te
il passo tuo
il tuo respiro dietro me
A te che sei il mio presente
a te la mia mente
e come uccelli leggeri
fuggon tutti i miei pensieri
per lasciar solo posto al tuo viso
che come un sole rosso acceso
arde per me
 

Ondine

Logopedista nei sogni
Che bello questo testo, non lo conoscevo.
Ammetto di essere andata a leggerne il significato, ero troppo curiosa.
Il ragazzo ricorda una breve vacanza fatta in un paese dell'est dove ha conosciuto una ragazza a cui continua a pensare, ma, passeggiando nei boschi, quindi una volta tornato a casa, un rumore improvviso lo riporta alla realtà, alla ragazza che è adesso al suo fianco, al suo presente.
Il passato è passato, punto.
Bellissime le similitudini tra i due soli, quello tiepido dell'est e quello rosso fuoco dei boschi, con le due ragazze.
 

SALLY

New member
Questa canzone mi riporta indietrissimo di anni e anni, bellissima...un quadro, se si chiudono gli occhi si vede la scena....i due che passeggiano nel bosco e lui con la mente via, si vedono i ricordi, si vede lui che si riscuote, pochi come Battisti e Mogol....
 
Ultima modifica:

alessandra

Lunatic Mod
Membro dello Staff
Ho proposto questo testo perché l'ho capito solo dopo averlo ascoltato mille volte, dopo di che non sono più riuscita a separarmene mentalmente :mrgreen:
Le canzoni di Battisti parlano spesso di amori "multipli" e di indecisione, qui alla fine sembra avere le idee chiare.
Bellissimo, armonioso e denso, a parte quel colpo di fucile che non mi piace proprio.
 

SALLY

New member
Ho proposto questo testo perché l'ho capito solo dopo averlo ascoltato mille volte, dopo di che non sono più riuscita a separarmene mentalmente :mrgreen:
Le canzoni di Battisti parlano spesso di amori "multipli" e di indecisione, qui alla fine sembra avere le idee chiare.
Bellissimo, armonioso e denso, a parte quel colpo di fucile che non mi piace proprio.

Like Ale!!!!
 

alessandra

Lunatic Mod
Membro dello Staff
Prossimo testo, di Roberto Vecchioni ... io non lo conosco, lo leggerò con calma :)

La Stazione Di Zima

C'è un solo vaso di gerani
dove si ferma il treno,
e un unico lampione
che si spegne se lo guardi,
e il più delle volte

non c'è ad aspettarti nessuno,
perché è sempre troppo presto
o troppo tardi.
-Non scendere- mi dici,-
continua con me questo viaggio!-
e così sono lieto di apprendere
che hai fatto il cielo
e milioni di stelle inutili
come un messaggio,
per dimostrarmi che esisti,
che ci sei davvero:
ma vedi, il problema non è
che tu sia o non ci sia:
il problema è la mia vita
quando non sarà più la mia,
confusa in un abbraccio
senza fine,
persa nella luce tua
sublime,
per ringraziarti
non so di cosa e perché

Lasciami
questo sogno disperato
di esser uomo,
lasciami
quest'orgoglio smisurato
di esser solo un uomo:
perdonami, Signore,
ma io scendo qua,
alla stazione di Zima.

Alla stazione di Zima
qualche volta c'è il sole:
e allora usciamo tutti a guardarlo,
e a tutti viene in mente
che cantiamo la stessa canzone
con altre parole,
e che ci facciamo male
perché non ci capiamo niente.

E il tempo non s'innamora
due volte
di uno stesso uomo;
abbiamo la consistenza lieve
delle foglie:
ma ci teniamo la notte, per mano,
stretti fino all'abbandono,
per non morire da soli
quando il vento ci coglie:
perché vedi, l'importante non è
che tu ci sia o non ci sia:
l'importante è la mia vita
finché sarà la mia:
con te, Signore
è tutto così grande,
così spaventosamente grande,
che non è mio, non fa per me

Guardami,
io so amare soltanto
come un uomo:
guardami,
a malapena ti sento,
e tu sai dove sono...
ti aspetto qui, Signore,
quando ti va, alla stazione di Zima.
 

SALLY

New member
Un'altra canzone che tocca le mie corde...qui Vecchioni canta un uomo, uomo che si affranca da qualsiasi essere superiore, non è un ateo che parla...ma che ci sia o non ci sia, dice, lui si prende il libero arbitrio di vivere come vuole, da uomo, con le sue sconfitte e le sue vittorie, e conscio della finitezza della vita...la consistenza delle foglie....aspetterà che sia lui a manifestarsi, se vuole, perchè la vita è un regalo che non ci faranno due volte.
 

Ondine

Logopedista nei sogni
In un'intervista Vecchioni descrive così questo testo: "un viaggio immaginario e immaginato verso l’angolo più sperduto del mondo, che però è il punto d’arrivo di un uomo. Sul treno che porta a Zima c’è Dio e, fra loro, unici viaggiatori, inizia un dialogo, direi quasi un braccio di ferro verbale: Dio propone all’uomo di seguirlo nella bellezza e nella dolcezza del Paradiso, ma l’uomo vuole scendere ugualmente alla stazione – brutta, isolata, finale – tenendosi orgogliosamente stretto alla vita, ai suoi problemi, a tutte le sfumature dei colori che l’esistenza terrena propone, e anche nella sfumatura più oscura del dolore l’uomo può trovare una luce e quella luce non la vuole spegnere mai. Il loro confronto non è la sintesi di un distacco o di un pensare ateo. Per nulla: il dialogo tra l’uomo e Dio sul treno che porta a Zima è la celebrazione stessa dell’esistenza e della sua straordinaria grandezza e bellezza."
Lui parla da credente, e lo invidio perché da credente ha trovato una spiegazione al dolore e lo sublima.
Io invece ancora non la trovo e ne farei volentieri a meno (parlo di dolore intenso).
 

SALLY

New member
In un'intervista Vecchioni descrive così questo testo: "un viaggio immaginario e immaginato verso l’angolo più sperduto del mondo, che però è il punto d’arrivo di un uomo. Sul treno che porta a Zima c’è Dio e, fra loro, unici viaggiatori, inizia un dialogo, direi quasi un braccio di ferro verbale: Dio propone all’uomo di seguirlo nella bellezza e nella dolcezza del Paradiso, ma l’uomo vuole scendere ugualmente alla stazione – brutta, isolata, finale – tenendosi orgogliosamente stretto alla vita, ai suoi problemi, a tutte le sfumature dei colori che l’esistenza terrena propone, e anche nella sfumatura più oscura del dolore l’uomo può trovare una luce e quella luce non la vuole spegnere mai. Il loro confronto non è la sintesi di un distacco o di un pensare ateo. Per nulla: il dialogo tra l’uomo e Dio sul treno che porta a Zima è la celebrazione stessa dell’esistenza e della sua straordinaria grandezza e bellezza."
Lui parla da credente, e lo invidio perché da credente ha trovato una spiegazione al dolore e lo sublima.
Io invece ancora non la trovo e ne farei volentieri a meno (parlo di dolore intenso).

Thanks Ondine...quando tornerà questa veloce funzione?!?!:boh:
 
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