E' l'ultimo romanzo di questa scrittrice sarda, edito nell'anno corrente 2017.
Ciascuno di noi ha la sua terra promessa, anzi, le sue terre promesse, perché non c’è momento della nostra vita che non guardi a quel vago avvenir che in mente avevi, come dice il poeta tutelare di questo romanzo. Ma vale la pena di continuare a cercarle? Questa è la domanda che Milena Agus si pone, inseguendo le terre promesse di tre generazioni di una famiglia sarda, dalla madre che sogna il matrimonio della figlia con un ricco possidente, alla figlia che sogna di essere amata da un uomo sfuggente, al nipote che si trasferisce in America, già terra promessa dell’Italia povera, inseguendo la musica. Tutti procedono da una terra promessa all’altra, illusi e delusi, finché, un giorno, potrebbero forse decidere di fermarsi e concludere lí quel viaggio sfinente (da Ibs) .
Me ne manca ancora qualcuno, ma finora ho apprezzato tutti i suoi romanzi letti e l'esperienza positiva si è ripetuta anche questa volta. Ho provato profondo coinvolgimento e gli eventi narrati sono stati interessanti.
La storia si svolge nel dopoguerra, è appassionante, tutti i suoi personaggi poi lasciano il segno, a me in particolare sono piaciuti Marianna, l'amica cinica della protagonista Felicita (la feliciotta positiva, come la chiama simpaticamente un uomo nel libro) e lo zio Felice, anche se ha avuto un ruolo troppo breve.
Forse a tratti potrebbe anche dare un'impressione di dejà-lu, ma lo è solo all'apparenza, perché poi il messaggio di fondo è sempre valido e piacevole da ritrovare.
Il finale è semiaperto, solo per Marianna mi sarei aspettata qualcosa di diverso, più consono alla sua personalità che nei film preferisce i finali non lieti, come succede anche a me da qualche tempo (pure nei libri). Ma va bene così.
Leopardi è anche il mio poeta italiano preferito :ad:.
cit. di Marianna, l'amica cinica della protagonista: che l'umanità sprofondi, che ci sia la desertificazione totale, che si sciolgano i ghiacci dei poli e un altro diluvio universale ci sommerga tutti.
A volte lo penso anche io aura:, ma poi me ne pento perché di fondo il mio animo è buono e non riuscirei a desiderare cose negative senza sentirmi in colpa :wink:.
Nel libro si parla anche di Montale e della sua divina Indifferenza, in cui Marianna, la professoressa, crede (devo documentarmi, non la conosco, purtroppo al Liceo non siamo arrivati a studiarlo). Invece non tollera Manzoni e la sua divina Provvidenza (manco io).
Ciascuno di noi ha la sua terra promessa, anzi, le sue terre promesse, perché non c’è momento della nostra vita che non guardi a quel vago avvenir che in mente avevi, come dice il poeta tutelare di questo romanzo. Ma vale la pena di continuare a cercarle? Questa è la domanda che Milena Agus si pone, inseguendo le terre promesse di tre generazioni di una famiglia sarda, dalla madre che sogna il matrimonio della figlia con un ricco possidente, alla figlia che sogna di essere amata da un uomo sfuggente, al nipote che si trasferisce in America, già terra promessa dell’Italia povera, inseguendo la musica. Tutti procedono da una terra promessa all’altra, illusi e delusi, finché, un giorno, potrebbero forse decidere di fermarsi e concludere lí quel viaggio sfinente (da Ibs) .
Me ne manca ancora qualcuno, ma finora ho apprezzato tutti i suoi romanzi letti e l'esperienza positiva si è ripetuta anche questa volta. Ho provato profondo coinvolgimento e gli eventi narrati sono stati interessanti.
La storia si svolge nel dopoguerra, è appassionante, tutti i suoi personaggi poi lasciano il segno, a me in particolare sono piaciuti Marianna, l'amica cinica della protagonista Felicita (la feliciotta positiva, come la chiama simpaticamente un uomo nel libro) e lo zio Felice, anche se ha avuto un ruolo troppo breve.
Forse a tratti potrebbe anche dare un'impressione di dejà-lu, ma lo è solo all'apparenza, perché poi il messaggio di fondo è sempre valido e piacevole da ritrovare.
Il finale è semiaperto, solo per Marianna mi sarei aspettata qualcosa di diverso, più consono alla sua personalità che nei film preferisce i finali non lieti, come succede anche a me da qualche tempo (pure nei libri). Ma va bene così.
Leopardi è anche il mio poeta italiano preferito :ad:.
cit. di Marianna, l'amica cinica della protagonista: che l'umanità sprofondi, che ci sia la desertificazione totale, che si sciolgano i ghiacci dei poli e un altro diluvio universale ci sommerga tutti.
A volte lo penso anche io aura:, ma poi me ne pento perché di fondo il mio animo è buono e non riuscirei a desiderare cose negative senza sentirmi in colpa :wink:.
Nel libro si parla anche di Montale e della sua divina Indifferenza, in cui Marianna, la professoressa, crede (devo documentarmi, non la conosco, purtroppo al Liceo non siamo arrivati a studiarlo). Invece non tollera Manzoni e la sua divina Provvidenza (manco io).